Home Future “Raccontami di te su TikTok”: costruirsi un’immagine social, da Elodie a Bebe Vio

“Raccontami di te su TikTok”: costruirsi un’immagine social, da Elodie a Bebe Vio

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“Noi siamo quello che mangiamo”, sosteneva nell’Ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, asserendo che ciò che viene introdotto nel nostro organismo non influenza soltanto il corpo, ma anche i processi energetici, psicologici e spirituali. Due secoli dopo, nell’era della comunicazione onnipervasiva, possiamo parafrasarlo e dire: “Noi siamo ciò che raccontiamo”. Perché da tempo ormai piattaforme come Linkedin, Instagram e TikTok hanno reso evidente quanto sia importante, per gli individui come per le aziende, sapersi raccontare in maniera efficace. Lo spiega Andrea Fontana, uno dei massimi esperti di storytelling d’impresa in Italia, nel suo nuovo libro “Brand storiverso” (ROI EDIZIONI), in cui analizza le trasformazioni della comunicazione e identifica i modi più attuali di raccontare e raccontarsi come brand e professionisti.  

Storytelling sui social

«Non importa che la nostra voce sia quella di un brand, di una ONG o di una singola persona. Noi siamo una storia, anzi, un universo di storie», scrive l’autore, spiegando che “Brand storiverso” è «un invito a fare questo viaggio dentro e fuori di noi, a riscoprire come narrare i nostri sogni e progetti, per riconoscere le nostre paure e le nostre speranze; a comprendere meglio come posizionare un prodotto o a narrare con più efficacia un brand». E ancora: «È un’occasione preziosa per conoscersi e farsi conoscere, per stabilire legami duraturi con il nostro pubblico e saper mostrare e vendere, prima ancora del nostro prodotto, un’immagine di noi stessi, della nostra filosofia e del nostro modo di approcciarci al mondo».

Che cos’è lo storiverso

Come fare? Innanzitutto bisogna capire cos’è lo “storiverso”: questo termine “storiverso” indica un ambiente narrativo complesso, in cui si svolgono diverse storie interconnesse tra loro. Si tratta dell’ambiente all’interno del quale ognuno vive la propria quotidianità, declinato nella sua dimensione più narrativa. Imparare a costruire una narrazione coerente vuol dire imparare a presentarsi agli altri, coinvolgere il pubblico e generare percezioni positive, coniugando la sfera privata e quella aziendale.

Esempi reali e concreti di storiverso 

In concreto, però, cosa significa? Per capirlo si possono analizzare alcuni casi reali e concreti, non solo di brand – come Jeep, con la sua forte narrazione visiva, e Redbull, con la sua capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico – , ma soprattutto di personaggi singoli, che ci possono far capire come ognuno di noi può costruirsi un’immagine social e riuscire a coinvolgere il pubblico condividendo storie, valori e sentimenti che accomunano un ampio numero di persone. 

Elodie 

Un esempio di come si possa fare della “narrazione di sé” uno strumento di forza per crescere e raggiungere il proprio pubblico è questo post di Elodie, che «si racconta attraverso una storia di automiglioramento e di avventura: essere migliori, ma anche curiosi e scoprire il mondo. L’amore e l’accettazione sono spesso presenti in questo tipo di storie, perché sono elementi importanti della vita di molte persone. Le relazioni positive possono essere una fonte di ispirazione e di supporto per chi cerca di superare le proprie difficoltà».

 

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Vanessa Incontrada 

A definire il racconto possono essere anche quelle che Fontana chiama le spinte, ovvero le posture esistenziali con cui ci raccontiamo: sii forte, sii brava, sii bello, sii capace, sii sensibile, etc. Prendiamo il caso di Vanessa Incontrada, che «si mette letteralmente a nudo sulla copertina di Vanity Fair, raccontandosi come forte, capace e ribelle, e poi sui social scrive un post-monologo, un atto d’accusa verso una società che ingabbia le donne cercando di rinchiuderle in canoni di bellezza antiquati, mortificanti e per nulla realistici».

 

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Piero Angela

Poi ci sono i momenti universali, spesso legati a esperienze fondamentali della vita umana, come l’amore, la perdita, la gioia, il dolore, la paura, la speranza e la crescita personale. Esempio massimo in questo senso è il messaggio postumo lasciato da Pietro Angela e pubblicato sulla pagina Facebook del programma Superquark dopo la sua morte.

 

Bebe Vio

Un altro esempio interessante – ma si potrebbe proseguire a lungo con gli esempi contenuti in “Brand storiverso” – è questo post di Bebe Vio alla conclusione delle Paralimpiadi di Tokyo nel 2021, che mostra quale sia il bello delle emozioni, ovvero la loro capacità di trasformare i momenti personali della nostra esistenza in universali, in quanto vissuti non solo da noi, ma anche da altre persone.

 

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Leggere la propria vita attraverso lo storiverso

Lo storiverso, infine, è utile solo per chi vuole raccontarsi sui social? Secondo Andrea Fontana no, questo strumento non è limitato ad un’azione volta esclusivamente all’esterno, al farsi conoscere, ma può essere applicato anche nella sfera personale, come strumento di lettura della propria vita e di ciò che ci succede intorno. L’autore traccia così un legame tra il modo in cui raccontiamo la nostra storia e il nostro approccio al mondo che ci circonda, riconoscendo nella narrazione uno strumento per autodefinirsi e assumere una nuova “postura” di fronte agli eventi.

 

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L’autore


Andrea Fontana è autore di oltre sedici testi sulla comunicazione e il branding aziendale, fra cui Storie che incantano. Sociologo della comunicazione e dei media narrativi, è un pioniere della narrazione d’impresa nel nostro Paese. Presidente di Storyfactory e docente di Corporate Storytelling all’Università di Pavia, ha ricevuto il Premio Curcio alla cultura nel 2015 e alla Divulgazione Scientifica nazionale nel 2019. È anche contributor di diverse testate giornalistiche on line come FormicheGli Stati GeneraliAffari Italiani e Domani.