Home Facts Rob Reiner, la tragica morte del regista cult di Hollywood e le parole al veleno di Trump: “Era ossessionato da me”

Rob Reiner, la tragica morte del regista cult di Hollywood e le parole al veleno di Trump: “Era ossessionato da me”

Rob Reiner, la tragica morte del regista cult di Hollywood e le parole al veleno di Trump: “Era ossessionato da me”

Rob Reiner, regista di cult assoluti come “Harry ti presento Sally” e “Misery non deve morire”, e la moglie Michele Singer sono stati trovati morti sgozzati nella loro villa di Brentwood, a Los Angeles. L’orrore si è consumato tra le mura di casa, dopo una serata segnata da una discussione famigliare, e la scoperta dei corpi è avvenuta ad opera di una delle figlie, consegnando subito la scena al piú cupo dei gialli. Nel giro di poche ore, la polizia ha arrestato il figlio 32enne della coppia, Nick Reiner, con l’accusa di duplice omicidio.

La dinamica della notte fatale: indizi, hotel e confessioni

Le tracce lasciate da Nick Reiner, autore e sceneggiatore alle prese da anni con dipendenza e instabilità mentale, sembrano quelle di una fuga impossibile. Stando alle ricostruzioni, durante una festa di Natale da Conan O’Brien si sarebbe scatenato un acceso diverbio tra padre e figlio. Subito dopo, Nick avrebbe lasciato la casa per registrarsi in un hotel dall’altra parte della città, utilizzando la propria carta di credito. Testimoni descrivono Nick “sotto choc” al check-in. La stanza in cui ha soggiornato, secondo il personale dell’albergo, mostrava segni inquietanti: una doccia “piena di sangue”, una scia che partiva dal letto e una finestra coperta da lenzuola. L’arresto è avvenuto nella stazione della metropolitana di Exposition Park, distante 24 km dalla scena del delitto, con immagini che mostrano Nick ammanettato e costretto a terra dalla polizia.

Chi è Nick Reiner: tra ombre familiari e la battaglia personale

La biografia di Nick Reiner racconta una spirale difficile da spezzare. Figlio di Rob e della sua seconda moglie, Nick ha sempre oscillato tra l’ombra di Hollywood e il bisogno di una vita ordinaria. “Non era un attore da copertina, ma un autore”, diceva qualcuno di lui: il suo nome emergeva soprattutto come co-sceneggiatore del film “La rivoluzione di Charlie”, scritto insieme al padre per raccontare la dipendenza dal di dentro. “Per Nick non è un’autobiografia trasposta sullo schermo, ma un collage di situazioni viste e vissute in quel mondo”, annotavano le cronache. Più volte aveva parlato, senza filtri, della fragilità del confine tra “starci dentro e finire fuori strada”. Proprio questa storia di cadute, ricoveri (fino a 17, secondo alcune fonti), vita da senzatetto e faticosa risalita sembrava esser stata la sua cifra di testimone.

Il cordoglio di Hollywood: lutto e shock, oltre le divergenze

Hollywood, che tanto aveva dato e ricevuto da Rob Reiner, ora si ritrova attonita. “Che perdita enorme”, ha scritto Ben Stiller. “Rob Reiner era uno dei miei registi preferiti. Ha realizzato alcuni dei film più formativi per la mia generazione… Era una persona gentile e premurosa, davvero molto divertente. Non lo conoscevo bene, ma sono sempre stato un suo fan e provo una profonda tristezza per chi lo ha conosciuto e per la sua famiglia”. Ron Howard ha ricordato i decenni di collaborazione e amicizia: “Si è dimostrato un regista superlativo, un collega solidale e un cittadino devoto. Rob ci mancherà sotto tanti aspetti. Il mio cuore è rivolto alla sua famiglia e ai suoi numerosi amici intimi”. Anche John Cusack, Elijah Wood, Jamie Lee Curtis, e Stephen King hanno espresso dolore e commozione per l’accaduto, sottolineando l’incredulità e l’orrore per una morte “violenta ed efferata”.

Il post di Trump: una voce fuori dal coro

Nel cordoglio trasversale, si inserisce la nota del presidente Donald Trump, che con un post pubblicato su Truth ha acceso una querelle dal sapore grottesco. “Una cosa molto triste è accaduta ieri sera a Hollywood”, ha scritto. “Rob Reiner, un regista e comico tormentato e in difficoltà, ma un tempo di grande talento, è mancato insieme alla moglie Michele, a quanto pare a causa della rabbia che ha causato agli altri attraverso la sua grave, inflessibile e incurabile malattia, una malattia che debilita la mente nota come ‘Trump Derangement Syndrome’, a volte chiamata anche TDS”. Le parole del presidente proseguono tra allusioni sarcastiche e autoincensamento, sostenendo che Reiner “era noto per aver fatto IMPAZZIRE la gente con la sua furiosa ossessione per il presidente Donald J. Trump” e che la sua paranoia sarebbe cresciuta di pari passo con “l’età d’oro dell’America alle porte, forse come mai prima”. La chiosa – “Che Rob e Michele riposino in pace!” – suona, insomma, quasi come una beffa.

Non sono mancati commenti durissimi su queste esternazioni. Jimmy Kimmel, conduttore del “Jimmy Kimmel Live”, ha definito “odiose e vili” le frasi di Trump, rimarcando: “Ciò di cui abbiamo bisogno in un momento come questo, oltre al buon senso, è compassione e leadership. Non le abbiamo ottenute dal nostro presidente, perché non ne ha da offrire. Invece, ci siamo ritrovati con uno sciocco che blaterava di sciocchezze”. Kimmel ha poi aggiunto: “Quando l’ho visto per la prima volta, ho pensato fosse falso… Poi ho capito che niente è mai troppo per lui”. In conferenza stampa nello Studio Ovale, Trump non ha ritirato le sue dichiarazioni. Anzi, ha ribadito che Reiner soffriva di una “Sindrome dello squilibrato di Trump” e avrebbe “rovinato da solo la carriera con le sue affermazioni”, additando l’artista come “un vero male per il nostro Paese”.