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Carlo Calenda e Matteo Renzi, divorzio alla Italia Viva

Carlo Calenda e Matteo Renzi, divorzio alla Italia Viva

La storia del rapporto tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, i leader del Terzo Polo, sembra sceneggiata da Ingmar Bergman. Sarebbero perfetti protagonisti di un remake, in chiave politica – poco svedese, molto italiana – di Scene da un matrimonio.

Calenda e Renzi, la debacle alle regionali in Lombardia, Lazio e Friuli

Come i due sposi della serie, che litigano continuamente e si rallegrano dei battibecchi di un’altra coppia, credendosi così solidi e uniti, l’ex premier e “il Churchill dei Parioli” (grazie Dagospia per lo splendido epiteto), hanno continuato finora a mostrare un’unità soltanto apparente. Che ha avuto un minimo successo alle ultime amministrative, che ha fallito all’appuntamento con le regionali sia in Lazio sia in Lombardia. Presentandosi senza alleati, con Moratti candidata, al nord, e appoggiando nella capitale il Partito Democratico. Un doppio binario fallimentare a cui si è aggiunta, più di recente, la debacle in Friuli dove la coppia non ha raggiunto la soglia di sbarramento. Finora i due hanno navigato con le proprie sigle: Azione per Calenda, Italia Viva per Renzi, titoli che hanno garantito loro la giusta dose di protagonismo e egocentrismo.

Renzi direttore del Riformista, i dubbi di Richetti

Ora, appena si parla di unificare i movimenti sotto un unico cappello, spuntano le crepe. Da cui fuoriescono veline anonime, spie di un malessere generale alla vigilia di un congresso voluto dallo stesso Calenda. Che ha chiesto e ottenuto un passo indietro di Renzi.
Ma l’ex sindaco di Firenze si è subito messo su un piedistallo: quello di direttore de Il Riformista. “Che Matteo Renzi faccia il direttore del Riformista è una notizia per i lettori del Riformista, non per gli elettori del Terzo Polo”, aveva commentato, dopo l’annuncio della direzione, Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera. Per poi rincarare le dose e evidenziare i dubbi sulla veste giornalistica – senza essere iscritto all’Ordine – di Matteo Renzi: “Uno deve decidere se nella vita fa politica o informazione. Quando telefona Renzi mi parla del partito o mi intervista per il Riformista? Il Terzo Polo è forte se è un progetto chiaro per tutti: per Azione, Italia Viva, i liberali, i cattolici, i repubblicani. Noi stiamo facendo questa cosa e sono fiducioso”.

Calenda e Renzi, “tatticismi” e polemiche dopo l’annuncio della direzione del giornale

Una mossa, quella del leader di Italia Viva, letta come un disimpegno politico. Anche se Renzi aveva rassicurato dalla sua Enews: “Molti mi scrivono preoccupati: ma è vero che ti stai disimpegnando? Risposta: sono e soprattutto sarò più impegnato di prima per una battaglia culturale, educativa e politica”. E aveva rimandato al 10 giugno, data scelta per l’Assemblea nazionale, per “discutere di tutto”. La miccia della tensione era stata però già accesa. Da Azione hanno visto dei “tatticismi” da parte delle truppe renziane. Il fuoco è divampato, in particolare, dopo la faccenda del giornale, attualmente diretto da Pietro Sansonetti. E oggi la nube ha avvolto la cronaca politica.
“Dopo l’ennesimo attacco di Calenda e Richetti, Renzi ha chiesto ai suoi di non fare polemica: abbiamo accettato tutte le richieste di Azione”, fanno sapere da Italia Viva. “Tesseramento, tempi del congresso, mio passo indietro, nome di Calenda sul simbolo, soldi. Adesso andiamo avanti e si faccia il partito unico e il congresso”.

 

Calenda: “La prospettiva di un partito dei liberal-democratici aperto e inclusivo resta l’unica utile al paese”

“La prospettiva di un partito dei liberal-democratici aperto e inclusivo resta l’unica utile al paese”, dice Calenda, per poi aggiungere: “Va perseguita seriamente e rapidamente con i soggetti realmente interessati. Polemiche da cortile non ci interessano e non vi prenderemo parte”. “Non c’è nessun tatticismo di Italia Viva. Abbiamo deciso di fare un congresso democratico in cui ci si confronti a viso aperto e non con le veline anonime”, si legge in una nota dei portavoce nazionali di Italia Viva, Alessia Cappello e Ciro Buonajuto. “Ci sono le date già fissate, ci sono le regole decise da Calenda comprese quelle sul tesseramento, ci sono i gruppi di lavoro con i nomi già decisi, c’è il comitato politico. Noi siamo pronti al congresso che Calenda ha chiesto di fare. E ci mettiamo nome e cognome. C’è qualcuno che cambia idea una volta al giorno, ma quel qualcuno non siamo noi. Quanto a Renzi: gli è stato chiesto di fare un passo indietro, lo ha fatto. Adesso possiamo fare il congresso democratico anziché inviare veline anonime?”.

Calenda e Renzi verso il congresso, Carfagna pronta a lasciare?

Insomma, da un lato e dall’altro viene sbandierato l’interesse per un’assemblea nazionale con tutti i crismi: tesseramenti, gruppi di lavoro e, naturalmente, sfide tra correnti.  La vera ragione per cui Carlo è impazzito è che ha capito che qualcuno di noi vuole candidarsi contro di lui”, attaccano i renziani, che continuano a fare il nome di Luigi Marattin quale possibile avversario del leader di Azione nella corsa alla segreteria del partito unico. Non solo. “Azione potrebbe perdere pezzi: Carfagna potrebbe lasciare“, è la previsione di chi vede l’ex ministra del Mezzogiorno “pronta a tornare in FI”.  E, tra gli argomenti del litigio, non possono mancare gli aspetti economici: “Il nodo è che Renzi, tornato a fare il segretario di IV, non vuole scioglierla e non vuole destinare il 2×1000 al nuovo partito. Il ragazzo sui soldi non scherza”, è l’accusa di Azione,  che però viene respinta al mittente dai renziani: “Sciocchezze”. 

Intanto Maria Elena Boschi prova a gettare acqua su un incendio che sembra indomabile: “Leggo polemiche dentro il Terzo Polo. Mi dispiace. Abbiamo scelto di fare un partito unico e abbiamo già definito le date. Noi non cambiamo idea e lavoriamo in questa direzione”. Ma le strade si fanno tortuose.