Home Politics Geopolitics “La sfida di Prigozhin a Putin non è stata un bluff”: l’analisi di Giannuli

“La sfida di Prigozhin a Putin non è stata un bluff”: l’analisi di Giannuli

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Perché leggere questo articolo? La vera sfida di Evgeniy Prigozhin è stata quella di far capire che Putin non è più intoccabile. Il commento di Aldo Giannuli sul tema.

Sbagliato definire quello di Evgeniy Prigozhin al sistema di potere di Vladimir Putin un colpo di Stato. Ma ancora peggio pensare a un bluff, magari concordato tra il capo della Wagner e il leader del Cremlino. Aldo Giannuli ne é certo: la Russia è meno forte dopo il caos del 24 giugno. Giorno in cui i mercenari si sono rivoltati. “Ma golpe è una parola da evitare“, nota Giannuli, storico ed esperto di geopolitica e a lungo professore di Storia del Mondo Contemporaneo all’Università degli Studi di Milano.

Come definire la mossa di Prigozhin, professore?

“La varietà semantica della lingua spagnola ci viene in aiuto. Del resto [ride, ndr] il mondo ispanico e latinoamericano ha una grande esperienza di colpi di Stato riusciti, tentati o minacciati. Piuttosto che di golpe parlerei di intentona, cioé di un sommovimento intermedio. Tale termine può riferirsi a un golpe tentato che non va in porto, ma nel linguaggio politico sudamericano si chiama intentona anche un ammutinamento o una rivolta che intende mandare un messaggio. E in questo caso il messaggio di Prigozhin è stato chiaro…”

Che messaggio ha voluto inviare Prigozhin?

“In questo caso ha mostrato che Putin è ben lungi dall’essere, ormai, un uomo solo al comando. Anzi, dirò di più. Probabilmente il tentativo è rientrato perché la mediazione di Lukashenko ha disarcionato qualche possibile referente politico del sommovimento. Ma non penso di essere fuorviante se dico che la mossa del 24 giugno avvicina la necessità di pensare al dopo-Putin”.

L’intentona della Wagner, peraltro, è la rivolta di una compagnia fedelissima a Putin in passato. Un segno ulteriore di criticità?

“Esatto, e questo impone di pensare a un altro dato di fatto. E cioé il ruolo della Wagner nel sistema di potere putiniano. Ma ci rendiamo conto di che distorsione possa creare una compagnia mercenaria dotata di armi pesanti, carri armati, elicotteri e di una strutturazione paragonabile a una vera e propria armata regolare? E di che segnale possa essere la sua rivolta contro un governo russo che, nella figura di Putin, l’ha coccolata per anni? A mio avviso un segnale di sfiducia enorme!”

Putin ha avuto molto bisogno di Prigozhin in passato, in Ucraina a maggior ragione…

“Diciamolo in tutta onestà: Prigozhin è un personaggio estremamente ambiguo e problematico, ma si è dimostrato capace di fare la guerra. A Bakhmut la Wagner ha contribuito a dare al Cremlino quella che è stata forse l’unica vittoria strategica nella guerra in Ucraina. Prigozhin si è messo in aperto contrasto con un potere centrale di cui è stato parte integrante per insubordinazione, e questo apre a grandi e problematici interrogativi”.

Insomma, possiamo dire che Putin possa essere entrato nella fase calante del suo potere?

“Sta subendo il contraccolpo politico della folle decisione di invadere l’Ucraina. Ha dimostrato che il suo potere è in logoramento. Non è stato in grado di creare un sistema capace di mediare tra le differenze e di affermarsi in forma dominante dopo il tradimento delle premesse su cui aveva scatenato la guerra. Putin si è trovato in un vicolo cieco e l’ammutinamento della Wagner, per quanto rientrato, rende il suo potere contendibile. Ora è importante capire se in futuro ci potrà essere una transizione. Il richiamo va al putsch di Kornilov del 1917 che, per quanto non riuscì a rovesciare Kerenskij, aprì la strada alla sua caduta per mano dei bolscevichi”.

C’è tuttavia il nodo di una guerra ancora in corso. Influirà?

“Moltissimo. Del resto, in Russia si dovrebbe votare nel 2024, e Putin mira al quinto mandato fino al 2030. Ma sicuramente sul fatto che possa governare fino ad allora pesano tanti fattori. E la guerra è il primo. Putin ha iniziato questa guerra e solo per sua mano può finire. Qualunque sia l’esito, servirà la firma di Putin. Un leader che la rivolta di Prigozhin ha sicuramente in parte delegittimato. Il Cremlino è più debole, la sfida di Prigozhin a Putin non è stata un bluff e questo fatto lo dimostra”.