Home Economy Dai minerali ai prodotti agricoli: il futuro energetico e alimentare passa dall’America Latina

Dai minerali ai prodotti agricoli: il futuro energetico e alimentare passa dall’America Latina

Petrolio e Italia Cop28 negli Emirati, Opec, petrolio, il gioco delle tre carte tra energia e green

Perchè questo articolo potrebbe interessarti? La lotta per il controllo del commercio diventerà una questione sempre più rilevante, soprattutto se consideriamo terre rare, prodotti alimentari e altre risorse strategiche. In America Latina, una delle regioni più ricche, la Cina sta facendo affari d’oro. Mentre gli Stati Uniti e, più in generale l’Occidente, nel lungo periodo rischiano di restare con un pugno di mosche.

Il petrolio greggio da Venezuela e Colombia, i crostacei dall’Ecuador, rame e minerali ferrosi da Perù e Cile, soia e zucchero da Brazile e Argentina. L’America Latina si è trasformata nel nuovo El Dorado della Cina. Lo dimostrano le decine di miliardi di dollari di investimenti cinesi confluiti nella regione, accompagnati da un flusso di esportazioni, in continua crescita, diretto oltre la Muraglia. Impossibile ignorare una tendenza sempre più marcata, visto che quest’area è altamente strategica per le risorse energetiche ed alimentari che è in grado di offrire. Anche perché, mentre Pechino chiude affari d’oro nell’ormai ex cortile di casa degli Stati Uniti, l’Occidente deve fare i conti con una crisi energetica che si preannuncia durissima.

Il nuovo El Dorado cinese

Nel periodo precedente alla pandemia di Covid-19, secondo la Boston University la Cina abbracciava oltre un terzo delle esportazioni estrattive in America Latina e un quinto di quelle agricole. Il duplice obiettivo del Dragone appariva e appare evidente. Da un lato, ottenere l’accesso alle materie prime della regione. Dall’altro, conquistare il mercato locale. Così facendo, in barba ad ogni ipotetica crisi, il gigante asiatico avrà tra le mani un doppio jolly da giocare: l’abbondanza di risorse energetiche e alimentari, e un’area di sfogo nella quale esportare i suoi prodotti. Siano essi beni di consumo, hi tech o, addirittura, servizi di sorveglianza e armamenti.

Ci sono alcune nazioni che interessano particolarmente alla Cina. Il Venezuela è un partner fondamentale per le forniture di petrolio. Nel primo trimestre del 2020, almeno il 65% del greggio venezuelano è finito nell’ex Impero di Mezzo. La quota rappresenta circa il 3% delle importazioni totali cinesi di greggio. Eppure, il Venzuela figura nella lista dei primi dieci fornitori di Pechino. Allo stesso tempo, le aziende cinesi stanno cercando di prender piede nel mercato della produzione di energia. CNPC, ad esempio, domina nella produzione di petrolio in Perù, mentre CNOOC possiede il 50% di Bridas Corporation, compagnia petrolifera e del gas argentina. La Cina controlla inoltre le esportazioni di petrolio dall’Ecuador, distribuendo a Quito fondi per progetti infrastrutturali.

Minerali e risorse alimentari

La Cina ha messo nel mirino i metalli e le terre rare. Il Cile fornisce al mercato cinese rame a volontà. Rame che, da solo, vale il 96% di tutte le esportazioni cilene verso la Repubblica Popolare. In aggiunta, la cinese Tianqi Lithium ha accesso ai giacimenti di litio cileni. Il Perù, al contrario, dipende dalle esportazioni di rame e oro verso Pechino. Il Brasile è un importante fornitore di minerale di ferro in Cina, ma anche di prodotti alimentari.

Più nello specifico, l’industria cinese dipende dalle importazioni di soia brasiliane. Il Brasile, inoltre, è il principale fornitore di carne bovina del mercato cinese. Per soddisfare le crescenti esportazioni, Pechino sta investendo in infrastrutture e modernizzando le strutture portuali brasiliane. L’Argentina è un altro partner chiave della Cina nell’approvvigionamento alimentare nella regione. Oltre alla solita carne bovina, da Buenos Aires sono aumentate anche le forniture di orzo, semi di soia (l’Argentina è il terzo produttore mondiale), farina di semi di soia e olio di semi di soia.

Il futuro dell’America Latina

Negli ultimi due decenni, mentre gli Stati Uniti si concentravano sulle guerre in Afghanistan e in Iraq, la Cina si è spostata nell’emisfero occidentale con una velocità eccezionale. Oltre che con forza finanziaria e politica di tutto rispetto. Il risultato è oggi sotto gli occhi di tutti: più risorse dirette verso l’Asia, meno verso l’Occidente. I dati sull’importazione del Fondo Monetario Internazionale, relativi agli scambi commerciali con i singoli Paesi dell’America Latina, ci dicono che la Cina ha superato gli Stati Uniti come partner prediletto dei governi regionali.

In Brasile, ad esempio, gli scambi con la Cina hanno quasi raggiunto i 125 miliardi di dollari, a fronte dei poco meno di 50 miliardi di dollari con gli Stati Uniti. In Cile la Cina viaggia intorno ai 40 miliardi di dollari, mentre gli Usa sono al di sotto dei 25 miliardi. Soltanto in Colombia Washington mantiene ancora un vantaggio su Pechino (poco meno di 25 miliardi contro circa 20 miliardi). Il vantaggio si sta tuttavia assottigliando sempre di più.

IL REPORT DELLA BOSTON UNIVERSITY SULLA PRESENZA DELLA CINA IN AMERICA LATINA