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Storia di Ylenia Carrisi, figlia scomparsa di Al Bano e Romina Power

Ylenia Carrisi

Primogenita di Al Bano e Romina Power, Ylenia Carrisi è venuta alla ribalta delle cronache per la sua misteriosa scomparsa. Dagli studi al King’s College di Londra al viaggio in solitaria in Sudamerica, per la sparizione della prima figlia della famosa coppia si era pensato fosse coinvolto un trombettista di strada. Poi l’ipotesi del suicidio. Sulla triste vicenda che ha sconvolto per sempre la famiglia però non si è mai fatta del tutto chiarezza. Ma qual è la storia di Ylenia Carrisi?

La storia di Ylenia Carrisi: da Londra al Belize

Ylenia Carrisi nasce a Roma il 29 novembre 1970. È la primogenita della famosa coppia formata da Al Bano e Romina Power che già da giovane si avvicina al mondo dello spettacolo. Compare nel celebre game-show La ruota della fortuna, in qualità di valletta, recita per il grande schermo e debutta come cantante.

Intanto da ragazza Ylenia Carrisi frequenta il corso di letteratura presso il King’s College di Londra. È qui che inizia a nutrire il desiderio di viaggiare da sola, con diario e zaino spalla. Perciò, nel luglio del ’93, comunica al padre che in autunno andrà in Belize. La famiglia è appena tornata da un viaggio a New Orleans e la giovane artista intende scrivere un libro sugli artisti di strada e i senzatetto, che in America partono proprio dal Belize per arrivare nella città della Louisiana.

La ragazza perciò mette in pausa gli studi, vende alcuni oggetti personali per autofinanziarsi il viaggio e parte. Più avanti, nel periodo natalizio, il fratello minore Yari decide di andarla a trovare. Arrivato nel Belize, però, scopre che Ylenia non si trova più lì e che è già in viaggio per New Orleans, la città in cui si perderanno per sempre le sue tracce.

Ylenia Carrisi sparisce a New Orleans

Ylenia Carrisi parla per l’ultima volta con la famiglia il primo gennaio 1994. Allora lei si trova al LeDale Hotel di New Orleans e la telefonata si svolge in modo tranquillo. La chiamata precedente, invece, era stata burrascosa per via di un litigio con il padre Al Bano. Il cantante infatti era contrariato dal fatto che la figlia si trovasse nuovamente a New Orleans, città nella quale circa sei mesi prima Ylenia aveva conosciuto il trombettista di strada AlexanderMasakela, un uomo di cui i genitori non si fidavano.

Ylenia però è molto affascinata da lui, tanto da chiamarlo “il mio maestro”, e da affermare che lui le ha aperto “orizzonti intellettuali completamente nuovi”. Con lui soggiorna nell’albergo, oggi chiuso, nella stessa stanza. Proprio al LeDale Hotel la ragazza romana viene vista l’ultima volta il 6 gennaio. 

La proprietaria dichiara che Ylenia esce verso mezzogiorno lasciando quasi tutti i suoi effetti personali: zaino, appunti, passaporto, macchina fotografica, bagagli e vestiti, per non tornare mai più. Masakela invece rimane fino al 14 gennaio, giorno in cui decide di saldare i conti utilizzando gli assegni turistici di Ylenia Carrisi e servendosi del suo passaporto. I proprietari dell’hotel così chiamano la polizia, ma Masakela dichiara di non sapere dove si trova la ragazza.

Le indagini su Alexander Masakela

Poche settimane dopo, una ex fidanzata di Masakela lo denuncia per stupro, così la polizia ha il permesso giuridico di indagare maggiormente nella sua vita. Masakela viene arrestato il 31 gennaio, per poi essere rilasciato in meno di due settimane per mancanza di prove. In seguito il trombettista si dilegua dalla città.

Nel 2011 la trasmissione Chi l’ha visto? diffonde alcune testimonianze relative ad Alexander Masakela. Al programma parla un musicista che ha conosciuto di vista il trombettista e che lo descrive come “un violento e un vigliacco, uno che tratta malissimo le donne. Le usa, le violenta, le attira con i suoi discorsi, offre loro da bere e mette droga nei loro bicchieri, poi una volta stordite le violenta. A una ha fatto del male per anni, le spegneva anche le sigarette addosso“.

C’è anche il racconto di una ragazza di New Orleans, per anni vittima di violenze psicofisiche da parte di Masakela, che l’aveva tenuta rinchiusa e lontana dalla famiglia. Riguardo all’esperienza riferisce che allora non era in grado di intendere e di volere e che è possibile che lui la drogasse.

Romina Power ha sempre sostenuto che Masakela aveva fatto sparire sua figlia facendola entrare in un giro sporco simile alla “tratta delle bianche”, probabilmente dapprima drogandola e segregandola da qualche parte.

L’ipotesi del suicidio

La testimonianza da sempre considerata più attendibile è quella di Albert Cordova, guardiano notturno dell’Audubon Aquarium of the Americas, deceduto nel 2006. È lui a riferire di aver visto il 6 gennaio 1994 alle 23:30 circa una ragazza bionda gettarsi nel Mississipi.

Era seduta sulla banchina di legno con le gambe penzoloni. Bionda, carina, di età fra i 18 e i 24 anni. Indossava una giacchetta scura e un vestito con dei disegni, forse dei fiori, che le arrivava fin sotto il ginocchio. Aveva un’espressione molto triste, depressa. Guardava il fiume. In quella striscia di parco che corre lungo il fiume è proibito fermarsi di notte: la si può solo attraversare. 

Così appena l’ho vista da lontano mi sono avvicinato fino a uno, due metri. Tutto è durato non più di 30-60 secondi. Le ho detto: ‘Non puoi stare lì, devi muoverti’. ‘Non importa – mi ha risposto – tanto io appartengo comunque alle acque’ e con un balzo si è tuffata nel Mississippi. Le ho gridato di tornare indietro, ma è come se non volesse sentirmi. 

Continuava a nuotare sicura verso il centro del fiume, senza paura. Quando ho visto che si allontanava sempre di più sono corso a chiamare un agente della polizia fluviale. Insieme abbiamo continuato a urlare, inutilmente. Poi d’improvviso, forse per un crampo provocato dal freddo, ha cominciato a dibattersi, a chiedere aiuto. È andata giù una prima volta, una seconda. Un barcone di passaggio ha creato una specie di mulinello. La ragazza è andata giù di nuovo, ma questa volta non è riemersa. L’abbiamo cercata per ore, con tre motoscafi della polizia e due elicotteri. Non c’è stato niente da fare

Le indagini e le dichiarazioni di Al Bano

Cordova riconosce nelle foto recenti di Ylenia la ragazza che si è gettata dal ponte. Le indagini tuttavia non riescono a dimostrare che si trattasse effettivamente della figlia di Al Bano, e nessuno dei corpi ritrovati nel Mississippi nei mesi seguenti viene identificato come il suo. Al Bano, tuttavia, dichiara di credere al racconto del guardiano. La frase “io appartengo alle acque”, come racconta il cantante, era quella che Ylenia pronunciava sempre da bambina quando si tuffava. 

Compleanno di Ylenia, il commosso ricordo della famiglia

Il 29 novembre è il giorno del compleanno di Ylenia e nè Al Bano nè Romina Power lo hanno dimenticato. E i suoi genitori, in primis la mamma Romina, non hanno ancora perso la speranza di trovarla viva. “51 anni fa Dio mi ha consegnato una bellissima bambina – ha scritto su Instagram – intelligente e amorevole. Ma le mie braccia di madre non smetteranno mai di desiderarti e i miei occhi cercarti in un mondo senza di te è diventato privo di calore. Mia Ylenia, non smetterò mai di cercarti…”.

 

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Un pensiero, questo, condiviso anche da Al Bano con un messaggio altrettanto commovente. “Il 29 novembre 1970 nasceva a Roma la mia primogenita YLENIA… Per 23 anni l’ho vista crescere, cantare, leggere, studiare e poi il drammatico vuoto!!! La Vita ti dà… la Vita ti toglie!!! Resterai sempre nel mio cuore… da sempre pieno di TE”

 

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Anche Yari, fratello di Yleania, ha voluto cogliere l’occasione del compleanno per ricordare la sorella scomparsa.

 

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