Home Economy Mes, Misiani (Pd) contro Meloni: “Ha detto una serie di menzogne”

Mes, Misiani (Pd) contro Meloni: “Ha detto una serie di menzogne”

Mes, Misiani (Pd) contro Meloni: "Ha detto una serie di menzogne"

Perché leggere questo articolo? Per Antonio Misiani, senatore del Pd, la ratifica del Mes sarà un crocevia per Meloni. E a detta dell’ex viceministro la premier ha detto menzogne sulla riforma.

Antonio Misiani, senatore del Partito Democratico di cui è responsabile nazionale per l’Economia e già viceministro proprio al Ministero dell’Economia e delle Finanze ai tempi del governo Conte II, boccia la linea di Giorgia Meloni sulla riforma del Mes. Il politico dem, parlando con True-News, ribadisce la posizione del Nazareno nei confronti della riforma del Fondo salva-Stati. Sulla cui ratifica, nella giornata di ieri, la maggioranza ha chiesto un nuovo rinvio in Commissione Bilancio alla Camera.

Misiani: “Pd favorevole alla ratifica”

Misiani non fa sconti a Meloni e ai suoi. “La posizione del Partito Democratico”, ribadisce, “è e resta convintamente favorevole alla ratifica della riforma del Mes” sottoscritta dal governo in cui il suo partito era partner del Movimento Cinque Stelle. E nel quale il titolare del Mef era l’attuale sindaco di Roma, il dem Roberto Gualtieri.

Per il senatore del Pd “il presidente del Consiglio ha detto una serie di menzogne nella sua recente comunicazione alle Camere. Menzogne che si sono trasformate in un autogol clamoroso“, aggiunge. Per Meloni, secondo Misiani, “ora non sa come uscire dal problema che ha creato perché aprire alla ratifica del Mes significherebbe dover dire la verità e negare anni di propaganda da parte della destra italiana che nel dibattito parlamentare hanno recentemente raggiunto l’apice”. Meloni, lo ricordiamo, ha accusato Giuseppe Conte di aver firmato la riforma senza aver il potere per farlo da premier già dimissionario, presentando pubblicamente il fax inviato alla Commissione Europea durante il dibattito alla Camera.

Il “fax-gate”

L’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha di recente respinto la lettura da parte di Meloni, sottolineando che il trattato per la riforma del Mes fu firmato da un governo nel pieno della sua potestà. Misiani conferma la lettura dell’ex leader pentastellato sulle dichiarazioni di Meloni: “basta la data sul fax a smentirla: la firma sulla riforma del Mes fu approvata dal Parlamento il 9 dicembre 2020 e apposta il 20 gennaio 2021”, fa notare. Aggiungendo: “Il governo Conte II è caduto il 26 gennaio 2021, dunque all’epoca della firma era nel pieno dei suoi poteri”.

Nel dibattito pubblico, mentre Conte invoca il giurì d’onore contro Meloni e l’avvicinamento delle elezioni europee fa scaldare il dibattito sui rapporti tra Roma e Bruxelles, l’Italia ha un altro grande dossier aperto. Ovvero la riforma del Patto di Stabilità. Si è, nei giornali, parlato molto nelle scorse settimane dell’eventualità che Meloni stia tirando lunga la palla sul Mes per avere un potere contrattuale maggiore e una pedina di scambio da giocare nei rapporti con la Commissione e i falchi, come la Germania, per trattare un Patto di Stabilità con maggiore flessibilità.

Misiani: “Mes e Patto di Stabilità, questioni indipendenti”

Misiani non crede in questa lettura: “Sbaglia”, nota l’ex viceministro, “chi ritiene che tirare lunga la questione Mes sia un’arma negoziale per rafforzare le richieste di Meloni e favorire il negoziato italiano sul Patto di Stabilità”. Nel merito, sottolinea Misiani “le due questioni sono indipendenti l’una dall’altra. La realtà è che la ratifica della riforma del Mes è stata approvata da 26 Paesi su 27 dell’Unione Europea e tutti aspettano solo l’Italia”.
A firmare e ad aver ratificato la riforma sono anche gli alleati dell’Italia nella battaglia per maggiore flessibilità di bilancio: dalla Francia alla Grecia, passando per la Spagna e il Portogallo. Secondo Misiani, “atteggiamenti come quello del governo rischiano piuttosto di indebolire la forza dell’Italia, affievolendone la credibilità agli occhi degli altri Paesi europei. E dunque danneggiando la nostra posizione anche nel negoziato delicato e difficile sul Patto di Stabilità”. Sarà un finale dell’anno sull’ottovolante per Meloni in Europa. E dall’opposizione tutti sono pronti a vedere come la premier uscirà da quello che sembra, sempre più, un ingorgo di difficile soluzione.