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Roberto Saviano a processo: presunta diffamazione di Giorgia Meloni

Roberto Saviano Giorgia Meloni

È ancora scontro tra Roberto Saviano Giorgia Meloni. Il giornalista è stato rinviato a giudizio con l’accusa di diffamazione ai danni della leader di Fratelli d’Italia.

Roberto Saviano contro Giorgia Meloni: il giornalista a processo per diffamazione

Roberto Saviano sotto processo: il giornalista è accusato di diffamazione nei confronti di Giorgia Meloni, leader del partito Fratelli d’Italia. Durante una trasmissione televisiva, Roberto Saviano aveva pesantemente criticato i leader di destra. Il tema della discussione era la questione migranti e la gestione dei porti. Il giornalista era stato molto duro, e rivolse le sue parole specialmente a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni: “Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong: “taxi del mare”, “crociere”… mi viene solo da dire: “bastardi”. A Meloni, Salvini, bastardi: come avete potuto? Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così? È legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza“.

Quel “bastardi” potrebbe costar caro a Saviano: di tutta risposta, Giorgia Meloni ha sporto querela. La leader di Fratelli d’Italia aveva commentato così l’intervento di Saviano: “Sono stufa di assistere a questo disgustoso sciacallaggio da parte di Saviano. Per voi è normale che a questo odiatore seriale sia consentito diffamare (senza contraddittorio) chi non è in studio?”. Le indagini del pm, Pietro Pollidori, si sono concluse lo scorso luglio, confermando l’accusa di diffamazione. Oggi è arrivato il rinvio a giudizio da parte del gup di Roma. La prima udienza è fissata per il 22 Novembre 2022.

Il legale di Giorgia Meloni: “Mi ha puntato il dito contro, non è consono al tribunale”

Il legale di Giorgia Meloni, Andrea Delmastro delle Vedove, dopo il rinvio a giudizio di Saviano, ha raccontato un episodio accaduto in tribunale: “Mi puntava il dito in faccia dicendo ‘non vi mollo, non vi mollo’. Non credo sia un comportamento consono a un’aula di tribunale e in tanti anni da avvocato non mi è mai capitato. Il gup ha definito esorbitante, rispetto al diritto di critica politica, l’epiteto ‘bastarda’ mentre Saviano in aula ha rivendicato le sue parole“.