Home Facts Chat no vax su Telegram: quali sono, quanti iscritti, quali messaggi

Chat no vax su Telegram: quali sono, quanti iscritti, quali messaggi

chat no vax su telegram

La società di business intelligence Baia ha mappato le principali chat no vax su Telegram dove i partecipanti condividono informazioni contro i vaccini e contro l’uso obbligatorio del Green pass, con messaggi che collaborano a creare un clima d’odio e in alcuni casi istigazione alla violenza. Ecco quali sono le chat evidenziate, quanti iscritti hanno e quali sono i messaggi che si scambiano.

Chat no vax su Telegram: quali sono e quanti iscritti hanno

Sono almeno 41 i canali e le chat su Telegram di no vax che condividono informazioni contro i vaccini e contro l’uso obbligatorio del Green pass che dall’1 settembre diventa obbligatorio su molti treni e per il personale scolastico.
Tra queste chat, ce ne sono almeno 7 che promuovono la vendita di false certificazioni.

La società di business intelligence Baia ha mappato le principali realtà che contano più di 100 partecipanti. Tra questi gruppi, si distinguono i canali: “Vax: le cavie siamo noi?” con oltre 7000 membri, “Come Don Chisciotte – Contro la Dittatura Sanitaria” con 1500 iscritti o “Eventi Avversi Vaccino Covid” dove si annoverano più di 48.000 partecipanti.

Poi ci sono i gruppi particolarmente attivi, come “No-covid-vax!” e “Basta dittatura chat” che organizzano manifestazioni e iniziative contro la “dittatura sanitaria”.

Altri canali sono invece dedicati ai presunti effetti avversi dei vaccini, sulla base di ‘articoli e testimonianze scientifiche’. Tra questi troviamo: “Morti da vaccino Covid-19“, “Eventi Avversi Vaccino Covid“, “Morti sospette da vaccino” e “Vittime vaccino Covid in Italia“.

Chat no vax su Telegram: quali sono i messaggi

Tra i messaggi condivisi sulle chat no vax di Telegram se ne evidenziano alcuni che fomentano un clima d’odio e istigazione alla violenza, come: “Mario Draghi con i baffi di Hitler“. O il numero di cellulare del “criminale Bassetti“. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, “da impiccare sulla pubblica piazza“. E poi il governatore Vincenzo De Luca, “il folle dittatore nazista della Kampanistan“. Poi, ovvio, i giornalisti sono sempre presi di mira e catalogati come “venduti“, sempre “leccaculo” e “infami“.