Home Politics Genova, il centro-destra “largo” vuole cancellare la Liguria rossa

Genova, il centro-destra “largo” vuole cancellare la Liguria rossa

Genova, il centro-destra “largo” vuole cancellare la Liguria rossa

Mentre il centro-destra nazionale si fa sempre più stretto, Genova va in controtendenza. Le elezioni amministrative nella Superba, il prossimo 12 giugno, vedranno presentarsi ai nastri di partenza a sostegno di Marco Bucci, sindaco uscente, il centro-destra allargato a Italia Viva e a un’ampia fetta di società civile della Superba.

Centrodestra e renziani: la squadra di Bucci

Città più importante chiamata al voto assieme a Palermo, Genova dopo cinque anni è sempre più “blu” e sempre meno “rossa”. Bucci, manager d’azienda prestato alla politica, 62 anni, primo sindaco di destra nella storia della città dopo l’impresa del 2017 e attuale commissario governativo per la gestione delle principali infrastrutture cittadine, dal nuovo ponte San Giorgio alla diga portuale, punta sulla gestione della crisi del Ponte Morandi e sulla successiva ricostruzione, oltre che su un consenso diffuso legato alla non identificazione con la destra tradizionale.

Otto le liste a sostegno del sindaco: quattro sono le canoniche formazioni del centrodestra, e cioè Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Udc. A cui vanno aggiunte Vince Genova e Genova Domani, facenti riferimento all’esperienza governativa di Bucci a Palazzo Tursi. Vince Genova va tenuta d’occhio per pesare il consenso personale di Bucci: nel 2017 fu la lista personale del candidato, quarta più votata nella città e seconda dopo la Lega nella coalizione di centro-destra (9,76%). Sarà presente, indirettamente, anche Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, con Italia al Centro, che mirerà a riproporre nella Superba l’exploit di Cambiamo! alle regionali del 2020, anno in cui il partito di Toti fu il più votato nella regione. Ottava e ultima lista, quella del Nuovo Psi che si presenta per la prima volta a Genova. E ha aperto all’ingresso nelle liste vicine a Bucci degli uomini di Italia Viva, alla nascita dei cui gruppi parlamentari ha contribuito. Un abbraccio con la destra avente nella senatrice Raffaella Paita la sua maggiore sponsor.

Italia Viva a destra: il ruolo di Raffaella Paita

Non si può capire il ruolo dei renziani a Genova senza considerare la carriera personale della Paita: candidata del Partito Democratico alle Regionali 2015 contro Toti, subì la scissione a sinistra di Gianni Pastorino, che raccogliendo poco meno del 10% dei consensi strappò i voti necessari a impedirle la conquista della vittoria. Oggi la Paita sostiene, per mezzo di Italia Viva, Bucci dichiarandosi favorevole alla discontinuità imposta rispetto alle amministrazioni della sinistra.

Tra queste Paita ha indicato, in una recente intervista, “l’operatività del sindaco, che ha dimostrato grande voglia di fare. La ricostruzione del ponte, facilitata dal decreto Genova, ma su cui la sua leadership ha fatto la differenza. E operazioni popolari, di una vera sinistra che fa fatti e non parole, come lo Sky tram in Valbisagno o l’abbattimento della Diga di Begato”.

I progressisti si spostano a sinistra?

A Genova Italia Viva ha rinunciato all’idea di appoggiare Ariel Dello Strologo, candidato del centrosinistra alle amministrative di giugno. Bocciato proprio dalla stessa Paita secondo cui “non si può stare insieme a M5S, la lista Sansa e sinistra radicale che si oppongono al progetto Gronda e altre opere infrastrutturali”. Dello Strologo ha a sostegno cinque liste: liste diverse: quella che riunisce Pd, Articolo1 e Psi, quella di Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana, quella composta da Europa Verde, Lista Sansa (quella del candidato alle regionali del 2020) e Linea Condivisa di Gianni Pastorino, e infine la lista civica “Genova Civica”. La presenza di M5S e dei “fuoriusciti” del 2015 ha rotto ogni possibilità di collaborazione per i renziani.

Lo schema Genova sarà un possibile test per il centrosinistra immaginato da Enrico Letta che mira ad arrivare alle elezioni del 2023 con speranze di vittoria. In primo luogo per testare l’omogeneità dell’alleanza PD-M5S estesa alla Sinistra civica ma non al centro. In secondo luogo perché per la prima volta a Genova il campo progressista corre in rimonta e dovendo nriconqusitare posizioni. L’onere della riconferma è tutto sulle spalle di Bucci, che parte coi favori dei pronostici ma al ballottaggio può, in caso di mancato successo al primo turno, subire sorprese e imboscate.

Si nota come la presenza di Italia Viva nel centrodestra e l’assenza di candidati con simboli di Azione e Più Europa mostri la fragilità di un presunto terzo polo ad oggi inesistente anche in una città tra le principali in Italia. Molti i candidati di complemento che mireranno a ottenere visibilità: nella sinistra radicale due donne, Antonella Marras, sostenuta dalla lista La Sinistra Insieme, e Cinzia Ronzitti per il Partito Comunista dei Lavoratori Italiani.  Nel campo degli indipendenti, Carlo Carpi che, dopo il tentativo alla regionali di due anni fa, sarà di nuovo presente con la lista Insieme per Genova. Tra i populisti, emerge il nome di Martino Manzano Olivieri, 38enne italo-messicano e volto noto delle proteste no vax degli ultimi mesi.

L’ammucchiata populista: la novità di Genova

Il Movimento 3V proverà a completare l’impresa di conquistare seggi in consiglio come già accaduto a Trieste, ma nel voto protestatario avrà un avversario nel senatore ex M5S Mattia Crucioli. Avvocato 46enne, già vicepresidente della Commissione permanente Giustizia e cofondatore di Alternativa, dopo la prova di compattezza dei dissidenti della sinistra sovranista ex grillina dimostrata dal voto sul Quirinale e dall’opposizione successiva a Mario Draghi nella città del fondatore Beppe Grillo Crucioli guida un’esperienza con pochi eguali su scala nazionale. Per la prima volta, infatti, si presenta in un grande capoluogo di regione un’alleanza anti-sistema unita dall’opposizione alle linee guida dell’agenda Draghi e dalla sovrapposizione tra forza di destra radicale e sinistra estrema.

Nella lista Uniti per la Costituzione sono presenti al fianco di Alternativa estremisti di destra legati ai partiti di Diego Fusaro (Ancora Italia) e Gianluigi Paragone (ItalExit), ma anche del Partito Comunista di Marco Rizzo, e degli autodefiniti “socialisti” di Riconquistare l’Italia. Un’eterogenea alleanza che trova la sua forza dall’antidraghismo, dall’opposizione alle politiche anti-pandemiche e economiche promosse sinora e da un rinnovato spirito antisistema. Movimenti complessi e da non sottovalutare: specie se queste mosse prefigurano analoghe iniziative nazionali. Genova, dunque, laboratorio d’Italia: lo è per l’avvicinamento dei renziani al centrodestra, per il campo progressista spostato a sinistra e per questo nuovo terreno di coltura di nuove sinergie politiche. La corsa a Palazzo Tursi non sarà solo un voto locale.