Home Facts Focolaio Fiac, 50 contagi tra dipendenti: per l’Inail è infortunio sul lavoro

Focolaio Fiac, 50 contagi tra dipendenti: per l’Inail è infortunio sul lavoro

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L’Inail riconosce l’infortunio sul lavoro per i lavoratori contagiati nel focolaio Covid della Fiac Compressori di Sasso Marconi, tra Febbraio e Marzo 2021. Il bilancio fu di 50 contagi e due vittime: si apre uno spiraglio per le cause di risarcimento.

Focolaio Fiac, è svolta: riconosciuto come infortunio sul lavoro dall’Inail

L’Inail ha riconosciuto il contagio da Covid come infortunio sul lavoro per i dipendenti della Fiac Compressori di Sasso Marconi, Bologna. Il caso risale allo scorso Febbraio-Marzo, quando l’azienda fu colpita da un maxi-focolaio di Covid-19. Secondo i sindacati, si ammalarono 50 dipendenti su 110, sia nelle linee di produzione che negli uffici. Due di loro finiscono in terapia intensiva, mentre due familiari dei lavoratori perdono la vita a causa della malattia. Un lutto che colpisce due famiglie: uno dei dipendenti perde la madre invalida. Un’altra, Chiara Tori, porta suo malgrado il virus in casa e perde il compagno: “Vincenzo era sanissimo, se qualcuno ha sbagliato deve pagare”. In lacrime, la donna racconta: “Io sono stata male il giovedì sera, lui, che aveva 48 anni e nessuna patologia pregressa, la domenica. È stato in ospedale per 12 giorni, tra reparto e terapia intensiva, poi mi è arrivata la chiamata della dottoressa che mi annunciava che non c’era più niente da fare. Ora nessuno me lo ridarà indietro, ma se qualcuno in Fiac ha sbagliato deve pagare per i suoi errori“.

I sindacati esultano: “I lavoratori si facciano riconoscere i propri diritti”

I sindacati hanno accolto la decisione dell’Inail con grande entusiasmo. La Fiom Cgil e il patronato Inca si erano attivati immediatamente perché il focolaio fosse riconosciuto come infortunio sul lavoro. Quella dell’Inail è infatti una presa di posizione importante che da la possibilità ai lavoratori di avviare cause di risarcimento per stabilire le responsabilità dei dirigenti nella vicenda. In un comunicato, la Cgil spiega: “La qualificazione del periodo come infortunio e non come malattia è una tutela aggiuntiva per i lavoratori dal punto di vista contrattuale, per eventuali terapie post infezione e per il riconoscimento di postumi permanenti legati all’evento”. Per questo il sindacato invita “tutte le lavoratrici ed i lavoratori, che ritengano di essersi contagiati sul luogo di lavoro, ad avviare tutte le procedure per il riconoscimento dell’infortunio e per fare valere i propri diritti“.