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Beppe Sala, il cacciatore di teste

Beppe Sala, il cacciatore di teste

di Francesco Floris

Gli assessori? Verranno scelti in base al numero di preferenze. È stato chiaro Beppe Sala con i suoi durante le riunioni riservate di lista: chi porta più voti, potrà avanzare richieste. Anche rispetto alle deleghe di peso in giunta. Nella lista del sindaco di Milano, neo iscritto ai Verdi, nessuno può dire di avere un posto al sole garantito in caso di riconferma. Nemmeno gli assessori uscenti come Roberta Guaineri e Gabriele Rabaiotti.

Ora però la cavalcata dell’ex manager di Expo verso un secondo mandato a Palazzo Marino, che pare trionfale e incontrastata, deve fare i conti con la realtà: e la realtà è che, per ora, mancano i nomi per riempire le caselle. La lista Sala non è un partito e trovare 200 nomi in quattro mesi non è gioco da poco. Così è stato chiesto a ognuno dei “big” del sindaco di mettersi in proprio e fare scouting. Tutti devono portare almeno due nomi a testa spendibili nei Municipi di Milano, lì dove i voti si prendono e le campagne elettorali si vincono. Questo il compito che tocca alle sei “teste” di peso della lista Sala: il consigliere comunale e manager di Intesa San Paolo-Imi esperto di materie prime Emmanuel Conte (probabile futuro assessore al Bilancio in caso di vittoria), la giovane praticante avvocato Martina Riva, l’assessore allo Sport Roberta Guaineri, quello alle politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti, l’ex presidente delle Acli Paolo Petracca e il presidente del Muncipio 8, Simone Zambelli.

Obiettivo? Vampirizzare il Partito democratico. Tanto quanto basta a ribaltare i rapporti di forza interni alla coalizione. A cosa puntano? Dai loro calcoli vogliono arrivare al 10-12% dei voti. Un soglia che dovrebbe bastare. Nella consapevolezza che le numerose liste civiche che stanno nascendo in vista delle comunali del 10-11 ottobre 2021, rischiano di fare il gioco delle più larghe coalizioni: chi “buca” e non porta a casa nemmeno un consigliere comunale, di fatto “regala” i propri voti vedendoli spalmati sul premio di maggioranza.

Nel frattempo per Beppe Sala c’è da affrontare gli ultimi mesi di mandato stando attenti a non fare errori che possano resuscitare il centrodestra a Milano. In primis c’è da risolvere la grana alleanze: con i Cinque Stelle o con i moderati e riformisti di Italia Viva, Azione, Alleanza civica, + Europa? Con il quadro attuale le due ipotesi si escludono a vicenda ma bisogna vedere quale sarà la strategia dell’intero centrosinistra per le amministrative e se a Milano varrà, come sempre, il rito ambrosiano per cui le alleanze che si stringono a Roma sotto la Madonnina non valgono alla stessa maniera.

Secondo nodo da risolvere. Se, come parrebbe ormai da giorni, Pierfrancesco Maran è destinato a un incarico di peso al Ministero alle Infrastrutture e dei Trasporti nonostante l’opposizione della Lega e di Alessandro Morelli, c’è subito da trovare un sostituto che guidi l’Urbanistica milanese per sei mesi. Il nome potrebbe essere quello di Filippo Barberis, capogruppo Pd a Palazzo Marino, tentato ma anche dubbioso sul fungere da assessore-ponte proprio mentre impazza la campagna elettorale. L’ipotesi più naturale sarebbe quella di chiamare Bruno Ceccarelli, il Presidente della Commissione Urbanistica del Comune.