Home Politics Giulio Gallera a Sdn: “In Lombardia c’è stata una guerra non convenzionale”

Giulio Gallera a Sdn: “In Lombardia c’è stata una guerra non convenzionale”

Giulio Gallera a Sdn: “In Lombardia c’è stata una guerra non convenzionale”

Gran finale per la 16esima edizione di Salute Direzione Nord al Palazzo delle Stelline, la rassegna organizzata da True in collaborazione con Inrete e Fondazione The Bridge. Nel panel conclusivo della serata si è tenuto un confronto tra Giulio Gallera, Presidente Commissione Programmazione e Bilancio Regione Lombardia e autore del libro “Diario di una guerra non convenzionale; e Pierfrancesco Maran, Assessore alla Casa e Piano Quartieri Comune di Milano e autore del libro “Le città visibili. Dove inizia il cambiamento del Paese”.

In Lombardia c’è stata una guerra

A conclusione del dibattito, Gallera ha parlato ai microfoni di true-news.it. “In Lombardia c’è stata una guerra. Perché c’è stato il maggior numero di morti dopo la Seconda guerra mondiale. È avvenuto a causa del Covid, in una guerra non convenzionale perché evidentemente non ci sono stati le armi che hanno sparato, ma in tutta la fisionomia è stata una guerra.

Mi ricorda il direttore di Areu, il nostro sistema di emergenza, che abbiamo vissuto qualcosa di estremamente più complesso rispetto a una calamità naturale. Quando c’è un terremoto o un grande incendio, dal minuto dopo ci si occupa di ricoverare i feriti e di ricostruire. Nel caso della pandemia, per mesi abbiamo dovuto affrontare centinaia di persone che avevano bisogno di un respiratore e di cure che noi non avevamo. Non avevamo gli strumenti e le armi per combattere questa guerra.

Il ricordo più duro

È stata un’esperienza estremamente dura, che mi ha segnato. Segnata all’inizio dalla sorpresa, dal dramma ed anche dal senso di impotenza per quello che stava succedendo. Nessuno ci aveva fornito le mascherine i respiratori, i tamponi e i posti letto di terapia intensiva per poter rispondere a quel dramma.

Intorno al 25 di marzo – prima di fare la mia diretta delle cinque che è entrata negli annali – entravo in una stanza dove c’erano le persone che si occupavano di distribuire le persone in terapia intensiva. Li si distribuiva con l’elicottero in tutta la regione o addirittura fuori dal paese. Il 25 di marzo mi dicono che non avevamo più posti di terapia intensiva. Quello è stato il momento più drammatico. Unito nei ricordi a un altro momento di gioia intensa. Perché alle 10 di quella sera suona il telefono, è il presidente della Croce rossa regionale che mi dice ‘Giulio, stanotte arriva un cargo dalla Cina che ha mascherine e 30 respiratori”. I casi della provvidenza.

Un attacco mediatico

La cosa che mi ha amareggiato di più è che, accanto a questo attacco del virus che era imprevisto, dai primi di aprile è partito un attacco mediatico. Ha stravolto tutto quello che abbiamo fatto, ha deformato le nostre azioni e le nostre delibere. Io sono stato chiamato “assassino” e il presidente Fontana ha avuto la scorta. Ogni nostra azione è stata deformata.

Il libro è un diario, un’esperienza di carattere personale e professionale; ma in fondo c’è un’appendice di numeri. Abbiamo riportato i dati dell’Istituto superiore di sanità, dell’Istat e alcune ricerche scientifiche. Evidenziano il fatto che Regione Lombardia è stata molto più efficace nel curare le persone di altre regioni. Gli indici di letalità, che è il rapporto tra quanti hanno avuto il Covid e quanti sono deceduti ha una media italiana del 2 e 36 e nella Regione Lombardia è del 2 e 28. In Toscana è 3 e 37, in Emilia è 3 e 45. Durante la prima ondata abbiamo avuto la metà degli infetti di tutta Italia; ma abbiamo avuto un numero di decessi inferiore a quello di altre regioni. Siamo stati molto più bravi a curarli. Non è vero che c’è stato un disastro, ma addirittura siamo la regione ha curato di più e meglio”.