Home Economy Generali, il silenzio dei giornali di Caltagirone è la quiete prima della tempesta

Generali, il silenzio dei giornali di Caltagirone è la quiete prima della tempesta

Generali, il silenzio dei giornali di Caltagirone è la quiete prima della tempesta

Silenzio stampa sul caso Generali: sembra esser stato questo il vero e proprio “ordine di scuderia” imposto ai quotidiani del gruppo Caltagirone Editore sulla partita per il futuro assetto del colosso italiano delle assicurazioni. Dal cui consiglio di amministrazione l’editore Francesco Gaetano Caltagirone si è recentemente dimesso, nel quadro di una complessa partita per il futuro del gruppo che vede coinvolte anche Mediobanca e Delfin, la finanziaria del magnate Leonardo Del Vecchio.

Generali, pochi articoli dai quoitidiani di Caltagirone

Da alcune settimane nei tre principali quotidiani della società editrice, ovvero Il Messaggero di Roma, Il Mattino di Napoli e Il Gazzettino di Padova languono o sono ridotte al minimo le notizie sul futuro assetto del Leone. In queste settimane abbiamo monitorato con attenzione, ma al di là di una generale cronaca della partita sono pochi gli articoli caratterizzanti che abbiamo individuato.

Generali, la partita a scacchi dietro al riserbo della stampa

Unico sussulto la notizia, riportata dalla testata romana e da quella veneta, del recesso unilaterale di Caltagirone dal patto con Del Vecchio e Crt, che gestiva il 16% del capitale di Generali, che ha tutta l’immagine di un comunicato stampa sotto forma di articolo. Il 78enne imprenditore, costruttore edile e editore, secondo azionista di Generali dopo Mediobanca con l’8% delle quote a lui riconducibili, ha concluso le trattative con Del Vecchio e Crt non per uno scontro traumatico ma perché ritiene “ormai superata la funzione cui il patto era preordinato”, cioè “favorire la consultazione delle parti in vista delle determinazioni da assumere in occasione della prossima assemblea di Generali”.

Si apre una delicatissima partita a scacchi che forse giustifica questo improvviso riserbo: Caltagirone e Del Vecchio, con il 3% e il 19% rispettivamente, sono a loro volta azionisti di Mediobanca, per quanto non di riferimento, ma si trovano sulle barricate opposte dell’ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, nella determinazione degli equilibri sistemici del gruppo.

Generali, la narrazione delle testate del gruppo Caltagirone e gli intrecci con Mediobanca

Il Messaggero nelle scorse settimane ha dedicato uno spazio importante solamente alle attività positive di Banca Generali, ramo del gruppo assicurativo a cui Caltagirone ha sempre dedicato grande attenzione; Il Gazzettino, che anche per vicinanza territoriale monitora il sistema veneto-giuliano con attenzione, ha invece con una punta di malizia sottolineato la fredda reazione di Piazza Affari al piano industriale 2022-2024 presentato dall’ad di Generali Philippe Donnet, che Caltagirone avversa e contro il quale sono state (anche) presentate le dimissioni.

Approfondendo la questione, possiamo notare che tra novembre e dicembre, quando la strategia dei pattisti per superare Mediobanca e dare le carte in vista del rinnovo del cda e delle nomine future era in pieno svolgimento, le testate di Caltagirone avevano alzato l’asticella dalla cronaca all’approfondimento nel narrare la questione. Addirittura, nelle settimane dello scoppio della crisi ucraina, del Cop26, dell’apertura delle riflessioni su Omicron Il Messaggero ha dedicato un editoriale di apertura a una questione sostanzialmente tecnica ma che la dice lunga sulla valenza della partita incrociata Mediobanca-Generali e spiega l’ostilità di Caltagirone e Del Vecchio allo schema attuale. In sostanza, Mediobanca e Generali adottano uno schema al cui interno è sita una clausola che attribuisce al cda di una società la possibilità di presentare liste per il suo rinnovo, mettendolo poi di fronte al voto dei soci.

Generali-Mediobanca: in palio il salotto buono sul triangolo Roma-Milano-Trieste

Firmato dalla prestigiosa penna di Osvaldo De Paolini e sostanzialmente centrato su una questione di buon senso (l’esistenza di un dubbio legittimo su una situazione non inclusa nel Codice Civile e che può creare rendite di posizione), l’articolo ha schierato il gruppo Caltagirone su una posizione netta. Esponendo la stessa tesi che, ha splendidamente riassunto StartMagazine, “il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone sostiene – come azionista di Mediobanca, che controlla Generali, di cui Caltagirone è socio – per il rinnovo del vertice di Assicurazioni Generali”: ossia “che è praticamente uno scandalo far presentare da un cda egemonizzato da membri di Mediobanca una lista per il nuovo consiglio di amministrazione di Generali perché così il primo azionista di Generali (cioè Mediobanca guidata da Alberto Nagel) riuscirà a confermare l’attuale numero uno di Generali, Philippe Donnet, che è inviso a Caltagirone”. Si tratta di una partita per il salotto buono sul triangolo Roma-Milano-Trieste al cui vertice è sito un salotto buono meneghino che ancora non ammette Caltagirone nel suo perimetro.

Generali, la quiete prima della tempesta?

La differenza tra l’attivismo di quelle settimane e il presente silenzio ha tutta l’aria della quiete prima della tempesta. Ovvero lo studio delle contromosse in vista della battaglia decisiva prevista in occasione della prossima assemblea dei soci, che si riunirà in aprile. Logico che Caltagirone, per mezzo della stampa a lui legata, non scopra i suoi assi nella manica. E un’ulteriore causa di cautela sono i dubbi sul comportamento della Consob di Paolo Savona, i cui malumori per il dissidio più grave nell’odierna finanza italiana sono ben noti a Roma. A sostegno di Donnet e della lista del Cda proposta dal Cda stesso c’è come detto il principale socio di Generali, Mediobanca, che ha il 12,8% delle azioni e il 17,2% dei diritti di voto. Vincerà questo scontro chi saprà convincere e portare dalla sua parte i grandi fondi e i piccoli investitori di Generali, che hanno rispettivamente il 34,7% e il 22,6% delle azioni.

Generali, se Del Vecchio punta su Mediobanca…

Se ci fosse uno stallo, il patto che appare destinato a scontrarsi col muro di Mediobanca in Generali potrebbe riversarsi… sulla stessa Piazzetta Cuccia! Lo ha sottolineato Il Foglio notando che Caltagirone potrebbe andare a ruota di Del Vecchio e della sua scalata interna a Mediobanca, nel cui capitale la Bce lo ha autorizzato a salire fino al 20%: “A Piazza Affari trattengono il fiato, ma voci insistenti evocano il piano B che poi, forse, è il vero piano A: se nelle Generali si arriva a un stallo, come sembra probabile, il patron di Luxottica punterà tutto su Mediobanca”, strutturando un’offerta pubblica di acquisto col sostegno della potenza di fuoco di Caltagirone.

Le importanti attività di Mediobanca e Generali nell’immobiliare fanno gola a entrambi i soci, che potrebbero tentare il colpo doppio ma, qualora volessero promuoverlo, dovrebbero studiarlo nel dettaglio. Il silenzio dei media targati Caltagirone prelude probabilmente a un’azione. E la sfida va tenuta costantemente sotto controllo: come reagirà Mediobanca? Come si muoverà il governo Draghi? Savona interverrà per vederci chiaro sull’ultima guerra dei rentier italiani?

Il lungo romanzo di Generali si fa sempre più appassionante proprio per la mancanza dei capitoli chiave: quelli che mostrano le azioni e il pensiero di uno dei suoi protagonisti.