Home Economy Arcuri lascia Invitalia. E in pochi lo rimpiangeranno… Varie & Eventuali

Arcuri lascia Invitalia. E in pochi lo rimpiangeranno… Varie & Eventuali

Arcuri lascia Invitalia. E in pochi lo rimpiangeranno… Varie & Eventuali

Saranno in pochi a piangere l’addio di Domenico Arcuri da Invitalia. L’ex commissario all’Emergenza Covid ha scritto una lettera a Repubblica: “A pochi viene data la possibilità, per quindici anni, di mettere a disposizione dei propri concittadini quel poco o tanto che sanno. Di lavorare per quello che si usa definire il bene comune. A me questa opportunità è stata data. E di questo sono riconoscente ed orgoglioso” scrive in un bilancio dei 15 anni trascorsi alla guida dell’organismo. Ringrazia gli “otto presidenti del Consiglio con i quali ho avuto il privilegio di lavorare: Romano Prodi, che mi chiamò a ristrutturare l’allora Sviluppo Italia, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte, che mi hanno riconfermato la fiducia, e Mario Draghi, che ha ritenuto la mia esperienza dovesse concludersi”. Tralasciamo i dettagli. Sono in molti a considerare il passo d’addio una liberazione. Ora tocca a Rocco Sabelli e Bernardo Mattarella, rispettivamente nominati dal ministero dello Sviluppo economico, presidente e amministratore delegato di Invitalia. A buon intenditor…

 

Pmi quotate in Borsa? Piazza Affari acquisterebbe rilevanza

 

Pmi quotate in Borsa? «Siamo pronti a ridurre le complessità per chi vuole accedere ai mercati». La formalizzazione non c’è ancora, ma Stéphane Boujnah, ceo di Euronext, lascia intendere che il primo risultato concreto del tavolo avviato dal Tesoro per avvicinare più imprenditori alla Borsa è vicino. Sul tavolo, l’ambito taglio dei tempi, dei documenti necessari (e quindi dei costi), che finora ha penalizzato Milano rispetto alle altre piazze europee: «A breve, con l’approvazione da parte del Consiglio di Borsa e la green light della Consob, potremo annunciare la revisione delle regole per l’accesso al mercato», anticipa Boujnah in una intervista a Il Sole 24 Ore, in cui tiene a sottolineare «l’estrema soddisfazione» del percorso compiuto in questo primo anno dall’integrazione di Borsa in Euronext: «Da subito abbiamo detto che era un accordo naturale», rimarca. «E i fatti lo hanno dimostrato», citando «la migrazione del core data center a Ponte San Pietro, l’acquisizione da Nexi della tecnologia di MTS ed Euronext Securities Milan. Il clima tra le persone è ottimo: Fabrizio Testa e il suo team hanno dato prova di una leadership eccellente, sono stato orgoglioso di lavorare con una persona come Andrea Sironi e ora con Claudia Parzani che gli è succeduta alla presidenza: sono tutti passi che consentiranno a Borsa di diventare sempre più rilevante». Meno documenti, meno burocrazia. Almeno per la parte che ci riguarda. È il modo con cui Euronext può facilitare gli sforzi del mercato italiano, dopo l’utile dibattito generato dal Tesoro, Cdp, Consob e gli operatori: per il public capital l’Italia è un paese fantastico con un incredibile patrimonio di Pmi e un grande interesse sia da parte degli istituzionali che del mercato retail: in mezzo c’è ancora un collo di bottiglia che va superato.

Regione Lombardia, 1,5 miliardi per le case popolari

 

Non sono bruscolini i danari che la Regione Lombardia ha messo a disposizione delle case popolari. Si tratta di 1,5 miliardi, che serviranno a rendere i quartieri popolari un po’ meno degradati. Certo non è la rivoluzione ma è l’arte del possibile. Si tratta del Piano regionale dei Servizi abitativi per il triennio del 2022-2024, approvato dalla Giunta Fontana. Il Piano fa leva su 5 linee d’intervento: Sostenibilità, Welfare abitativo, Cura del patrimonio, Rigenerazione urbana, Housing sociale. Le risorse totali a disposizione sono di 1.537,2 milioni di euro. Di queste 363.5 milioni sono stanziate da Regione Lombardia, 934.6 milioni dal Pnrr, 192.7 milioni dallo Stato e 46.4 milioni dall’UE. I fondi saranno gestiti per la maggior parte da Regione (oltre un miliardo) e il resto da Aler ed Enti locali. Per la ‘Cura del patrimonio’ 736.7 milioni di euro. Saranno impiegati per piani di manutenzione, abbattimento di barriere architettoniche con il recupero di 150 appartamenti ed altrettanti ascensori, ristrutturazione di 6.000 alloggi sfitti, riqualificazione energetica di 11.000 case. Per la rigenerazione urbana sono previsti 512,1 milioni di euro per riqualificare – attraverso il Pinqua -2.499 alloggi, di cui 889 di Aler. Altri 457 appartamenti di Aler e Comuni saranno invece ristrutturati grazie al Programma Cipe. Per il ‘Welfare abitativo’ 210 milioni di euro destinati a: contributi all’affitto per gli inquilini del mercato privato (30 mila i nuclei che ne beneficeranno nel triennio 2022-2024) e per quelli delle case popolari (40 mila famiglie sempre per lo stesso periodo); rafforzamento dei progetti C.A.S.A. (Centri Aler per i servizi abitativi) quindi dei Community manager e degli ambulatori. Questi fondi serviranno inoltre per ‘premiare’ gli anziani che hanno sempre onorato l’affitto. Le risorse per l’housing sociale ammontano a 52 milioni di euro. Fra gli obiettivi: contributi per il recupero del patrimonio immobiliare non utilizzato per metterlo a disposizione a canoni calmierati e programmi di edilizia universitari. Previsti almeno 1.000 nuovi posti alloggio e riqualificazione di altri 700 per gli studenti. Alla ‘Sostenibilità’ sono destinati 26.3 milioni di euro che verranno utilizzati per semplificare le procedure di assegnazione e per sostenere le Aler in caso di morosità incolpevole degli inquilini e di quelli con Isee molto basso.

Anche gli anziani hanno diritto al loro smartphone

 

Il concetto è chiaro: anche gli anziani hanno diritto al loro smartphone o poco meno. Perché anche per persone certo non affamate di social, selfie e video messaggi come lo sono di norma gli anziani, il telefonino è diventato uno strumento indispensabile per comunicare e inviare messaggi. Oltre che per una questione di sicurezza. Difficile (ma non certo impossibile) che un over 75 abbia fra le sue priorità uno smartphone di ultima generazione per operare sul proprio home banking, dilettarsi con le app multimediali o organizzate la propria attività fisica. Ed ecco spiegato perché a questa fascia di utenza sono rivolti device particolari, pensati per rispondere a specifiche esigenze che nascono dalla perdita dell’udito e della vista e quindi realizzati con icone più grandi e con un audio più potente. Il tutto senza gravare eccessivamente sul prezzo d’acquisto. Con meno di 150 euro, e in vari casi anche meno di 100, si possono regalare ai propri cari apparecchi dotati di funzionalità per essere sempre connessi e a portata di click. Il capostipite è Brondi (con quella pubblicità da Cappuccetto rosso, vagamente insulsa. Ma c’è spazio per tutti sul fronte della terza età).

Guerra in Ucraina, sciagura (anche) per le imprese del Lodigiano

La guerra fa male, oltre a chi ci lascia la pelle, all’economia di casa nostra. Oltre 16 milioni di euro di fatturato delle imprese lodigiane, frutto nel 2021 dell’esportazione in Russia di prodotti di meccanica e chimico-cosmetica, cancellati con un colpo di cannone. Un “mercato”, quello verso l’ex Unione sovietica – scrive il quotidiano Il Giorno – non primario, rispetto alla Lombardia che vantava un interscambio di più di 3 miliardi di euro, ma che il Consorzio Lodi Export aveva pazientemente costruito negli anni col progetto Rubla (acronimo di Russia, Ucraina, Bieloroussia e Lodi). “Avevamo promosso fiere nell’area, lavorato intensamente – ricorda Fabio Milella, direttore del Consorzio che raggruppa circa 80 imprese (con 4 mila dipendenti) per un fatturato di 1,5 miliardi di euro -. Tra 2011 e 2019 abbiamo realizzato nell’area dell’attuale conflitto, Russia, Bielorussia, Ucraina, 11 missioni commerciali, coinvolgendo 52 imprese di vari settori, in prevalenza meccanica e chimica – cosmetica (in dettaglio sostanze e prodotti chimici, gomma, materie plastiche, macchinari, apparecchi elettrici, ndr ). L’export lodigiano verso il mercato russo-ucraino contava cifre non elevatissime (comunque un +58% rispetto al 2020, ndr ), ma chi aveva un business ha ricevuto un danno. Già due mesi fa un nostro associato ha subito problemi di natura logistica per passare attraverso il porto della Lituania: le procedure sono state rallentate o bloccate non per questioni giuridiche ma per una politica di ostracismo. Le aziende che potrebbero esportare, desistono: temono nuovi divieti o che uno dei soci di un’azienda russa finisca nella ’lista nera’, e non voglio incorrere in sanzioni pecuniarie e penali. L’atteggiamento, dunque, è prudenziale”. Il Consorzio è nettamente contrario alle sanzioni, da sempre. Ma la guerra incombe e gli spazi di manovra sono davvero pochi.