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L’immigrazione sarà ancora un problema (anche per il 2024)

bonaccini

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il Viminale registra meno sbarchi in queste prime settimane, ma sull’immigrazione le incognite sono ancora molte. Per capire quali, TrueNews ha intervistato la giornalista Vanessa Tomassini, corrispondente da Tunisi per AgenziaNova. 

Il mese di gennaio, sul fronte dell’immigrazione, ha segnato dati contraddittori. Da un lato, complessivamente rispetto a un anno fa sono stati registrati meno sbarchi: attualmente, il Viminale ha segnalato 1.303 persone approdate illegalmente lungo le nostre coste, a fronte dei 4.453 arrivati nello stesso periodo del 2023. Dall’altro però, non sono mancate situazioni complicate e difficili da gestire. Specialmente a Lampedusa, lì dove non appena il meteo ha dato tregua le forze dell’ordine locali e la guardia costiera sono state messe sotto pressione dal continuo arrivo di barconi.

La cronaca delle ultime ore poi riporta almeno una vittima lungo le coste dell’agrigentino, lì dove di sbarchi autonomi non se ne verificavano da diverso tempo. Un uomo tunisino di 49 anni infatti, è stato ritrovato senza vita non lontano dal barcone approdato nella spiaggia di Torre Salsa, tra Agrigento e Siculiana. Nel natante erano presenti almeno sessanta migranti, con alcuni di loro che sono riusciti a fuggire nelle campagne circostanti. Qual è quindi la verità sull’immigrazione? Ci sono spiragli per un 2024 più gestibile oppure occorre attendersi uno scenario simile all’anno appena trascorso?

Come si sta muovendo la Tunisia sull’immigrazione

Decifrare dati contraddittori non è mai semplice. Per provare però a chiarire la situazione, occorre spostarsi in Tunisia. È da qui che nel 2023 è partito il 60% dei barconi poi approdati in Italia. La rotta tunisina ha alimentato il boom di sbarchi degli ultimi 12 mesi, superando persino l’onnipresente rotta libica, quella cioè che storicamente ha sempre destato le maggiori preoccupazioni. Roma ha provato a rispondere lanciando diverse iniziative politiche con Tunisi. A partire dal memorandum della scorsa estate, firmato dopo una missione diplomatica attuata assieme alla presidente della commissione europea, Ursula Von Der Leyen.

Gli accordi siglati nel Paese nordafricano hanno grossomodo gli stessi connotati di simili intese firmate in anni passati dai governi dell’Ue con governi terzi. Si va cioè dalla promessa di fondi per aiutare le autorità locali nel contrasto ai trafficanti e alle partenze, agli impegni volti al pattugliamento delle coste. Non solo, ma il governo di Giorgia Meloni nello specifico si è fatto carico delle istanze della Tunisia per lo sblocco dei fondi di Ue ed Fmi nell’ambito dei piani di salvataggio economico. Secondo Roma, questo approccio starebbe funzionando. Lo dimostrerebbero, in particolare, le azioni di contrasto di Tunisi ai trafficanti e la diminuzione del numero degli sbarchi lungo le nostre coste.

La corrispondente da Tunisi fa il punto sull’immigrazione

“Sicuramente le autorità tunisine stanno facendo grossi sforzi – ha commentato su TrueNews Vanessa Tomassini, corrispondente da Tunisi di AgenziaNova – sia la guardia nazionale e sia le autorità marittime, anche grazie al sostegno dell’Italia, stanno portando a termine con successo su base quotidiana operazioni contro i trafficanti e contro i contrabbandieri”. Il governo di Tunisi ha in effetti iniziato a rendere note le proprie operazioni svolte contro i vari gruppi criminali che lucrano sulla migrazione.

“È della scorsa settimana – ha aggiunto Tomassini – la notizia dell’arresto di almeno dieci componenti di un gruppo che si occupava di attrarre migranti dal confine algerino per portarli a Sfax”. Una località quest’ultima non certo casuale. È da qui che parte la grande maggioranza dei barconi diretti verso il nostro Paese, “anche se non mancano casi di partenze dalle coste settentrionali e dalle regioni confinanti con la Libia”, ha precisato Tomassini.

Il problema maggiore in operazioni del genere è proprio legato all’ampiezza della costa tunisina, difficilmente controllabile per intero nei periodo di maggiore pressione migratoria. Non solo, ma a rendere più difficile l’opera del governo di Tunisi è anche il continuo ingresso di migranti dalla Libia: “Il confine lì è poroso e in molti ne approfittano per entrare in territorio tunisino”, è il commento della corrispondente di AgenziaNova.

La rotta che arriva dall’Algeria

Tirando le prime somme, è possibile dunque tracciare un bilancio in chiaroscuro per quanto riguarda l’Italia: la Tunisia ha iniziato a dare la caccia alle organizzazioni criminali, ma seppur in misura minore si continua a partire anche per la spinta migratoria che arriva dalla confinante Libia. C’è poi un problema non secondario legato alle condizioni interne del Paese nordafricano: “A volte – ha spiegato Vanessa Tomassini – parlare di trafficanti in Tunisia è eccessivo perché l’immigrazione per molti rappresenta un business alternativo”. Vale a dire che, a causa della grave crisi economica e sociale che sta attanagliando la Tunisia, in molti hanno deciso di provare a beneficiare dei proventi generati dall’immigrazione.

“Spesso si notano questi barchini in ferro costruiti soprattutto nelle aree più rurali della Tunisia – aggiunge la giornalista – portati poi verso la costa. I protagonisti in questo caso sono cittadini delle zone più povere, i quali provano a sfruttare questo business e questa continua richiesta di barche per partire”. Cresce la domanda dunque e molti provano a garantire l’offerta. Un mercato vero e proprio, illegale e macabro, alimentato su più fronti. In primis dal fronte interno, con molti tunisini e molti subsahariani presenti in Tunisia che anche in questi mesi stanno cercando posti sui barconi. In secondo luogo, come sottolineato da Vanessa Tomassini, dal fronte libico. E poi c’è un terzo fronte, i cui ritmi di crescita appaiono piuttosto preoccupanti: il fronte algerino.

La rotta migratoria che spaventa l’Italia

Dall’Algeria verso l’Italia partono pochi barconi e la rotta in questione riguarda il Sulcis, l’area del sud della Sardegna in cui arrivano i migranti. Il canale che preoccupa è quello terrestre: sempre più persone attraversano illegalmente il confine tunisino per imbarcarsi alla volta del nostro Paese. “La rotta algerina – conferma Tomassini – sta crescendo e ci sono rapporti di respingimenti di migranti sia dal versante tunisino che algerino. I due Paesi si scambiano accuse e a volte strumentalizzano la questione dei respingimenti, ma la realtà è che sempre più migranti arrivano dall’Algeria verso la Tunisia”.

Un fenomeno tutto sommato nuovo o comunque in fase di implementazione: “Tra chi attraversa il confine dall’Algeria, ci sono anche marocchini e persone di altre nazionalità – ha specificato la corrispondente – che cercano anche di raggiungere la Libia”. La questione non è di poco conto per l’Italia: se dovesse aprirsi anche un fronte algerino sull’immigrazione, le conseguenze sarebbero importanti sia sotto il profilo dell’aumento del numero degli sbarchi che sotto il profilo politico.

Cosa aspettarsi nei prossimi mesi

In definitiva, le indicazioni che sono arrivate in queste prima settimane dell’anno dal nord Africa lasciano aperta la porta a molte incognite. Il calo complessivo di sbarchi a gennaio sembra far presagire un minor numero di arrivi dalla rotta più trafficata del 2023, ossia quella tunisina, prospettando così una situazione più gestibile sul fronte dell’accoglienza. Al tempo stesso però, gli ultimi episodi di cronaca e il contesto emerso dalla stessa Tunisia e dai Paesi vicini obbliga a tenere alta la guardia.

Il parziale ridimensionamento del flusso riguardante la rotta tunisina, potrebbe infatti essere compensato da un aumento di movimenti migratori dall’Algeria e dalla crescente pressione proveniente dal territorio libico. Territorio peraltro ancora di difficile controllo per via dei ben noti problemi generati dalla frammentazione seguita dalla caduta di Gheddafi. A questo occorre aggiungere anche le conseguenze dell’instabilità nel Sahel e delle varie gravi turbolenze politiche che stanno interessando il medio oriente.