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Il vescovo gay: “Dio non discrimina per l’orientamento sessuale”

Il vescovo gay: “Dio non discrimina per l’orientamento sessuale”

Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? True-News.it intervista in esclusiva Andrea Panerini, dal 2021 vescovo della Chiesa Protestante Unita. Il primo vescovo dichiaratamente gay della storia italiana. 

Nel 2021 Andrea Panerini è stato eletto Vescovo della Diocesi d’Italia della Chiesa Protestante Unita, diventando così, in Italia, il primo vescovo luterano dalla riforma e il primo vescovo dichiaratamente gay. Come si articola il suo impegno nella Chiesa Protestante Unita in relazione al rapporto tra fede e comunità LGBTQ+? Quali differenze ci sono tra il mondo cattolico e quello riformato? Ne parliamo direttamente con lui.

Vescovo, qual è stato il suo percorso di fede? Com’è approdato a essere vescovo della Chiesa Protestante Unita?

Io in realtà nasco in una famiglia cattolica di rito romano ma di sinistra, che guardava a esperienze come la teologia di liberazione, don Milani, etc. Il terreno in cui sono cresciuto è quello. Da ragazzo ho fatto varie esperienze nel mondo cattolico, come nella GiFra, la gioventù francescana. La parrocchia di Piombino dove sono cresciuto è infatti di stampo francescano. In Italia i protestanti nati da famiglie protestanti sono una minoranza, proveniente soprattutto dalle valli valdesi. La maggioranza, anche nella mia parrocchia, è convertita.

Verso i vent’anni matura in me una crisi. Non nella fede cristiana ma nel cattolicesimo. La crisi si acuisce con il pontificato di Benedetto XVI, il referendum sulla procreazione assistita, alcune problematiche etiche sul fine vita e alcune questioni personali irrisolte fin dall’infanzia, come la transustanziazione e altre questioni di tipo teologico.

In seguito leggendo Lutero, vari riformatori e anche i padri della chiesa, mi sono interrogato sull’effettiva corrispondenza della Chiesa di Roma con ciò che dicono le Scritture. Nel 2007 mi sono quindi confermato nella Chiesa valdese e poi ho studiato teologia nella facoltà valdese di Roma. Sono entrato come calvinista arrabbiato e sono uscito come luterano. Nel 2016 insieme ad altri fratelli e sorelle mi sono unito alla Chiesa Protestane Unita che si basa sul luteranesimo ma ha un impianto plurale.

Per quanto riguarda la sua vocazione? Quando ha capito di voler diventare vescovo?

Non c’è stato un momento di epifania preciso, ma fin da ragazzo avevo questo desiderio di servire la Chiesa. Da cattolico ho avuto alcune esperienze seminariali. Dopo la conversione al protestantesimo il Signore mi ha lasciato in pace solo dopo che mi sono avvicinato alla sua volontà e ho intrapreso il percorso per diventare pastore. Poi nel 2021 sono stato eletto vescovo.

Come si legge su varie testate, lei è anche il primo vescovo italiano gay. Come si uniscono, nel suo lavoro nella Chiesa, i diversi aspetti della sua identità privata e pubblica?

In realtà la vera notizia è che sono il primo vescovo italiano luterano dalla riforma. Ma visto che viviamo in un paese un po’ arretrato su questo, accetto anche di diventare un simbolo in questa accezione. Io non ho mai pensato, fin da quando ero cattolico, che Dio potesse discriminare a seconda dell’orientamento sessuale. Poi con lo studio teologico e l’esegesi biblica ciò è stato confermato.

Proprio in questi giorni è uscita la riedizione di un mio volume, Il ragazzo del centurione, che parla proprio di fede cristiana e orientamenti sessuali. Anche facendo riferimento a testi anglosassoni, spiego come interpretare quei pochi versetti che sembrano condannare l’omosessualità.

In generale commettiamo il grande errore di trasportare un concetto moderno in un testo molto antico. Ciò che viene condannato è in realtà la violenza sessuale, quella del padrone sullo schiavo, il rifiuto dell’ospitalità. L’errore che fanno i fondamentalisti e chi interpreta la Bibbia in modo letterale è non considerare che il mondo è cambiato. È un’ipocrisia voler selezionare alcuni versetti – che condannano l’omosessualità – e non considerare il resto. È una selezione ideologica che non rispetta il testo.

Nel mondo cattolico il rapporto tra fede e comunità LGBTQ+ è un nervo scoperto su cui si sta orientando gran parte del dibattito pubblico. Qual è la sua impressione sulle comunità spirituali italiane?

Innanzitutto tutte le Chiese hanno i propri errori, ma con una differenza fondamentale: mentre la chiesa di Roma dice di essere infallibile, quelle protestanti sanno di essere formate da uomini e che possono sbagliare.

Nella Bibbia i versetti che parlano di rapporti sessuali tra uomini sono solo sei. Nell’Antico Testamento quelli che parlano di giustizia sociale sono più di 600. Forse bisognerebbe tenere in considerazione questo squilibrio: c’è un rapporto di 1 a 100. L’attuale Papa si è speso per la giustizia sociale, ma su sessualità e omosessualità c’è un po’ un eccesso di attenzione rispetto alla vera rilevanza che si può dedurre dalla Bibbia e dal mondo moderno.

Nota differenze importanti tra il mondo cattolico e quello protestante?

L’impressione è che si parli di omosessualità per avere un controllo della massa e per non parlare d’altro. Con ciò non si sottovaluta la sofferenza delle vittime di omobitransfobia, per cui noi come chiesa abbiamo chiesto scusa proprio quest’anno. La Chiesa cattolica romana è enorme e al suo interno c’è tutto e il suo contrario, i progressisti e i conservatori. Nel mondo cattolico si ha una conoscenza della Bibbia e delle questioni teologiche molto più bassa. E questo è il problema. Nel mondo protestante, invece, si dà grande spazio allo studio biblico. Nel confronto con i fratelli e le sorelle cattoliche si rischia di fare un dialogo tra sordi perché non ci sono le conoscenze di base. Di conseguenza si verifica anche la tendenza a seguire in modo acritico ciò che la tradizione e la gerarchia comportano. Noi non rigettiamo la tradizione, ma essa dev’essere subordinata alla parola di Dio.