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Due per mille dei record (anche se non lo versa mai nessuno)

Due per mille dei record (anche se non lo versa mai nessuno)

Perché leggere questo articolo? Il 2023 è stato l’anno della miglior raccolta di sempre per il contributo pubblico ai partiti. In Italia continua a regnane incontrastato il Pd (oltre 8 milioni di 2 per mille). Ma negli anni il distacco si è accorciato. Certo, c’è chi come Forza Italia se la passa piuttosto male. 

Il 2023 è l’anno dei record per il contributo pubblico ai partiti. Piovono soldi sulle formazioni politiche in Parlamento grazie alla dichiarazione dei redditi dei contribuenti. Un milione e settecentomila italiani hanno scelto di destinare una somma ai partiti. Un numero importante, che andrebbe però un pochino ridimensionato se si tiene conto che ci paga le tasse sono 41 milioni e mezzo di persone. Quasi 40 milioni di italiani si sono guardati bene di versare il Due per mille. Il che rende abbastanza bene l’idea dell’affezione del nostro Paese per il contributo pubblico ai partiti.

I dati sul Due per mille

Il Due per mille si basa sulla dichiarazione dei redditi è quella del 2023, con riferimento all’anno di imposta 2022 e così come indicato dal Dl 149/2013 , partecipano alla destinazione del 2 per mille solo i partiti il cui statuto è stato valutato – dalla Commissione di garanzia degli statuti per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici in regola con le disposizione previste dall’art.3 della già citata legge di riferimento.

Il borsino storico del Due per mille

Quella del finanziamento pubblico ai partiti è una storia travagliata, che segue tutto l’arco repubblicano. Un amore non corrisposto, ma che dopo ricorsi e tre pronunce della Corte Costituzionale, continua ad essere vitale per la sopravvivenza della nostra democrazia (almeno quella parlamentare). Dal 2014, ai contribuenti è gentilmente offerta la possibilità di destinare il Due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche al finanziamento di un partito politico all’atto di presentazione della sua dichiarazione dei redditi.

Al partito democratico spetta la fetta più grossa: oltre 8 milioni di euro. E i Dem aumentano le loro risorse rispetto allo scorso anno quando avevano portato a casa 7 milioni e 346 mila euro pari al 33,24 per cento delle scelte. Quest’anno le scelte per il Pd sono state il 30,4%. Una cifra che risulta quasi irrisoria se confrontata con quella dell’ultimo finanziamento pubblica statale del 2008 per oltre 180 milioni. Ma decisamente superiore ai 5 milioni e 300mila euro del primo Due per mille del 2015.

A destra c’è chi sale e chi scende

Lo strapotere a destra di Fratelli d’Italia è anche economico. Giorgia Meloni celebra un nuovo boom per il suo partito, a differenza della Lega che continua a perdere il sostegno degli elettori. E quindi vede calare le risorse. Secondo i numeri diffusi dal Mef, FdI ha incassato un totale 4 milioni e 800mila euro staccando gli alleati: rispetto ai precedenti dodici mesi l’impennata è stata di 1,7 milioni di euro grazie a 347.978 scelte valide (le somme del 2 per mille vengono attribuite in base al valore della dichiarazione dei redditi). Per Meloni è il consolidamento della seconda posizione nella graduatoria. Pensare che nel 2015 il partito – nato da poco meno di tre anni – otteneva solamente 475mila euro. Le entrate sono decuplicate in dieci anni.

Conteggio ancora negativo per la Lega per Salvini premier (Lsp), a cui viene assegnato un milione e 100mila euro, perdendo per strada circa 106mila euro in confronto all’anno precedente. Nemmeno nelle roccaforti elettorali ha resistito: in Lombardia, Meloni ha più che doppiato Salvini, in Veneto il risultato di Fratelli d’Italia è quasi il triplo di quello della Lega. Un segnale arriva dai territori: la “vecchia” Lega Nord, il Carroccio di Umberto Bossi, porta a casa comunque 439mila euro. Un nucleo di affezionati al logo storico, che non hanno accettato la svolta salviniana.

Il tracollo del Due per mille di Forza Italia nel primo anno senza il Cavaliere

Forza Italia, nell’anno della morte di Silvio Berlusconi, migliora rispetto al recente passato, incassando 618mila euro. Una soglia che non raggiungeva da tre anni. Dal punto di vista economico l’impatto è minimo, ma quei circa 50mila euro sono utili in termini di immagine. Per segnalare una FI ancora capace di attrarre. Resta però un problema strutturale del partito che fu del Cavaliere: un debito di oltre 90 milioni contratto con la famiglia Berlusconi. Alle casse di Forza Italia non fa certo agio il crollo dei finanziamenti. Gli azzurri sono passati dai 206 milioni di euro al Polo delle Libertà nel 2008, ai miseri 600mila euro di quest’anno.