Julian Assange vivrà oggi il suo giorno del giudizio. Si apre a Londra l’udienza decisiva per capire il destino del fondatore di WikiLeaks. Il giornalista australiano, che comparirà davanti all’Alta Corte britannica che dovrà decidere del provvedimento varato dal governo di Boris Johnson nel 2022 rischia l’estradizione negli Stati Uniti dove lo attende il processo per capi d’accusa riconducibili all’alto tradimento e all’Espionage Act.
Il processo a Londra e i legami col caso Navalny
Nils Meltzer, l’ex relatore dell’Onu sulla Tortura, ha espresso critiche nei confronti della prossima possibilità di estradizione di Assange, arrestato in Inghilterra e detenuto nella “Guantanamo britannica”, il carcere di Belmarsh, dalla sua espulsione dell’ambasciata dell’Ecuador decretata dal presidente Lenin Moreno dopo sette anni di ospitalità nel 2019.
Assange è noto su scala mondiale per aver diffuso tramite WikiLeaks centinaia di migliaia di documenti che mettevano in luce le dinamiche interne del potere e delle istituzioni militari statunitensi, svelando presunti crimini di guerra e criticità nella gestione delle crisi in Afghanistan e Iraq. Queste rivelazioni, condivise anche con il Guardian e il New York Times, potrebbero secondo Meltzer scatenare una reazione vendicativa degli Stati Uniti qualora l’estradizione.
A pochi giorni dalla morte di Aleksei Navalny, è giusto prendere posizione: se si è – giustamente! – commemorato il dissidente anti-Putin come una vittima di una persecuzione politica e se si ha a cuore il valore della democrazia e dei diritti umani è impossibile non schierarsi con Julian Assange, vero eroe dei nostri tempi. E possibile vittima di una persecuzione capace di far morire, una volta di più, la democrazia nell’oscurità. True-News ha raccolto l’opinione di esperti della questione Assange per mostrare quanto la visione sulla causa del giornalista australiano sia connessa a un dibattito sul futuro della nostra democrazia.
Vivaldelli: caso Assange “crocevia fondamentale per le democrazie liberali”
“Il caso Assange rappresenta un crocevia fondamentale per le democrazie liberali, affinché possano dimostrare le loro coerenze nei valori che tentano di diffondere nel mondo sul tema della libertà di critica e di espressione”, ci dice Roberto Vivaldelli. Esperto di politica estera e dei meccanismi di condizionamento dell’informazione, Vivaldelli è giornalista e collaboratore di InsideOver e MowMag. “Ricordiamo”, aggiunge, “che in Italia esiste l‘Articolo 21 della Costituzione e anche l’Ordine dei Giornalisti ha preso posizione a favore di Assange. Questi è semplicemente un giornalista che ha fatto il suo dovere. Ha offerto protezione a whistleblower capaci di evidenziare e rendere pubbliche informazioni determinanti relative a delle attività illegali o illegittime che il potere stava esercitando”.
Assange, un perseguitato politico
Per questo motivo, nota Vivaldelli, “Assange è finito per diventare un perseguitato politico. Un grande avvocato come Nils Meltzer, autorevole sul diritto internazionale, ha scritto un saggio in cui svela come sia stato vittima di abusi politici e giudiziari. Ciò che stupisce è il doppiopesismo di chi da un lato giustamente si indigna per la sorte di Navalny e dall’altro chiude gli occhi di fronte a un giornalista rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in precarie condizioni di salute”, aggiunge Vivaldelli. Per il quale “chi tiene davvero alla salute della democrazia e del rispetto dei diritti umani fondamentali deve battersi per Julian Assange”.
Maddaluno: “Anni di detenzione a vuoto”, a rischio un giusto processo
Per l’analista geopolitico del centro studi Osservatorio Globalizzazione Amedeo Maddaluno, l’accusa principale da cui Assange dovrà difendersi è quella di “spionaggio perché avrebbe diffuso, tramite Wikileaks, tra gli altri, documenti riservati esegeti di intelligence e di istituzioni occidentali (si parla ad esempio di liste di dissidenti bielorussi) rifiutandosi invece di diffondere materiali sgraditi al Cremlino”.
Ovviamente, nota Maddaluno dialogando con True-News, “i condizionali sono d’obbligo. Si tratta infatti di accuse da provare in un giusto processo: come mai abbiamo visto anni di detenzione a vuoto e in attesa, con aggravio delle sue condizioni di salute? Di solito si risponde che la colpa è dello stesso Assange che vuole ad ogni costo evitare l’estradizione negli Usa: ma allora, si può fare chiarezza sul rischio pena di morte?”. Il Regno Unito ha sempre detto che per i capi d’accusa per cui Assange sarà estradato ha chiesto di non comminare la pena capitale, ma chi ci assicura che negli Usa altre accuse potenzialmente fatali non lo aspettino al varco?
I rapporti tra il giornalista e la Russia
Negli Usa Assange è atteso al varco come possibile esecutore di un’azione concordata con la Russia. Per Maddaluno questo non sposta il termine della questione. “Che Assange abbia avuto rapporti con l’intelligence russa per danneggiare gli Usa è per conto mio più che un sospetto, ma fatto è però un altro: ha diffuso verità?”, si chiede.
Maddaluno ricorda che “tante cose commesse dagli Usa (crimini di guerra inclusi) li abbiamo saputi da lui: e infatti i giornalisti di mezzo occidente hanno sempre usato la sua organizzazione come fonte affidabile”, aggiunge. ” Tra questi segnaliamo, in Italia, L’Espresso, che ha tradizione di inchiesta”, nota, sottolineando poi: “Quindi che si fa? Si mette ai ferri – o ripeto, forse al patibolo per spionaggio – un uomo che ha raccontato cose vere, pur ottenendo informazioni in modo illegale? Allora chi decide a quali e quante verità dobbiamo essere esposti in una democrazia? C’è un cortocircuito democratico. Se ha commesso reati, venga provato in un giusto processo e condannato. E specifico: se. In ogni caso, la vicenda Assange ci fa riflettere su noi stessi e sulla democrazia”.
La voce degli attivisti pro-Assange
Oggi in centinaia di città nel mondo si terranno manifestazioni a sostegno di Julian Assange in occasione di quello che gli attivisti definiscono il Giorno X, ovvero l’inizio dell’udienza finale presso l’Alta Corte britannica sulla richiesta di estradizione del fondatore di WikiLeaks da parte degli USA che potrebbe costargli 175 anni di carcere. Sul tema parla a True-News anche Leonardo Cribio, del Comitato per la liberazione di Julian Assange Italia.
“Julian Assange”, ci dice Cribio, “rappresenta l’ipocrisia delle cosiddette democrazie mature e dei loro media che prima hanno rovesciato l’immagine del giornalista ed editore australiano e poi l’hanno semplicemente ignorato durante i primi sette anni trascorsi come rifugiato politico nell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra ed i successivi cinque presso la prigione di Belmarsh, definita la Guantanamo britannica”, nota Cribio.
“In un tempo dove l’immagine è tutto e la sostanza è nulla”, ci ricorda l’attivista pro-Assange, “non ci sorprende che personaggi inutili siano sotto i riflettori costantemente per “influenzare” l’opinione pubblica sulle mode da seguire mentre un eroe contemporaneo che ha svolto in maniera corretta la sua professione di giornalista viene nominato a malapena il giorno in cui si decide della sua vita”.
Perché WikiLeaks ha cambiato il mondo
Cribio non ha dubbi: “Julian Assange è un eroe contemporaneo, e questo va ribadito in ogni dove, perché ha rivoluzionato il modo di fare giornalismo nell’epoca di internet attraverso la creazione di WikiLeaks, una piattaforma che ha garantito sempre l’anonimato delle fonti, la loro veridicità e l’incolumità dei soggetti delle notizie”. Senza WikiLeaks, nota, “non avremmo mai conosciuto i reali costi e le reali motivazioni della guerra globale al terrore avviata dopo l’11 settembre e in molti non sarebbero mai usciti da quella sorta di Truman Show allestito per i popoli occidentali. Questo è il merito di Julian Assange, questa è la colpa di Julian Assange”.
Il diritto Usa risponde ad Assange con leggi della Grande Guerra: “Oggi gli USA gli contestano 18 capi di imputazione, 17 dei quali relativi all’Espionage Act una legge promulgata nel 1917 volta a colpire chi forniva informazioni segrete al nemico”, aggiunge Cribio. Il giornalista viene processato, ragiona, perché, “ha rivelato quelle informazioni all’opinione pubblica mondiale, il che ci porta a concludere che il nemico delle elite siamo proprio noi comuni cittadini”.
In sostanza, nota Cribio, “difendere Assange significa difendere la nostra libertà e la nostra dignità“. Ovvero l’effettività di una democrazia che sappia essere sostanza, e non solo forma. Anche attraverso la tutela di chi rischia per prese di posizione scomode.