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Amazon contro le recensioni false, prima denuncia penale in Italia

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Amazon in lotta contro le recensioni false, in Italia la prima denuncia penale a livello europeo. Il colosso americano del commercio elettronico muove un nuovo passo per contrastare il mercato delle valutazioni fasulle.

Amazon, prima denuncia penale contro i broker di recensioni false

Comincia in Italia la lotta legale di Amazon contro i broker di recensioni false. Con una denuncia penale, la prima a livello europeo, il colosso del commercio via internet muove un passo importante per fermare la vendita di valutazioni false in cambio di soldi o prodotti gratuiti. Amazon aveva già avviato una causa civile in Spagna e ben dieci azioni legali negli Stati Uniti. Il procedimento ha lo scopo di “individuare e bloccare operatori che gestiscono più di 11.000 siti web e gruppi social che alimentano il mercato delle false recensioni“.

Il vice-Presidente Dharmesh Meta ha assicurato che la multinazionale continuerà a fare il possibile per contrastare il fenomeno: “Amazon continuerà a dedicare risorse significative alla lotta contro le recensioni false. Vogliamo garantire ai clienti un’esperienza di acquisto affidabile. Continuiamo a migliorare i nostri controlli proattivi, a inventare nuove tecnologie e a utilizzare il machine learning per individuare i malintenzionati e trovare nuovi modi per assicurarli alla giustizia”.

I broker sotto accusa: recensioni a cinque stelle in cambio di rimborsi e prodotti gratis

Amazon punta a demolire le organizzazioni truffaldine che hanno creato un vero e proprio business in Europa con le valutazioni false. La denuncia in Italia prende di mira proprio una di queste “reti” di falsi recensori. L’individuo sotto accusa era infatti riuscito a radunare un gruppo di individui disposti a lasciare recensioni a cinque stelle ad alcuni prodotti. Il broker li ricompensava con il rimborso completo degli acquisti. Una pacchia per i recensori che, di fatto, ricevevano i prodotti gratuitamente. Stessa procedura anche in Spagna, dove è sotto accusa Agencia Reviews. Il proprietario del servizio comunicava tramite il servizio di messaggistica istantanea Telegram, per evitare di essere rintracciato.