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Angelo Bonelli, quando il verde si addice a tutte le poltrone

Sardegna, Bonelli (Verdi): "Noi decisivi, ora transizione al centro" AVS Europee

Ad Angelo Bonelli, uno dei due portavoce di Europa verde, bisognerà forse che qualcuno ricordi la parabola evangelica della pagliuzza e della trave. Perché l’essere un bambino viziato da rieducare, accusa che Bonelli ha rivolto a Carlo Calenda, potrebbe risultare meno grave di essere “annebbiato dalle proprie fobie e dall’ansia di sedere nuovamente, con qualsiasi alleanza, su una poltrona istituzionale”. E a lanciare gli strali non è stato il leader di Azione; che ha sciolto il patto elettorale firmato con il Pd proprio per la presenza nella coalizione di Bonelli e di Fratoianni di Sinistra italiana.

Bonelli, “lo smemorato di Ostia”

No. Le accuse a Bonelli erano contenute in una lunga lettera. Correva il 2013 e recava in calce la firma di Francesco Emilio Borrelli, Responsabile regionale dei Verdi della Campania, di   Gianluca Carrabs, dell’Esecutivo Nazionale della formazione ambientalista, e di Walter Caporale, Consigliere regionale dei Verdi in Abruzzo.

Dal testo della lunga lettera, che fu pubblicata da Panorama e che è ancora disponibile sul sito del settimanale, Angelo Bonelli viene descritto come “lo smemorato di Ostia che con insulti e bugie cerca di nascondere il suo totale fallimento politico e umano degli ultimi quattro anni”.

Urca! Cosa poteva aver combinato di tanto grave lo storico esponente dei Verdi. 60 anni, romano di nascita, che alle ultime elezioni europee, quelle del 2019, nel suo curriculum raccontava che dal 2014 vive in Trentino con la compagna Chiara e la figlia Viola?

Bonelli, professione attivista

L’impegno civico di Angelo Bonelli inizia nelle associazioni  ambientaliste e nei Verdi nel 1988. Nel 1990 il suo primo incarico pubblico: viene eletto Consigliere nella XIII circoscrizione del Comune di Roma, Ostia, per diventare tre anni più tardi presidente della stessa circoscrizione. Quattro anni prima del “j’accuse” dei suoi compagni di partito, nel 2009, era stato eletto presidente della federazione  dei Verdi, diventandone il coordinatore nazionale.

Addentrarsi nella storia dei Verdi in Italia è un po’ come essere catapultati in una serra (potrai anche avere le conoscenze di base di botanica, ma è assai improbabile che tu riesca a distinguere tutte le piante del vivaio). Oggi Europa Verde, un tempo Sole che ride, ci sono stati anche i Verdi Arcobaleno, che nacquero dalla confluenza in un unico contenitore politico dell’area ecologista di Democrazia proletaria e di esponenti dei Radicali, tra i quali Francesco Rutelli.

Bonelli, “debolezza caratteriale e scarsa tenuta psicologica”

Unico dato certo è che in Italia i Verdi non hanno mai avuto le fortune elettorali dei loro omologhi tedeschi, ad esempio, anche se hanno espresso un ministro, Alfonso Pecoraro Scanio,  presidente della Federazione dei Verdi dal 2 dicembre 2001 al 19 luglio 2008 (prima alle politiche agricole e forestali nel governo Amato II e poi con la delega dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare nel governo Prodi).

Fate attenzione alle date. E’ il 2009 e Bonelli ha preso in mano le redini dei Verdi succedendo a Pecoraro Scanio (oggi docente universitario). E che cosa fa? Dopo essere stato per anni il suo “principale collaboratore, sostenitore e beneficiario” , “tanto da ottenere”, si legge nella lettera del 2013, proprio grazie a Pecoraro Scanio, “molti incarichi. Fino addirittura a essere indicato nel 2006 capogruppo alla Camera, nonostante la perplessità dei deputati e di tanti di noi a causa della sua debolezza caratteriale e tenuta psicologica”, attacca il suo mentore e predecessore.

Non sono stilettate quelle che i tre esponenti Verdi rivolgono ad Angelo Bonelli, ma vere e proprie randellate, che di rigo in rigo aumentano in frequenza e forza.

“Bonelli ha sempre vissuto di incarichi politici”

“Dimentica (Bonelli, ndr) anche che, mentre cerca di ergersi a improbabile moralizzatore, che ha sempre vissuto di incarichi politici. E che nessuno di noi gli ha mai rinfacciato la triste vicenda delle centinaia di migliaia di euro spesi dal suo monogruppo alla Regione Lazio, un fatto che ci ha visti associati sui media allo scandalo dei rimborsi facili che ha travolto la presidente Polverini”.

In effetti, ad Angelo Bonelli, diploma di geometra in tasca, è difficile attribuire una vera e propria professione, tanto che perfino la sterminata fantasia degli autori di Wikipedia non è riuscita ad andare oltre la definizione di “attivista”.

E attivo, pro domo sua, è riuscito sempre ad esserlo. L’unica sua rinuncia è stata quella al posto di consigliere comunale in Campidoglio, preferendo lasciare lo scranno nel consiglio comunale della Capitale e tornare a fare il presidente di circoscrizione ad Ostia, per proseguire il lavoro di demolizione di ville abusive in aree vincolate e liberare il litorale dal cemento.

Il più grande cruccio di Bonelli

Battaglie che, come ricorda lui stesso, gli hanno procurato le minacce delle organizzazioni  criminali di stampo mafioso, “che incendiarono prima la mia macchina e poi la casa dove vivevo. Nel 2016 sconosciuti lasciarono di fronte la porta della mia casa  un cuore ed un fegato”.

Eletto Consigliere regionale del Lazio, diventa Assessore all’Ambiente e alla cooperazione tra i popoli, carica dalla quale si dimette dopo l’elezione alla Camera nel 2006. E’  presidente del gruppo parlamentare dei Verdi  tra il 2006 e il 2008.

Il cruccio più grande di Bonelli è solo quello confessato in una intervista al settimanale Vita nel 2010, anno in cui il leader di Europa Verde fa uno sciopero della fame di ben 34 giorni per attirare l’attenzione della politica sui temi ambientali: “Mai invitato a un talk show, di destra o di sinistra”, lamenta. “Il guaio”, aggiunge, “è che le avevo tentate tutte. Avevo scritto per ben due volte ai principali direttori di rete e dei tg per chiedere attenzione sui temi ambientali e sul progetto politico dei Verdi. Risultati, zero”.

Attivista a domicilio

Bonelli, attivista anche a domicilio, molti anni prima che il mondo fosse invaso da food delivery e riders (nel 2012 si candida anche a sindaco di Taranto per condurre una battaglia contro l’inquinamento da Ilva, prendendo il 12% dei voti), ha l’abitudine di candidarsi ovunque, “pur di avere un minimo di visibilità e ottenere una poltrona”, lo accusano gli altri Verdi.

Riportiamo sempre dalla famosa lettera del 2013: “Si è impegnato nella battaglia insensata contro il Pd candidandosi da solo, come unico verde in posizione eleggibile, e senza alcun confronto democratico dentro le liste bloccate di Antonio Ingroia, raccattando poi nei territori ex esponenti di Forza Italia o personaggi privi di ogni radicamento politico ed elettorale come “riempilista” scartando invece gli storici militanti ed esponenti del Sole che ride, del mondo ambientalista e chiudendo le porte a qualisasi esponente del  popolo animalista. Uno sconcio”.

Un passo avanti

Oggi Bonelli dice che “sarebbe utile fare un passo in avanti”, verso la redazione di un programma unitario con il Pd. “Con il Pd – ha spiegato Bonelli  a Radio24– abbiamo votato insieme contro la tassonomia europea. Che prevedeva l’introduzione del gas e del nucleare nel regolamento per i finanziamenti; o sul ‘Fit for 55’, il piano verde che dà obiettivi climatici stringenti. Penso che se si facesse uno sforzo in quella direzione sarebbe utile. E la questione climatica potrebbe essere il collante perché è strettamente connessa alla crisi economica”.