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Mino Damato, chi era il giornalista: vita privata, moglie, figlia, malattia e causa morte

Mino Damato

Mino Damato è stato un giornalista e un conduttore televisivo. Gran parte della sua carriera è stata alla Rai, sia come inviato sia come autori di diversi programma. La sua vita si è spenta per sempre all’età di 73 anni.

Mino Damato, chi era il giornalista: vita privata

Mino Damato è stato un famoso giornalista e conduttore tv. Nato a Napoli nel 1937, ha passato la sua vita in Rai dal 1968.  Per il TG1 è stato inviato in zone di guerra come il Vietnam e la Cambogia. Nella sua carriera è stato anche  autore di diversi programmi come Tam Tam e Racconta la tua storia. Nel 1983, con Enrica Bonaccorti, condusse “Italia Sera”. A “Domenica In” del 1985-86 diede un’impronta giornalistica. E’ di allora la sua famosa camminata sui carboni ardenti. Autore e conduttore di “Alla ricerca dell’Arca” vinse 3 Telegatti. Ha inoltre lavorato per Telemontecarlo e per Mediaset. Agli inizi degli anni Novanta ha poi abbandonato la tv per dedicarsi al sociale, creando la fondazione “Bambini in emergenza” per aiutare i bimbi affetti da AIDS. Ha tentato anche carriera politica prima con Alleanza Nazionale, poi con Forza Italia e infine con Alternativa sociale.

Mino Damato: moglie e figlia

Damato era sposato con Silvia Saini e i due hanno avuto due figli Andrea e Donatella. Grazie al suo impegno nel sociale, adottò Andreia, una bimba rumena, che, “per una scelta non formale ma di cuore”, diventò sua figlia e la cui breve esistenza “illuminò la sua, anche quando gli occhi di Mino lasciavano trapelare la sua malinconia“.

Malattia e causa morte

Damato è morto all’età di 73 anni presso l’Ospedale San Bortolo di Vicenza, dov’era giunto per ricevere cure specialistiche legate alla malattia di cui soffriva da tempo: un tumore. La sua morte fu comunicata solo due giorni dopo con un messaggio della sua famiglia. “Mino era un uomo che guardava in alto cercando la sua luna senza fare come quelli che si fissano il dito” dicono i familiari, “il suo sogno era quello di interpretare questo mondo scoprendone di nuovi”. “Ha sempre indicato una strada davanti a sé” ricorda ancora la famiglia, “non tutti hanno avuto il coraggio di seguirla. La sua solitudine è tata un segno distintivo di questi tempi aridi. ‘Guardare oltre con coraggio, determinazione e passione’ è l’esempio che ha lasciato a tutti noi. Qualunque sia la meta da raggiungere, anche quella più desiderata, ci sono viaggi che vorresti non finissero mai. Per Mino e per tutti quelli che gli vogliono bene, questo viaggio non avrà mai fine”

 

 

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