Home Economy Etichette, il cambio di Ministero mette in crisi l’agricoltura: arriva davvero la “tassa occulta”?

Etichette, il cambio di Ministero mette in crisi l’agricoltura: arriva davvero la “tassa occulta”?

Etichette, il cambio di Ministero mette in crisi l’agricoltura: arriva davvero la “tassa occulta”?

Perché leggere questo articolo? Il cambio del nome del Ministero dell’Agricoltura potrebbe provocare un problema collaterale agli imprenditori del settore. Perché le vecchie etichette dei prodotti dop e doc non sono più corrette. Il caso è stato denunciato alla Camera da un’interrogazione.

È stata già ribattezzata la tassa dell’etichetta. Perché potenzialmente si tratta dell’ennesima spesa superflua che gli imprenditori del settore agricolo potrebbero affrontare per una scelta tutta politica: il cambio del nome del Ministero dell’Agricoltura. Prima era infatti il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, racchiuso tutto nella sigla di Mipaaf, mentre ora è il Ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, tramutatosi nell’acronimo di Masaf.

Una formalità? Non proprio. Innanzitutto per la ragione che riguarda le competenze, ampliate nell’apposito decreto Ministeri varato dal governo e approvato dal Parlamento. Ma in particolare per un aspetto burocratico non secondario: l’apposizione delle etichette sui prodotti dop e doc, che riportano la denominazione, ovviamente abbreviata, del dicastero. In molti hanno ereditato la dicitura Mipaaf, che non è corretta. E produce un effetto che alla Camera non è passato inosservato.

Etichette, il passaggio da Mipaaf a Masaf

“Il cambio nella denominazione del dicastero agricolo comporta che le etichette delle certificazioni dei prodotti a denominazione, nonché dei prodotti biologici riconosciuti, vengano adeguate relativamente alla dicitura sull’organismo di controllo”. Ovvero: da “Organismo di Controllo autorizzato dal Mipaaf” a da “Organismo di Controllo autorizzato dal Masaf””, sottolinea un’interrogazione depositata dal Movimento 5 Stelle, a prima firma del deputato Alessandro Caramiello.

Una questione che va a tangere gli interessi di migliaia di realtà; il mondo delle Dop agricole è un sistema complesso e organizzato in tutto il territorio nazionale. Secondo i dati ufficiali coinvolge, nel complesso, 198.842 operatori e 291 consorzi di tutela autorizzati dal Ministero. Mentre nel settore del biologico ci sono oltre 70mila aziende monitorate da 16 organismi di controllo autorizzati.

Un problema piccolo, ma impattante, quello del cambio di etichetta

Un problema piccolo, ma impattante quello del cambio di etichetta. A meno che dal Masaf non venga emanata una circolare che concede una deroga: almeno fino all’esaurimento delle scorte sono validi, e pienamente legali, anche i prodotti con il vecchio tagliando. Per carità, serve un eccesso di zelo per colpire le aziende non in linea. Tuttavia, in punta di diritto la cosa non può essere ignorata. Tanto che, secondo quanto si apprende, le imprese del comparto hanno chiesto chiarimenti su come orientarsi. Temendo “la tassa dell’etichetta”, ossia la necessità di doversi caricare le spese per modificarle.

Cambi di nome ai Ministeri

Peraltro, non si tratta di un fatto inedito nella storia politica italiana, alla luce della crescente tendenza a modificare i nomi dei Ministeri a ogni cambio di governo. La stessa situazione, infatti, si era verificata già nel 2018, quando al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali erano state trasferite le funzioni in materia di turismo. “Allora la soluzione fu trovata nell’impiego delle etichette già realizzate fino ad esaurimento delle scorte, anche se dopo qualche mese il Ministero tornava ad essere Mipaaf”, spiega l’atto depositato a Montecitorio.

“Il cambio di denominazione è stato effettuato con troppa leggerezza”, dice Caramiello a True-news.it. “Chiediamo – aggiunge il parlamentare pentastellato – una spiegazione da parte del Ministero, chiamato a emanare una circolare per evitare una tassa nemmeno tanto occulta per chi opera nel settore”. Anche perché con i tempi di crisi che si stanno vivendo sarebbe un evento tragico, per quanto non insostenibile dal punto di vista economico.