In Lombardia 50mila utenti in carico ai servizi. Il consigliere relatore della Legge: “Un modello per tutta Italia”

di Francesco Floris
“Una legge lombarda che diventi un riferimento per tutta Italia”. Sintetizza così Emanuele Monti, consigliere regionale della Lega, i cinque concetti che ispirano la nuova Legge sulle dipendenze patologiche e il sistema di intervento di Regione Lombardia: percorsi specifici per i minori; prevenzione per agire sulla domanda; risorse economiche; reinserimento sociale lavorativo; e infine ricerca.
A colpire però è la descrizione dell’utente medio: in prevalenza maschio (80%), con età intorno ai 40 anni.
I 20 articoli del testo vertono su vari aspetti: da quelli relativi alle risorse economiche, passando per la governance sanitaria fino a quelli che si potrebbero definire di “approccio culturale”.
Sul piatto ci sono 159,8 milioni di euro già stanziati da Regione, di cui 93,3 milioni per i servizi ambulatoriali per Dipendenze patologiche, pubblici e privati, e altri 66,5 milioni per i servizi residenziali e semi residenziali come le comunità di recupero. Ma dal 2022 le risorse saranno aumentate di altri 16,5 milioni di euro da destinare in particolare ai servizi (ambulatoriali e residenziali) e al finanziamento di progetti di ricerca. I capitoli sul reinserimento lavorativo e sociale toccano invece altri ambiti e quindi capitoli di spesa di Regione Lombardia. Ma una stima della Commissione Sanità e Politiche sociali parla di 250 persone che si potranno prendere in carico nel 2021 con una spesa, calcolata in base ai costi standard, di 500mila euro reperibili fra le risorse della Dote Unica Lavoro e Garanzia Giovani.
Fra i principali nodi che la riforma vuole toccare vi è quello delle nuove sostanze, sconosciute fino a pochi anni fa. “Far affiorare quell’utenza ignota ai servizi che fa uso delle cosiddette nuove droghe – dichiara il consigliere regionale della Lega –. Dai dossier che abbiamo studiato risulta una crescita del pubblico femminile verso nuove droghe chimiche o farmacologiche”. Un riferimento chiaro a quanto risulta anche nei documenti dell’Istituto Superiore di Sanità. Almeno dall’inizio del 2019, infatti, il Sistema Nazionale di Allerta Precoce ha iniziato a ricevere una serie di segnalazioni da parte dei reparti investigativi delle forze dell’ordine. Sequestri di sostanze che dalle analisi hanno portato all’individuazione per la prima volta in Italia di molecole appartenenti al gruppo dei fentanili: si tratta di una famiglia di oppioidi sintetici, potenti antidolorifici, a cui negli Stati Uniti vengono associate 30mila morti per overdose sulle 70mila ogni anno almeno dal 2016-2017, stando ai dati del Centre for Disease Control and Prevention (Cdc). Negli ultimi due anni si sono diffusi anche in Europa e in Italia. Vengono venduti come sostituti “legali” agli oppiacei illegali, al posto di o insieme a eroina e cocaina. Oppure utilizzati per produrre farmaci contraffatti. Non sempre i consumatori sono consapevoli di cosa stanno comprando. Si tratta di molecole che a volte non sono nemmeno inserite nelle tabelle del Dpr 309/90, il Testo unico sugli stupefacenti, e quindi tecnicamente non sono illegali. “Il nostro compito – chiude Emanuele Monti – è quello di reperire i finanziamenti per ricercatori e medici lombardi sul tema e lo faremo attraverso il Comitato di Indirizzo ascoltando il mondo della ricerca. Siamo l’unica regione d’Italia che farà ricerca strutturata nell’ambito delle nuove dipendenze associandole alla ricerca e lo sviluppo di un comparto farmaceutico che già oggi in Lombardia è fra i più avanzati d’Europa”.