Home Politics Europee, Renzi e Calenda si contendono la Bonino: perché ai centristi servono i radicali

Europee, Renzi e Calenda si contendono la Bonino: perché ai centristi servono i radicali

Calenda. Bonino Renzi

Perché questo articolo potrebbe interessarti? La metamorfosi del centro in Italia è possibile vederla nell’avvicinamento tra due leader moderati, come Renzi e Calenda, con Emma Bonino: intervistato su TrueNews, il politologo Lorenzo Castellani spiega come leggere questo (apparente) paradosso.

Sembrano lontani i tempi in cui “centro” in politica era sinonimo di Scudo Crociato. E quindi di mondo cristiano-cattolico impegnato in politica, prima all’interno della Democrazia Cristiana e, con l’avvento della Seconda Repubblica, alla ricerca di un’identità tra centrodestra e centrosinistra. Oggi più che parlare di centristi, si parla di moderati.

Moderati che stanno a destra, come Forza Italia e per l’appunto il partito denominato Noi Moderati. E moderati di ispirazione maggiormente progressista, come Renzi e Calenda. Da qui quello che in apparenza sembra un importante paradosso: come anticipato su queste colonne l’ex presidente del consiglio e il leader di Azione sono i più strenui corteggiatori di +Europa, partito il cui leader morale è Emma Bonino.

Proprio colei che, assieme a Marco Pannella e ai Radicali, ha battagliato per introdurre alcune delle leggi più “laiche” nel nostro Paese: “In realtà – ha spiegato su TrueNews il politologo Lorenzo Castellani – l’area del centro non è più bandiera di temi etici, ormai questi argomenti sono cari solo a una piccola fetta di elettorato. Esiste adesso un centro molto laico, dunque non sorprende che due partiti moderati cerchino alleanze con uno dei più importanti simboli delle battaglie laiche”.

Il calcolo elettorale prima delle europee

Il 24 febbraio si capirà molto del destino dei moderati. O almeno dei moderati di centrosinistra, quelli che appoggerebbero candidati del Pd in caso di formazione del cosiddetto “campo largo” dei progressisti. Emma Bonino ha convocato per quel giorno tutti i protagonisti, politici e non, che in questi anni si sono spesi su posizione spiccatamente europeiste. Non a caso l’evento si chiamerà “Stati Uniti d’Europa” e non a caso questo potrebbe essere il nome anche della lista unica dei moderati alle prossime europee.

Il progetto dell’ex compagna di battaglie di Marco Pannella è quello di riunire, sotto un unico simbolo, il proprio partito, quello di Calenda e quello di Renzi. Anche perché sia +Europa, sia Azione che Italia Viva fanno parte di Renew Europe, il gruppo moderato-liberale a cui appartiene tra gli altri anche il partito del presidente francese Emmanuel Macron.

Il problema però è che Azione e Italia Viva avevano già dato vita a una lista comune per le politiche del 2022, ma non ha funzionato. Tra Calenda e Renzi le ruggini sono molto estese e, a detta soprattutto del leader di Azione, profondamente insanabili. Il progetto di Emma Bonino potrebbe così naufragare. Qui sorge però un dubbio molto forte, di ordine più matematico che politico: nessuno dei tre partiti in questione da solo riuscirebbe ad arrivare al 4%, soglia minima per accedere al parlamento di Strasburgo.

Dunque, un calcolo in vista delle europee è d’obbligo per tutti i diretti interessati. Sia Calenda che Renzi premono per un’alleanza con Bonino. Il primo ha anche fondato nelle scorse ore, all’interno del consiglio regionale della Campania, il gruppo “Azione Per +Europa”, quasi a suggellare l’alleanza. Rumors raccolti tra i corridoi di Montecitorio, descrivono un Calenda sereno e certo del fatto che alla fine +Europa sceglierà lui per l’accordo. A suo favore giocherebbe la posizione di Federico Pizzarotti, presidente di +Europa, il quale già da tempo ha chiuso le porte a ogni eventualità di alleanza con Renzi.

Dalle parti di Italia Viva però, il corteggiamento continua: lunedì Maria Elena Boschi, il braccio destro di Matteo Renzi, si è detta favorevole all’ipotesi della lista unica tra i tra partiti di Renew, condannando i veti di Calenda. L’impressione è che il braccio di ferro per contendersi i voti di +Europa durerà fino all’ultimo momento utile per presentare le liste.

Un centro “laico”

Matteo Renzi ha iniziato a fare politica militando da giovane nei movimenti e nei partiti eredi della Dc, professandosi sempre centrista e moderato. Carlo Calenda è entrato per la prima volta in parlamento con la lista Scelta Civica, schierata al centro e fondata dall’ex presidente del consiglio Mario Monti. Eppure entrambi, per l’appunto, premono per un accordo con una delle storiche bandiere dei Radicali.

“Il centro è profondamente cambiato rispetto agli anni a cavallo tra prima e seconda Repubblica – ha dichiarato su TrueNews Lorenzo Castellani – il tramonto dell’Udc e in parte anche la fine dell’era berlusconiana, hanno lasciato spazio a un altro tipo di centro”. L’Udc si può definire come l’ultimo partito con uno scudo crociato nel simbolo e, tra le altre cose, con un ideale politico volto a toccare temi molto cari all’elettorato erede della tradizione democristiana. Il partito esiste ancora, ma non avrà simboli alle prossime europee con il segretario Lorenzo Cesa che ha deciso di allearsi con la Lega di Matteo Salvini. Ci sarebbe anche la nuova Dc dell’ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro, ma il partito ha per il momento soltanto una dimensione locale.

Dunque, sia a destra che a sinistra i moderati si identificano sempre meno con temi etici capaci di chiamare a raccolta l’elettorato cattolico: “Oggi il centro è molto laico – ha proseguito il politologo ai nostri microfoni – e pone in primo piano temi diversi da quelli di natura etica. Anche perché proprio i temi etici smuovono molto poco in termini di elettorato”. Una considerazione quest’ultima che induce a riflettere su un punto in particolare: forse non è stato tanto il centro a cambiare, quanto un Paese i cui elettori oggi sono sempre meno attenti a definirsi cristiani.

Europeismo e atlantismo, due punti che accomunano i moderati

In una fase poi dove appare sempre più netta la divisione tra cosiddetti moderati e cosiddetti populisti, così come tra europeisti ed euroscettici, i partiti centristi hanno trovato altri punti in comune da evidenziare. A partire dall’europeismo e dall’atlantismo: “Tutti i moderati, sia a destra che a sinistra – ha sottolineato Castellani – sono accomunati da una visione europeista e da una linea fortemente atlantista”.

Ed è su questa base che Calenda, Renzi e Bonino, al netto delle divergenze politiche (e personali) hanno avviato una fase di confronto comune. Confronto il cui obiettivo non è convergere su una piattaforma di ispirazione centrista-cristiana, bensì moderata ed atlantista.