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Se Renzi si dà al giornalismo la politica può stare serena

Matteo Renzi

Perché leggere questo articolo? La notizia dell’arrivo di Matteo Renzi alla direzione del quotidiano Il Riformista ha lasciato sorpesi molti commentatori e addetti ai lavori della politica. Si sono scatenate molte speculazioni sui motivi della svolta. Ma un dato è certo: se Renzi passa alla carta stampata, vuol dire che la politica naviga in una palude. Per le opposizioni si prevede una lunga “traversata nel deserto” contro una maggioranza che sembra inscalfibile.  

Politica, stai serena“. L’espressione indirizzata da Matteo Renzi all’allora premier Enrico Letta prima della caduta del suo governo, propiziata proprio dall’ex rottamatore, è ormai un vero e proprio marchio di fabbrica. Tanto che Renzi l’ha ripetuta, scherzosamente, anche rivolta a Piero Sansonetti, direttore uscente del Riformista, durante la conferenza stampa in cui i due hanno annunciato la nomina del leader di Italia Viva alla direzione del quotidiano di proprietà dell’imprenditore Alfredo Romeo.

Con Renzi fuori la politica “sta serena”

L’ex presidente del Consiglio parla in modo faceto a Sansonetti, ma sembra rivolgersi seriamente allo scenario politico che lo circonda. Una notizia, quella dello sbarco di Renzi nel mondo della carta stampata, preceduta di qualche giorno dalle dichiarazioni in cui il senatore del Terzo Polo annunciava urbi et orbi “una pausa” dalla canea della politica pura. Un passo di lato, anzi un vero e proprio passo indietro.

Ma perché Renzi ha scelto di fare il direttore di giornale? È questa la domanda che agita il Palazzo e interroga gli osservatori politici. Insomma, che c’è dietro? Se c’è una cosa che tutti gli addetti ai lavori riconoscono all’ex segretario del Pd è la scaltrezza, l’astuzia, la capacità di reinventarsi al momento giusto.

L’approdo di Renzi al Riformista e il ristagno della politica

E così l’approdo di Renzi nell’universo del giornalismo, letto in controluce, ci restituisce l’immagine di una politica bloccata. Di un dibattito stagnante. Meloni, stai serena, ma stavolta nel vero senso della parola. “Renzi ha capito che non c’è verso di fare opposizione a un governo solido e ormai si è convinto del fallimento del progetto Terzo Polo”, spiega a True-News.it una fonte parlamentare di maggioranza.

Il Giamburrasca di Rignano preferisce fare il fantasista. Tra conferenze all’estero, giornali, società di consulenza. Il senatore e leader di Italia Viva, ormai diventato esperto di colpi di mano parlamentari, non intravede spiragli per giochi di Palazzo. Meglio dedicarsi ad altro, attendendo tempi migliori. Che non sembrano imminenti, visto che anche il prossimo appuntamento politico con le Europee del 2024 non parrebbe foriero di stravolgimenti eclatanti sulla tenuta della maggioranza di destra.

Un’opposizione inoffensiva che snobba Renzi

Se Azione e Italia Viva non decollano, le altre minoranze non versano in una situazione migliore. Il Pd di Elly Schlein si è radicalizzato e continua ad avvilupparsi in involuti dibattiti interni. Dalle travagliate scelte dai capigruppo al parto che ha concepito la nuova segreteria, fino alle polemiche di Schlein contro i cacicchi locali, a partire dal governatore campano Vincenzo De LucaE il M5s? I grillini, tallonati a sinistra dal Pd, sembrano a corto di argomenti. La cancellazione del reddito di cittadinanza e del Superbonus, alla lunga, toglierà linfa vitale al dinamismo populista di Giuseppe Conte.

Dunque Renzi si è tirato fuori dalla palude. L’immobilismo è dimostrato anche dalla mancata volontà degli esponenti del Pd di commentare l’ultima trovata dell’ex rottamatore. “Non commentiamo le scelte professionali di Renzi, non diamogli importanza”, spiega un autorevole esponente del Nazareno, che però non vuole esporsi.

Renzi si tira fuori dalla traversata nel deserto

I dem risparmiano al neo direttore del Riformista pure l’accusa di avere disertato nella battaglia politica contro il governo di Giorgia Meloni. D’altronde tutti sanno che il vasto e composito fronte progressista ha davanti a sé una vera e propria traversata nel deserto. Al momento non c’è una coalizione compatta in grado di fronteggiare il centrodestra di governo. Pd, M5s e Carlo Calenda si muovono in ordine sparso. Ma c’è di più: il sistema elettorale delle prossime europee del 2024 scongiura le aggregazioni. Quindi tutti correranno da soli e contro le altre forze di opposizione. Ognuno per sé, Renzi compreso.