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Turismo alternativo: la rivincita dei luoghi abbandonati

Turismo alternativo: la rivincita dei luoghi abbandonati

Ci sono luoghi abbandonati, disabitati o dismessi, che, nonostante la loro attuale condizione di abbandono, raccontano storie, riflesso di un trascorso vitale: in questi posti si intrecciano le vicende economiche, politiche, culturali che ne hanno determinato il decadimento e le vicende personali di chi in quei luoghi ha vissuto e lavorato. Luoghi dove interrogarsi sul passato, ma soprattutto sul presente e sul futuro della nostra società. 

Spazi Indecisi

Queste vacanze di Natale e Capodanno 2022-2023 possono essere l’occasione per una gita fuori porta in Italia, alla scoperta di questi “Spazi Indecisi”. Questo è proprio il nome scelto per un progetto di “museo dell’abbandono”, avviato in Emilia Romagna nel 2010, che nel tempo si sta allargando anche ad altre regioni d’Italia.

Una mappa di luoghi dimenticati dall’uomo e dalla società per incuranza, in-cultura o perché in attesa di un utilizzo migliore, che si avviano inevitabilmente al progressivo deterioramento fisico dello spazio e all’oblio urbano, ma che possono invece innescare  processi di rigenerazione urbana leggera e temporanea.

Qualche esempio? L’ex Casa del Bimbo a Riccione, che rientra nel complesso delle ex colonie abbandonate delle società telefoniche Stipel al confine con Rimini, oppure l’ex manicomio a Genova, che, in seguito alla legge Basaglia, si è lentamente svuotato, continuando comunque ad ospitare pazienti fino al 2002, quando la struttura è stata trasferita negli edifici adiacenti, sempre nello stesso parco. 

Al di fuori di questo progetto sono comunque tanti i centri abitati che si svuotano. Proprio nel 2022 la Coldiretti ha lanciato l’allarme: nelle campagne è previsto un calo della popolazione in quasi 9 comuni rurali su 10 (86%) con il rischio abbandono che mette in pericolo il futuro dei piccoli borghi e comuni rurali diffusi lungo tutto il Paese, i quali rappresentano un patrimonio storico e culturale unico. Si stima che appena il 16% della popolazione nazionale vivrà tra dieci anni nelle campagne, dove si prevede la presenza di solo 9,5 milioni di abitanti nel 2031, mezzo milione in meno a rispetto al 2021.

Craco, set da film 

Paese simbolo dell’abbandono è Craco, in provincia di Matera, in Basilicata. A partire dagli Anni Sessanta, in seguito a una frana, è stato evacuato ed è diventato così una vera propria città fantasma, che attrae turisti e troupe cinematografiche. Un luogo magico, un po’ inquietante, dove il tempo sembra essersi fermato. Proprio per questa sua atmosfera molti registi lo hanno scelto come location per i loro film. L’ultimo in ordine di tempo? “Basilicata Coast to Coast”, film cult del 2010, di Rocco Papaleo. Ma anche Mel Gibson è venuto qui nel 2004 per girare la scena dell’impiccagione di Giuda ne “La passione di Cristo”. Nel 1979, invece, Francesco Rosi lo ha trasformato in sei cinematografico per “Cristo si è fermato a Eboli”.

L’Italia è costellata di storie di abbandono, ma anche di riscatto e rinascita ambientale, economica, sociale e turistica. Spazi rurali in preda allo spopolamento, castelli a rischio crollo, terreni industrializzati sottratti dalle mafie alla natura, paesi distrutti dal terremoto, tornano a vivere grazie a lungimiranti azioni di riqualificazione e di rigenerazione, divenendo luoghi di speciale accoglienza turistica, ma anche posti in cui abitare.

Il paese del Molise laboratorio di rinascita delle aree interne

Castel del Giudice (IS), in Molise, lo spopolamento tipico delle zone interne dell’Appennino stava compromettendo il futuro del territorio. Finché il Comune, con il sindaco Lino Gentile, chiamando a raccolta abitanti, imprenditori, istituzioni, persone legate al paese, ha dato il via ad una strategia di sviluppo sostenibile partecipata, che ha riacceso la speranza, trasformando la marginalità in un laboratorio di rinascita delle aree interne. Dapprima la scuola in disuso divenuta RSA, poi il recupero di terreni abbandonati per dar vita ai meleti biologici Melise, dove oggi nel Giardino delle Mele Antiche si coltivano frutti dimenticati, poi la rigenerazione urbana di parte del paese, ristrutturando stalle e fienili per dare origine all’albergo diffuso Borgotufi, totalmente integrato nel paesaggio e tanti altri progetti, soprattutto legati all’agricoltura sostenibile, che hanno restituito significato a Castel del Giudice.  

In Umbria, il borgo medievale salvato dal terremoto

È un viaggio nella storia quello che si vive a Borgo Campello, relais di Campello Alto (frazione di Campello sul Clitunno PG), da un passo da Spoleto e da Assisi. Il terremoto del 1997 ha distrutto parte del paese, che Vincenzo e Daniela Naschi, lasciandosi alle spalle la loro precedente vita, hanno recuperato per creare una struttura ricettiva che rispetta e valorizza l’identità del luogo. Il relais si trova dove oggi risorge l’imponente Castello che domina tutta la valle di Spoleto e che ha dato il nome all’intero abitato, essendo nella zona più antica: conserva intatta la sua struttura medievale, grazie a vari interventi di restauro, mostrandosi come tra i più caratteristici dell’Umbria. C’è, inoltre, il Convento dei Santi Giovanni e Pietro, ristrutturato dal 2011, con opere pittoriche importanti legate al periodo medievale e rinascimentale. Il Relais Borgo Campello è stato ricavato da palazzi trecenteschi, case torri e fortificazioni di pietra. Gli ospiti dimorano dove un tempo vivevano i nobili del Castello o nelle celle dei monaci del Convento. Per rilassarsi c’è una Private Spa ricavata tra antiche mura. Intorno, distese di uliveti candidati a diventare Patrimonio UNESCO con tutta la fascia che va da Assisi a Spoleto. Ma anche boschi ricchi di tartufi pregiati, da scoprire a seguito di esperti tartufai, per poi assaporare i piatti del ristorante Sapori nel Borgo.

Da cave di sabbia abusive alla prima Oasi Naturale della Campania

Il riscatto di un intero territorio si legge nella meraviglia che provano coloro che giungono a Laghi Nabi, prima Oasi Naturale della Campania, sul Litorale Domizio (CE). Qui, a Castel Volturno, c’erano 150 ettari di cave di sabbia abusive che avevano devastato la zona ed erano alla base di nuovi fenomeni di erosione e di degrado di larghe fasce di costiera. Bonificando e liberando l’area dai rifiuti, ripiantando alberi e con un enorme lavoro di riqualificazione ambientale, è sorto un luogo protetto dove la natura regna sovrana, gli uccelli acquatici si lasciano scrutare, e gli abitanti e i turisti giungono per vivere esperienze a contatto con l’acqua (tantissime le attività che si possono fare, dalla canoa al kitesurf, ma anche bici, escursioni, birdwatching, yoga) e con il prezioso ambiente circostante. I laghi sono lo scenario di un complesso turistico ecosostenibile, con le tende e lodge galleggianti del glamping (che unisce la libertà del campeggio ai servizi di un hotel di lusso), fatte di architetture removibili e in una completa immersione nel paesaggio. Orgoglio per Gino Pellegrino, uno dei proprietari di Laghi Nabi, che hanno voluto con coraggio e passione restituire alla natura e dare nuova vita agli spazi del Litorale Domizio un tempo abbandonati e maltrattati dal malaffare.

Il Museo del Mare Antico dell’Emilia sui terreni confiscati alla mafia

Prendersi cura del territorio è stata la chiave per la rinascita del Podere Millepioppi, a Salsomaggiore Terme (PR), nel cuore di Visit Emilia. Questa vasta area agricola è stata confiscata alla mafia all’interno del Parco dello Stirone e del Piacenziano e da anni ospita campi di lavoro e di volontariato dell’associazione Libera, un centro di recupero per animali selvatici e di recente il MuMAB – Museo del Mare Antico e della Biodiversità con una sezione geopaleontologica allestita nell’edificio principale del podere e una sezione naturalistica ospitata nell’ex-stalla della casa colonica.  Visitando questo speciale museo, a poca distanza dalla splendida città termale, si scoprono i processi evolutivi che raccontano della Pianura Padana e dell’antico mare che qui sommergeva tutto. Ci sono fossili e reperti che contano oltre 7 milioni di anni, canyon scavati dal torrente Stirone, coralli, conchiglie, denti di squalo, resti di balenottere. Questo territorio, da bene confiscato all’illegalità è luogo di storia e di turismo, al centro dei numerosi itinerari di Visit Emilia, la terra dello slow mix, per vivere esperienze autentiche tra natura, cultura ed enogastronomia.

Il Castello della Bassa Bresciana rinato con un restauro collettivo

Dal 1965, quando è morto il Conte Salvadego, ultimo proprietario del Castello di Padernello, il maniero della Bassa Bresciana ha intrapreso il suo declino. Nel 2002, il crollo di parte delle cucine, fu il campanello d’allarme che richiamò la determinazione di un gruppo di abitanti e del sindaco di Borgo San Giacomo Giuseppe Lama di recuperare il castello e restituirlo alla comunità. Con Domenico Pedroni in prima linea – presidente della Fondazione Castello di Padernello -, e la collaborazione di enti pubblici, associazioni, cittadini e fondazioni, una grande opera di crowdfunding ha vinto la sfida di restaurare il maniero e renderlo fulcro di sviluppo culturale, turistico ed economico. Oggi il Castello di Padernello è luogo di visite guidate nell’arte e nella storia, di eventi incentrati sullo sviluppo sostenibile, di mostre ed esposizioni, ma anche di nuovi progetti: si sta riqualificando anche il borgo adiacente il maniero, creando scuole- botteghe artigiane di alta formazione in quella che è stata inaugurata come Cascina Bassa, e un albergo diffuso che aprirà nel 2023. Si può ancora contribuire al restauro della vita del Castello e riscrivere la storia di un borgo recuperato e rifunzionalizzato: con la quota di 100 euro, si partecipa all’acquisto condiviso di Cascina Bassa e si vive una vacanza per 2 persone.