Home Politics I dolori dei giovani leoni di Fratelli d’Italia a Milano

I dolori dei giovani leoni di Fratelli d’Italia a Milano

I dolori dei giovani leoni di Fratelli d’Italia a Milano

“Non lo so, non facciamo programmi, vedremo”. Pare un po’ questo il mood in Fratelli d’Italia dopo il risultato alle elezioni amministrative di Milano. Ironicamente la citazione è dal finale del film Il sorpasso di Dino Risi, anche se il sorpasso, alla fine, non c’è stato. La Lega è rimasta là, davanti.

Certo, adesso si sprecheranno le analisi su quanti voti abbia portato via il caso Roberto Jonghi Lavarini e Carlo Fidanza sollevato da Fanpage.it. Di fatto, pochi, secondo gli esperti. Perché Jonghi Lavarini di voti non ne ha avuti mai, malgrado le esternazioni. E la rabbia di Giorgia Meloni è legata al fatto che lo conosce bene, a Jonghi. E pure Fini, e tutti gli ex An, lo conoscono bene. Nel 1998, mentre Fini volava negli Stati Uniti per dire a tutti che non c’era più fascismo nella destra italiana, che c’era stata una svolta, lui – che era presidente di Zona (gli attuali municipi) – aveva pensato bene di celebrare un matrimonio con tanto di saluto fascista e alcuni scritti di Benito Mussolini. Gran bagarre: finì pure sul New York Times, con tanta rabbia da parte di Fini. E infatti, la Meloni è furiosa con Carlo Fidanza proprio perché lo aveva avvertito di stargli lontano, e perché non ignora che il rapporto tra i due (malgrado gli ordini) non è mai stato interrotto poiché – narrano i bene informati – fu proprio Jonghi Lavarini a introdurre Fidanza all’allora Alleanza Nazionale. Vecchie storie, insomma, trasformatesi in attuale tragedia.

La questione è però un’altra: Giorgia Meloni oggi ha davanti due opzioni. Fallito il sorpasso milanese sulla Lega, può procedere alla sostituzione integrale della classe dirigente attuale, oppure procedere alla riconferma degli attuali vertici. La sostituzione integrale prevede l’addio a Ignazio La Russa, Daniela Santanché, ma anche ai giovani leoni che stavano insidiando i due coordinatori, tra cui c’era – appunto – Carlo Fidanza. La riconferma degli attuali vertici, invece, prevede solo lo stop ai giovani leoni, in uno spasmodico tentativo di prendere fiato e buttare la palla lunga senza toccare gli equilibri interni. Anche perché la classe dirigente lombarda di Fratelli d’Italia sarebbe – secondo rumors – sostituita integralmente da figure arrivate da Forza Italia con la penultima ondata di acquisizioni.

Infine, c’è la questione del video. Nelle cento ore di girato, ha assicurato Fidanza a Giorgia Meloni nella sua arringa difensiva, pare ci sia anche il rifiuto netto, più volte, dei soldi proposti dal giornalista infiltrato. Questo potrebbe alleggerire la sua posizione. Ma secondo altri, le prossime puntate saranno comunque esplosive perché in tre anni tanti altri sono stati avvicinati (come Max Bastoni, che ha dichiarato di aver rifiutato). Avranno tutti detto di no? Questo pone Fratelli d’Italia in una posizione difensiva. Tanto che il passo più grande di tutti, ovvero la rimozione della fiamma dal simbolo, pare sia stata rimandata: oggi sembrerebbe una ammissione. Con o senza sorpasso.