La manovra arriva al primo semaforo verde in Senato tra giravolte dell’ultima ora e provvedimenti riscritti a tempo di record. Cosa c’è di davvero nuovo in tema di tasse e pensioni, e quali norme sono state stralciate nel passaggio finale? Un puzzle politico, tra accuse di austerità, stanziamenti record, e l’ennesima fiducia al maxiemendamento.
Taglio Irpef e pace fiscale: il grosso della manovra
Il cuore della manovra è rappresentato dalla riduzione della seconda aliquota Irpef: dal 35% al 33% per i redditi fino a 50 mila euro. Una misura “regina” – la definiscono così in Parlamento – destinata a sollevare soprattutto i lavoratori dipendenti e quelle famiglie con figli a carico che, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, “hanno avuto la maggiore attenzione giustamente da questo governo e che infatti hanno recuperato puntualmente quello che si chiama fiscal drag”. Eppure, i tecnici dell’Ufficio parlamentare di bilancio rilevano che il drenaggio, per chi guadagna tra 32 e 45mila euro, “è stato recuperato solo parzialmente”.
Parte anche una nuova stagione di pace fiscale: con la cosiddetta rottamazione quinques si potranno saldare le cartelle non pagate dal 2000 al 2023 in 54 rate bimestrali su 9 anni, con il tasso d’interesse sulle rate limato dal 4% al 3%. Un occhio di riguardo anche per le imprese: proroghe e crediti d’imposta per chi investe in beni strumentali, materiali e immateriali, entro la logica di “Transizione 4.0 o 5.0”.
Pensioni: tra prudenza e riforme a metà
Il capitolo previdenza è un banco di prova e insieme un terreno scivoloso. Giorgetti si difende: “La riforma della previdenza complementare che coraggiosamente abbiamo affrontato è un tema ineludibile ed un passaggio che resterà nella storia”. La manovra spinge verso il cosiddetto secondo pilastro, con la possibilità di trasferire il proprio piano previdenziale, inclusi i contributi datoriali, verso forme non contrattuali. Secondo critici come la senatrice Pd Guerra, è “un bel regalo a banche e assicurazioni”. Ma il ministro ribatte: “Senza il secondo pilastro le pensioni del lontano futuro non saranno in grado di garantire pensioni dignitose. È una scelta che nel lungo termine farà un gran bene soprattutto ai giovani e questa la rivendico”.
Cambia il quadro dei prepensionamenti: aumentano i tagli all’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci. Quanto ai neoassunti privati, dal luglio 2026 scatta un’adesione automatica alla previdenza complementare, con possibilità di rinuncia entro 60 giorni. Tra le altre novità: dal 2028 la ritenuta d’acconto per le imprese scatta con aliquota dello 0,5%, salendo all’1% dal 2029. E dal prossimo gennaio anche le aziende con 50 dipendenti dovranno versare alla previdenza Inps il Tfr, soglia che si abbasserà a 40 dipendenti dal 2032.
Stretta sulle banche, nuove imposte e “tassa sui pacchi”
Nel pacchetto fiscale, il contributo di banche e assicurazioni sale oltre quota 12 miliardi: percentuali di deducibilità delle perdite più restrittive, aliquota Irap aumentata per alcune categorie, acconti e nuove procedure per le assicurazioni. Da gennaio, sulla Rc auto per i rischi di infortunio al conducente e assistenza stradale, l’aliquota salirà al 12,5%.
Non manca la “tassa sui pacchi postali”: due euro in più per ogni spedizione extra UE sotto i 150 euro, una misura pensata – dice Giorgetti – per “contrastare la concorrenza sleale di alcuni paesi asiatici”, che rischia di “distruggere la rete del commercio fatto da persone, uomini e donne”. Misura criticata in Aula dal senatore M5s Marton come “una baggianata”, sentimento che il ministro respinge con fermezza: “Ho visto un cambiamento rivoluzionario, finalmente ci si è accorti che serviva una risposta”.
Le misure saltate: porte girevoli, lavoratori sottopagati e magistrati
Ma all’ultimo istante, cinque misure sono state eliminate su consiglio della commissione Bilancio, a rischio di equilibrio costituzionale e senza un sufficiente dibattito parlamentarre. Prima fra tutte, la norma che avrebbe “salvato i datori di lavoro dall’obbligo di versare al lavoratore sottopagato gli arretrati nel caso un giudice stabilisse che la paga era in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione”. Una proposta vissuta come “modifica con effetti diretti sul contenzioso”, già avanzata senza esito la scorsa estate e riemersa nel maxi-emendamento.
Cancellata anche la modifica sulle cosiddette “porte girevoli” nella Pubblica amministrazione che avrebbe drasticamente accorciato il periodo di “raffreddamento” per passare dal pubblico al privato, con il rischio di conflitti d’interessi. Infine, è saltata la riduzione da dieci a quattro anni di anzianità minima per il collocamento fuori ruolo dei magistrati, così come la revisione della disciplina del personale della Covip, l’autorità che vigila sui fondi pensione.
Sanità, Rai, oro e prospettive: dettagli e nuove frontiere
Giorgetti tiene a sottolineare “uno stanziamento, un aumento di risorse di 6 miliardi mai visto nei tempi recenti” sulla Sanità: “Abbiamo cominciato a farci carico anche di costi che esattamente propriamente nostri non sono”, precisa. Fra le pieghe della manovra si trovano 10 milioni di tagli alla Rai, la riduzione di 300 milioni del Fondo di coesione Ue nel 2026 e la curiosa novità sull’oro: “L’oro è chiaramente del popolo italiano”, afferma il ministro accogliendo l’emendamento che attribuisce la proprietà delle riserve auree di Bankitalia agli italiani.
Sullo sfondo, rimane intatta la logica del “monocameralismo di fatto”: la legge di Bilancio viene discussa in un solo ramo, mentre l’altro si limita all’approvazione definitiva “a scatola chiusa”. Per Giorgetti, il sistema “interroga su come le democrazie dovrebbero aggiornarsi per mantenere le prerogative per cui sono nate”.
Conclusione: prudenza o austerità?
La linea del governo resta quella della “prudenza”, bollata come austerità dalle opposizioni. “Con il livello del debito pubblico del Paese e tassi così alti, non ci sono alternative: “del risparmio che noi abbiamo ottenuto…ne beneficeranno i governi a venire, spero non i vostri“, rimarca Giorgetti. Ma resta da capire, come era facile immaginare, se la manovra riuscirà davvero a coniugare “rigore, credibilità e futuro” con esigenze urgentissime di crescita e giustizia sociale. I giochi, nel frattempo, sono già ripartiti: la prossima legge di bilancio è già in cantiere.
