Home Future Contro allagamenti e bombe d’acqua nascono le “città spugna”: cosa sono e come funzionano

Contro allagamenti e bombe d’acqua nascono le “città spugna”: cosa sono e come funzionano

citta spugna

Come contrastare gli allagamenti causati da nubifragi e bombe d’acqua, che sempre più spesso minacciano il nostro territorio, causando danni economici importanti e disagi di ogni genere ai cittadini? Creando della “città spugna”, che, proprio come suggerisce il nome, siano in grado di assorbire e trattenere l’acqua in eccesso, permettendo poi di sfruttarla in un momento di bisogno successivo. Questa è l’idea alla base del progetto “Città metropolitana Spugna”, sviluppato dalla Città metropolitana di Milano insieme a Gruppo CAP, già attivo in oltre 30 i Comuni, tra cui l’ultimo in ordine di tempo è Pieve Emanuele. Un approccio innovativo, che nasce dalla collaborazione tra team interdisciplinari di esperti provenienti da diversi ambiti professionali, dall’urbanistica all’ingegneria, dall’architettura alla geologia.

Cosa sono le “città spugna”

“Questo progetto ha la particolarità di porsi un duplice obiettivo: oltre a combattere le forti piogge che sempre più spesso si abbattono sui centri urbani, evitando allagamenti ed intasamento delle reti fognarie, punta a trattenere l’acqua meteorica così raccolta per sfruttarla quando nei periodi di forte siccità si formano le isole di calore (fenomeno che determina un microclima più caldo all’interno delle aree urbane cittadine rispetto alle zone periferiche e rurali circostanti, ndr)”, spiega a True-News.it Paolo Festa, consigliere della Città metropolitana di Milano, già sindaco di Pieve Emanuele, dove proprio nei giorni scorsi sono cominciati gli interventi per la realizzazione di questo sistema di drenaggio urbano sostenibile. “Vogliamo riqualificare il territorio non solo sotto il punto di vista ambientale, ma anche urbanistico e sociale, contribuendo a rendere le città più attraenti per chi le vive, oltre a ripristinare gli ecosistemi degradati, migliorando la resilienza e la gestione del rischio idraulico-idrologico”.

Come funzionano le “città spugna”

L’idea si basa sulle cosiddette “Nature Based Solutions”, ovvero su processi naturali che sfruttano piante ed elementi vegetali per assorbire pioggia e inquinamento, prevedendo la sostituzione dell’asfalto con superfici permeabili in grado di far filtrare l’acqua e allo stesso tempo mitigare le isole di calore nel tessuto urbano.
Si tratta di un concetto relativamente recente, utilizzato dalla Commissione Europea per identificare strategie, azioni, interventi, basati sulla natura che forniscono servizi ambientali e vantaggi socio-economici capaci, qualora svolti in contesto urbano, di aumentare la resilienza delle città: aiuole, parcheggi, tetti e mura verdi, boschi urbani, sistemi di gestione alternative delle acque piovane, agricoltura urbana.

“Grazie a un finanziamento del PNRR, pari a 50.194.050 euro, entro il 2026 potremo riqualificare un’area complessiva di 530mila metri quadrati attraverso 90 interventi in 32 Comuni, che sono stati attentamente selezionati in base all’indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM, ndr)”, prosegue Paolo Festa. “Complessivamente creeremo 300mila metri quadrati di superfici verdi e metteremo a dimora 2.000 piante e 32.000 arbusti. Non solo: è stato calcolato un risparmio annuo di 126.000 kWh, che corrispondono a 11 tonnellate di petrolio in meno”. 

Città spugna: il caso di Pieve Emanuele

Il progetto di riqualificazione di Pieve Emanuele, per esempio, prevede 3 interventi su un’area totale di oltre 14mila metri quadrati, per un investimento complessivo di oltre 1,2 milioni di euro. La prima azione riguarderà piazza Allende, che sarà disconnessa della rete fognaria mediante la realizzazione di box alberati, trincee drenanti e pozzi di infiltrazione. Gli altri due consentiranno di realizzare un nuovo sistema di drenaggio della strada e del parcheggio di via dei Pini e via dei Gelsi, nei pressi della scuola primaria, basato su trincee drenanti e pozzi di infiltrazione e disconnessione dalla rete fognaria. Interventi che consentiranno non soltanto di migliorare sensibilmente il decoro urbano, ma anche un risparmio energetico di oltre 4,5mila kWh all’anno, con conseguente risparmio economico. 

“Il clima sta cambiando e, come amministratori, abbiamo il dovere di ripensare le nostre città in un modo nuovo”, dichiara Pierluigi Costanzo, sindaco di Pieve Emanuele. Il paese nei prossimi tre anni sarà interessata da un numero importante di cantieri, che ne cambieranno il volto: “Nel disegnare la città di domani sarebbe sbagliato e miope prescindere dagli aspetti ambientali: i lavori pubblici oggi hanno il dovere di ragionare in ottica green”.

“Il piano che abbiamo chiamato Città metropolitana Spugna è un ambizioso progetto strategico di drenaggio urbano che intende dare risposte concrete ai disagi che i cittadini e le nostre città stanno sperimentando sempre più di frequente, come quelli causati dagli eventi eccezionali che si sono abbattuti sul nostro territorio nel corso dell’estate e di questo autunno”, commenta Yuri Santagostino, presidente di Gruppo CAP, realtà industriale che gestisce il servizio idrico integrato sul territorio della Città metropolitana di Milano secondo il modello in house providing, garantendo cioè il controllo pubblico degli enti soci nel rispetto dei principi di trasparenza, responsabilità e partecipazione. 

Un modello anche per altri territori 

Il progetto Città metropolitana Spugna sta ricevendo molta attenzione mediatica e numerosi riconoscimenti in quanto buona pratica da seguire anche altrove, come sottolinea ancora Paolo Festa. “Per esempio, al City Vision di Padova è stato premiato il Comune di Trezzano sul Naviglio, dove è prevista la realizzazione di sistemi di drenaggio urbano sostenibile su un’area di 21mila metri quadrati. La creazione di aree verdi e l’installazione di panchine servirà a rendere più fruibile una zona in precedenza piuttosto degradata”.

La Città metropolitana Spugna è stata anche presentata alla COP 28 di Dubai, la Conferenza delle parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, su invito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “Possiamo essere un esempio, anche oltre i confini dell’Italia e dell’Europa, perché siamo tra i primi ad attuare un’iniziativa di questo tipo su così larga scala e in maniera così articolata”, conclude Festa.