Home Pharma Hiv, Confalone (Gilead Sciences): “Trattamenti long-acting ogni sei mesi”

Hiv, Confalone (Gilead Sciences): “Trattamenti long-acting ogni sei mesi”

Hiv, Confalone (Gilead Sciences): “Trattamenti long-acting ogni sei mesi”

Un obiettivo a “medio termine” che può cambiare la vita di molto pazienti Hiv-positivi. E una priorità “a lungo termine” sulla ricerca che invece potrebbe cambiare la storia stessa della patologia e della medicina. È Valentino Confalone, General Manager di Gilead Sciences, a tracciare i traguardi nella lotta all’Hiv. Parlando in occasione della Giornata mondiale della Lotta all’HIV, a margine de “Penso positivo. L’HIV ieri, oggi e domani”, lo scorso primo dicembre al Palazzo Pirelli di Milano, il manager della società la cui storia si intreccia da oltre 32 anni con il virus, fotografa lo stato dell’arte e racconta su quali innovazioni tecnologiche Gilead Sciences sta scommettendo per il futuro.

Hiv, gli obiettivi di Gilead Sciences

“Se oggi l’Hiv è una malattia cronica e non più acuta con i tassi di mortalità che aveva 40 anni fa, questo è proprio grazie alle innovazioni tecnologiche che ci hanno permesso di arrivare a controllare con i farmaci disponibili la patologia” in maniera “da consentire a chi è positivo di avere una speranza di vita, ma ancor più una qualità della vita, paragonabile a quella di una persona perfettamente sana”.

Hiv, “trattamenti long-acting ogni 6 mesi, benefici per i pazienti”

Il futuro? “Una delle nostre priorità a medio termine – dice Confalone a True-News – è quella di consentire anche trattamenti long-acting, ovvero che con una somministrazione addirittura semestrale diano garanzie di copertura di controllo della viremia”. Un tema particolarmente “importante per il paziente – prosegue – perché con questa tipologia di somministrazione ‘dimentica’ per sei mesi di essere Hiv-positivo e questo, per alcune tipologie di paziente, è un beneficio fondamentale”. Farmaci e trattamenti più regolari e distanziati nel tempo, quindi, più efficaci ma “soprattutto più tollerabili” e che consentano una qualità di vità elevata con successo di lungo termine delle terapie”.

Se questo è il presente e l’immediato futuro dell’industria farmaceutica alle prese con il virus dell’Hiv, il futuro a lungo termine punta tutto sulla ricerca per ottenere una cura.

Il vaccino terapeutico, il “Sacro Graal” della lotta all’Hiv

È il “vaccino terapeutico”, il “Sacro Graal” della scienza lo definisce Valentino Confalone chiarendo come “il virus dell’Hiv” sia “particolarmente complesso e muta in maniera estremamente rapida” così “il vaccino, anche quello terapeutico, è di difficile scoperta”.

Le nuove tecnologie al servizio del vaccino: virologia e machine learning

“Ma ci stiamo lavorando – aggiunge – con nuove tecnologie unendo le competenze in virologia di Gilead con quelle nel machine learning di alcuni partner nel tentativo di arrivare al vaccino terapeutico: a lungo termine la nostra priorità è quella di continuare a fare ricerca per ottenere una cura”

Prevenzione e “partnership pubblico-privato”

Nei quasi due anni della pandemia, il lavoro congiunto con le istituzioni di Gilead Sciences invece prosegue lungo l’asse della “partnership pubblico-privato”. Definito da Confalone, anche in relazione alla riforma della sanità lombarda appena approvata, come “un tema particolarmente importante nel mondo delle patologie infettive per tutto ciò che riguarda prevenzione, diagnosi accelerata e anticipata degli eventuali contagi”. “Lo si è visto ovviamente con il Covid-19 – afferma il manager – ma è gravissimo per altre patologie virologiche come le epatiti e l’Hiv”.

Diagnosi precoce, trattamento più efficace

“Il lavoro di conoscenza è fondamentale e in questo è cruciale la partnership fra associazioni, evidentemente istituzioni, aziende e comunità scientifica” perché “abbiamo molto chiaro che oggi il livello di conoscenza che c’è oggi tra i giovani sui rischi dell’Hiv è drasticamente ridotto rispetto allo storico”. Possibili soluzioni? “Continuare lavorare sui temi della formazione per ridurre le occasioni di contagio e, laddove ci fossero egualmente, diagnosticare rapidamente per avviare in maniera altrettanto rapida al trattamento chi ne avesse bisogno, aumentando così la possibilità di efficacia e successo del trattamento”.

Il caso “Fast Track Cities”, la rete globale contro l’Aids

Tra gli esempi di queste “best practice”, Confalone chiude citando il progetto “Fast-Track Cities”, una partnership globale tra municipalità di tutto il mondo lanciata in occasione della conferenza mondiale AIDS nel 2014 e che permette alle città di tutto il mondo di entrare a fare parte di una rete internazionale che offre la possibilità di condividere azioni locali per porre fine all’Aids e ad altre epidemie entro il 2030. “È un processo che abbiamo portato avanti con Comuni e associazioni con l’obiettivo di anticipare le diagnosi e fare prevenzione” chiude il General Manager di Gilead Sciences.