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Al Jaber, chi è il negazionista alla presidenza della COP28

Al Jaber, chi è il negazionista alla presidenza della COP28

Perché leggere questo articolo? L’abbandono dei combustibili fossili non permetterà di ridurre l’aumento delle temperature. Parole e musica di Sultan Ahmed Al Jaber, presidente della COP28. E amministratore delegato dell’azienda petrolifera di Stato degli Emirati. Chi è il negazionista del cambiamento climatico alla guida del più importante summit sull’ambiente. 

Ti giuro!“. Avete presente quello sketch in cui il comico Paolo Rossi aggiunge “Ti giuro” a una serie di ovvietà, per poi fare una feroce battuta su un politico della Prima Repubblica? Ecco, dopo i proclami fastosi del primo giorno, la COP28 negli Emirati Arabi Uniti sta mostrando il proprio vero volto. Ed tutt’altro che green. Vi giuro! Organizzare il più importante summit per l’ambiente in casa del settimo produttore di petrolio al mondo – gli EAU producono ogni giorno più di 4 milioni di barili – non si sta rivelando una gran mossa. A squarciare il velo di Maya delle illusioni ecologiste alla COP28 ci ha pensato il presidente, Sultan Ahmed Al Jaber. Che nella vita di tutti i giorni fa l’amministratore delegato del colosso petrolifero di Stato emiratino. Ecco chi è, e cosa ha detto.

Chi è Sultan Ahmed Al Jaber, il discusso presidente della COP28

Al Jaber ha da poco compito cinquant’anni. Ma ha già fondato una città: Masdar City, un progetto da 22 miliardi di dollari per creare uno spazio urbano all’insegna delle energie rinnovabili. L’ambiziosa “cattedrale nel deserto” porta il nome dell’omonima azienda, leader delle rinnovabili dell’emirato. Il Presidente della COP28 è l’amministratore delegato del gruppo dal 2006. Carica a cui assomma quella di Amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC).

Quindi, ribadiamolo: il Presidente della COP28 è l’Ad di un colosso petrolifero. Per essere precisi, la dodicesima azienda produttrice di greggio al mondo: ADNOC produce di più di 3,1 milioni di barili al giorno. Un incarico così prestigioso e remunerativo – in quel meraviglioso intreccio che sono gli EAU: ufficialmente una monarchia assoluta, ma federale ed elettiva – non può che essere in mani salde. Infatti, il nostro Al Jaber oltre che capitano d’industria è anche politico di rango. E’ membro del Consiglio Supremo del paese, e nel 2020 è stato promosso anche Ministro dell’Industria e delle Tecnologie Avanzate. Quando si dice la divisione dei poteri.

La frase choc di Al Jaber

Non c’è nessuna scienza, o scenario, che dica che l’abbandono graduale dei combustibili fossili permetterà di mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi”. Parole e musica del Presidente della COP28, proprio lui. Al Jaber afferma anche che rinunciare a gas, petrolio e carbone ci “riporterebbe alle caverne“. Alla guida della COP c’è un negazionista funzionale del cambiamento climatico, che non riconosce nemmeno le basi del metodo scientifico. La frase di Al Jaber è stata resa nota da un articolo del Guardian pubblicato domenica.

Un quotidiano inglese, proprio del Paese che nel 2013 ha reso Al Jaber Membro dell’Impero Britannico, la più alta onorificenza del Regno Unito. Chissà cosa ne pensa Sua Maestà Re Carlo, che in tutti questi anni si è speso per la causa ambientalista. “Sono sorpreso dal costante tentativo di minare il mio messaggio e la mia presidenza di COP28, e di sminuire quello che ripeto sempre, cioè che io rispetto la scienza”. Questa la risposta di oggi di Sultan al Jaber al leak di ieri. Il danno ormai è stato fatto. Ed è stato assegnare la COP28 agli Emirati.

Il velo di Maya alla COP28

La COP28 era iniziata col botto: un messaggio promozionale di sua maestà calcistica Leo Messi (main sponsor della candidatura dell’Arabia Saudita ai Mondiali di calcio 2034) e un grosso annuncio. Nel primo giorno di due settimane di negoziati, Al Jaber ha comunicato l’attivazione del fondo di risarcimenti per i danni e le perdite da crisi climatica. Il Presidente della COP28 si è quindi presentato con un assegno da 100 milioni di dollari e ha raccolto oltre 600 milioni dagli altri paesi. Un grosso risultato – atteso da 30 anni – ma che non cancella il sottosuolo di ambiguità del paese ospitante del più importante summit globale sul clima. Fino a ieri della COP28 si parlava come di un incontro insignificante, delle assenze – da Biden a Papa Francesco – poi una luce di speranza col fondo, e adesso la rivelazione di una farsa grazie ad Al Jaber. La COP29 si terrà a Odessa. Cos’altro mai potrà andare peggio…