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I moderati divisi alla meta delle Europee

Centro, più partiti che elettori. Europee

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Poche possibilità di vedere liste uniche, sia da una parte che dall’altra: il quadro centrista, alla vigilia delle elezioni europee, appare spaccato e frammentato. E rischia, nel breve e medio termine, di perdere ancora pezzi.

Le Europee rischiano di essere la tomba dei moderati. Mai dai tempi della seconda Repubblica paiono essere così spaccati e frammentati. Il voto del prossimo giugno potrebbero segnare una forte battuta d’arresto del progetto di ripresentare in Italia un grande centro. Per la verità, negli ultimi anni i centristi sembrano essersi divisi in due grandi tronconi: uno vicino al centro-destra, collocato nella famiglia dei Popolari europei, l’altro invece più legato al centro-sinistra e membro in Europa del gruppo di Renew.

Nel primo gruppo è possibile includere Noi Moderati e l’Udc, oltre ovviamente che a Forza Italia. Tutti e tre i partiti andrebbero a collocare i propri eurodeputati all’interno del raggruppamento del Partito Popolare europeo, eppure alle prossime europee non correranno nella stessa lista. Nel secondo invece, i riferimenti più importanti sono Azione, Italia Viva e +Europa. Tre partiti i cui leader sono rispettivamente Carlo Calenda, Matteo Renzi ed Emma Bonino. Ma al momento anche per queste tre formazioni la strada verso un listone unico è tutt’altro che alla portata.

La separazione tra Noi Moderati e Forza Italia

Noi Moderati rappresenta la “quarta gamba” della maggioranza di centrodestra. Spesso, con riferimento alla coalizione che sostiene l’esecutivo Meloni, si parla di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Tuttavia anche Noi Moderati ha il suo peso, seppur minore rispetto alle altre tre compagini, sia nella scelta dei candidati della coalizione che delle varie strategie dell’attuale governo.

In previsione delle europee, un accordo con Forza Italia sembrava quasi fatto. Del resto i due partiti condividono l’appartenenza alla medesima coalizione a Roma e al medesimo gruppo politico a Strasburgo. Qualcosa però è andato storto. Nei giorni scorsi, sono stati gli stessi leader di Noi Moderati ad annunciare una corsa in solitaria alle europee. Il coordinatore Saverio Romano, ex ministro dell’agricoltura, Maurizio Lupi e Giovanni Toti, quest’ultimo presidente della Regione Liguria, hanno messo in moto la macchina per presentare una propria lista con un proprio simbolo nel voto di giugno.

Tutti e tre i nomi più noti del partito saranno in corsa, almeno stando alle più recenti dichiarazioni dei diretti interessati. Anche perché occorre piazzare tutti i potenziali “campioni di preferenze” per arrivare al 4%, la soglia minima fissata dalla legge elettorale per entrare all’interno del parlamento di Strasburgo.

Sul perché Noi Moderati e Forza Italia non siano riusciti a stringere un accordo circolano al momento solo speculazioni. Tra queste, anche la voce secondo cui il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, era disposto ad accogliere gli alleati a patto però che la loro candidatura rimanesse sotto le insegne del partito fondato da Berlusconi. Maurizio Lupi intanto, nelle scorse ore ha negato screzi con lo stesso Tajani: “Nessuna spaccatura con Forza Italia – si legge nelle dichiarazioni raccolte da AgenziaNova – con Tajani dialoghiamo perché apparteniamo alla stessa famiglia popolare europea”.

L’Udc alle europee in campo con la Lega

L’altra grande sorpresa, sul fronte dei moderati di centrodestra, riguarda l’alleanza siglata tra l’Udc e la Lega. Anche in questo caso, la collocazione pronosticata alla vigilia del voto era legata a un’intesa con Forza Italia. Il partito centrista infatti sembra essere molto lontano dalla soglia del 4% e, al pari degli azzurri e di Noi Moderati, in Europa è collocato nel gruppo dei popolari.

Il leader dell’Udc, Lorenzo Cesa, ha invece scelto una strada diversa. Non è ben chiaro se per un diniego da parte del partito di Tajani oppure per mere ragioni di calcolo elettorale. I rappresentanti dello scudo crociato saranno “ospitati” nelle liste della Lega, creando così un potenziale paradosso: in caso di elezione di membri dell’Udc, questi ultimi andranno a rinforzare la pattuglia dei popolari in Europa a scapito invece di Identità e Democrazia, il gruppo a cui appartiene il Carroccio. Al momento, l’unico candidato certo per l’Udc è lo stesso Cesa, il quale potrebbe trovare posto nella circoscrizione sud, anche se non ci sono conferme in tal senso.

Tra sogni e veti: ancora in alto mare la lista “Stati Uniti d’Europa”

Se i moderati di destra appaiono quindi divisi, non va meglio nel campo progressista. A tenere banco è soprattutto la spaccatura tra Carlo Calenda, leader di Azione, e Matteo Renzi, a capo di Italia Viva. I due, dopo essersi presentati assieme alle politiche del 2022, sono presto entrati in contrasto fino ad arrivare alla scissione dei gruppi parlamentari. Entrambi i partiti però fanno parte della stessa famiglia europea, quella cioè dei liberali di Renew. Famiglia che fa capo in Francia al partito del presidente Emmanuel Macron, diretto interessato alla querelle italiana.

Sia Azione che Italia Viva appaiono infatti sotto il 4% nei sondaggi, una corsa in solitaria di Calenda e Renzi metterebbe fuori gioco entrambi. Il rischio, per il capo dell’Eliseo, è di vedere il proprio gruppo europeo senza rappresentanti italiani. C’è però una terza carta che i moderati di centrosinistra potrebbero giocare, quella cioè di +Europa. La formazione, guidata da Emma Bonino, fa anch’essa parte di Renew e potrebbe spingere per un’unica lista in grado di accorpare tutti e tre i partiti.

Proprio Emma Bonino ha convocato per il prossimo 24 febbraio, così come sottolineato su ilSole24Ore, un’assemblea sugli Stati Uniti d’Europa. Un progetto che potrebbe dare anche il nome a un unico listone dei moderati di Renew. Se da Italia Viva, tramite Maria Elena Boschi, hanno fatto sapere di essere disponibili, veti invece sono arrivati da Carlo Calenda: quest’ultimo, dopo l’esperienza unitaria in parlamento con Renzi, non sembra aver voglia di attuare nuovi progetti con l’ex presidente del consiglio.

I possibili candidati in Renew

Se Emma Bonino dovesse riuscire a ricucire lo strappo tra Calenda e Renzi, la lista unica di Renew in Italia non avrebbe “big” in campo. Non si candiderebbe cioè nessuno dei tre leader di partito, inclusa la stessa Bonino. E inclusi, probabilmente, anche Federico Pizzarotti e Benedetto Della Vedova. Il primo, noto in passato per essere stato sindaco di Parma tra le fila del Movimento Cinque Stelle, è presidente di +Europa ed è favorevole a un accordo con Calenda senza il coinvolgimento di Renzi. Il secondo invece, tra gli esponenti più in vista del partito, vorrebbe chiudere un’intesa anche con Italia Viva.

In caso di mancata lista unica, le carte sarebbero inevitabilmente destinate a rimescolarsi. Con i big nuovamente in campo per provare a far raggiungere alle rispettive liste la soglia minima per accedere alla ripartizione dei seggi. Lo stesso Pizzarotti, segnalano voci non confermate di corridoio, potrebbe correre con Azione nel nord est. Il partito di Calenda starebbe pensando anche alla candidatura di un eurodeputato uscente, eletto cinque anni fa con il Movimento Cinque Stelle: si tratta di Fabio Massimo Castaldo, il quale ha annunciato il passaggio ad Azione il primo febbraio scorso. Per lui sarebbe pronto un posto come candidato nella circoscrizione dell’Italia centrale.