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Proroga smart working: nuove regole per richiederlo

Smart working semplificato

In un mondo sempre più tecnologico e digitalizzato, il lavoro da remoto è ormai quasi una normalità, anche se non per tutti è così. Durante il lockdown è stata la salvezza di molte aziende e di diversi lavoratori, i quali sono riusciti ad andare avanti e a non perdere il lavoro. Per questo il 2023 segnala la proroga dello smart working, attraverso una legge approvata dal Parlamento.

Smart working, la proroga può aiutare molti lavoratori

Le novità sono state inserite grazie alla legge di conversione del decreto Milleproroghe e prevedono un prolungamento della modalità di lavoro fino a fine Giugno 2023, senza accordo con l’azienda. Nel pubblico coinvolge soltanto i “soggetti fragili”, mentre nel privato riguarderà sia i “dipendenti fragili” che quelli con a carico figli sotto i 14 anni.

Due importanti comunicazioni, ma risulta ancora difficile poter inserire anche la “formazione a distanza”, che vincola invece i dipendenti alla presenza fisica, come annunciato da IlSole24Ore.

Ci sono dunque alcuni dipendenti che avranno il diritto di usufruire di questa proroga, sebbene con dei cavilli da rispettare. I genitori con figli sotto i 14 anni possono, infatti, richiedere di lavorare da casa. Però, per far sì che la richiesta vada a buon fine, il lavoratore deve essere l’unico genitore a sostenere – economicamente – il nucleo familiare. Questa possibilità risulta fondamentale, soprattutto perché è stata oggetto di discussione per diverso tempo, dopo essere scaduta il 31 Dicembre 2022, senza che venisse poi rinnovata.

Situazione analoga per i cosiddetti “soggetti fragili”, cioè coloro che potrebbero essere facilmente contagiati dal Covid-19. Ci sono però due dinamiche: la prima è che il rispettivo medico certifichi questa condizione; la seconda è che il lavoro che si svolge permetta questa modalità.

Si passa, infine, a chi ha disabilità, a chi ha dei figli disabili (a prescindere dall’età) o fino ai 12 anni. In questo caso i lavori hanno il diritto di ricevere la priorità di accesso alla misura.

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