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Andrea Purgatori, le parole dei colleghi e amici alla camera ardente: da Ranucci a Pietro Orlandi

Andrea Purgatori autopsia

Andrea Purgatori, diversi i ricordi e la commozione alla camera ardente per il giornalista che ha lasciato un vuoto nel mondo della tv e delle inchieste. Tante e diverse le parole di amici e colleghi che hanno lavorato con lui.

Andrea Purgatori, le parole dei colleghi e amici alla camera ardente

La camera ardente per Andrea Purgatori è stata aperta a Roma, nella sala della Protomoteca del Campidoglio, tra le 15 e le 17 di giovedì 27 luglio. Sono stati presenti tra i volti noti il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia Giorgio Mulé, Miguel Gotor, Roberto Scarpinato, i colleghi giornalisti tra i quali il direttore di La7 Andrea Salerno, Enrico Mentana e Sigfrido Ranucci. Presente anche Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, la cui storia è stata portata e seguita da Purgatori proprio su La7.

Da Ranucci a Pietro Orlandi: il ricordo

“Andrea ha messo il gioco nella sua vita. E io ricordo solo divertimento, giochi, sorrisi, anche quando combatteva la sua battaglia per Ustica. L’ha combattuta anche contro il giornale”. Con queste parole Barbara Palombelli, sua collega negli anni al Corriere della Sera, ha ricordato Andrea Purgatori. “Ha combattuto contro tutti. Il muro di gomma eravamo anche noi che gli dicevamo ‘Andrea basta’. Ma lui ha tenuto ferma la barra. E poi si è reinventato mille volte. Ci mancherà tantissimo, aveva ancora tanti da fare” ha aggiunto.

“Oggi ricordo soprattutto l’amico. Per me, infatti, era prima un amico e poi il giornalista che tutti conosciamo. Sul giornalista, i fatti parlano chiaro. L’amico è quello che mi mancherà sicuramente, io mi appoggiavo molto a lui e ci sentivamo spesso”. Sono le parole di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, all’uscita della camera ardente. “Era un persona eccezionale, come lui ne ho conosciuti veramente pochi. Mancherà come amico e come giornalista, anche per l’aiuto che mi stava dando. Ci teneva tantissimo al caso Orlandi e avrebbe fatto il consulente per la commissione d’inchiesta”, ha aggiunto.

Sigfrido Ranucci ha avuto belle parole per il collega. “Era uno dei pochi con cui condividevo alcune chiavi di lettura di alcuni avvenimenti storici, soprattutto sulla mafia, che non va letta come un fenomeno a se stante, ma dentro la società e nella sua collusione. Lui è stato straordinario perché ha raccontato fatti che erano ancora nel buio, come Ustica o il caso Orlandi. Senza di lui, non conosceremmo tante cose. Ho detto che prima o poi ci ritroveremo e che saranno ‘affari loro’ se ci riusciamo”. “Ha sempre svolto l’attività giornalistica sulla strada – ha aggiunto -, è sempre stato veramente sul marciapiede e mai si è elevato a quella elite giornalistica che guarda dall’alto al basso. Andrea è stato uno dei rarissimi esempi di giornalisti della carta stampata che ha saputo lavorare nel mondo televisivo, che non è facile. E poi aveva una grande memoria enciclopedica, poteva contare su quel culto della memoria della quale il giornalismo non può fare a meno”.