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Titan, social in festa perché i ricchi “meritano” di morire

Titan, social in festa perché i ricchi “meritano” di morire

Titan, il sottomarino “turistico” che avrebbe dovuto portare cinque persone a vedere da vicino i resti del Titanic nelle profondità degli abissi, è imploso uccidendo sul colpo i passeggeri a bordo. Questa la dinamica definitiva della tragedia e forse è un bene: per ore il mondo intero aveva pensato che fosse in corso una lotta per la sopravvivenza finché l’ossigeno non sarebbe finito. Non è andata così. Ma Twitter festeggia comunque trionfale: l’incidente, per molti, è un meraviglioso schiaffo sul grugno del capitalismo. C’è chi tira in ballo i migranti, chi posta meme “divertenti” sull’accaduto e chi sboccia in modo teatrale sui cadaveri di questi ricconi. Ricconi di certo, visto che il biglietto per partecipare alla “gita” poteva arrivare fino a 250mila dollari a cranio. “Non sapevano proprio dove metterli ‘sti soldi”, commenta qualcuno. Mentre i più coraggiosi si spingono a dire che gli sventurati rimasti uccisi nell’implosione del Titan si siano meritati una morte tanto crudele. Per il peccato originale di essere nati (e cresciuti) ricchi. Non funzionano molte cose, andiamo a dragare anche questo abisso.

Titan, cosa c’entrano i migranti?

Titan, non si parla d’altro. E, come spesso accade, a sproposito. Mentre i delicatissimi Tg USA mandavano in sovrimpressione il conto alla rovescia per fare sapere al mondo intero l’ora precisa in cui sarebbe finito l’ossigeno all’interno dell’abitacolo sottomarino, i social non hanno certo fatto di meglio. In primis, tirando in mezzo i migranti che annegano in prossimità delle nostre coste. Sono stati in molti, sopratutto dalle parti della sinistra, a ritenere che si stesse dando troppa risonanza a questa sciagura, quando invece chiudiamo gli occhi di fronte a ciò che ci capita proprio davanti al naso. Una versione dei fatti fino a un certo punto forse anche comprensibile, ma che non dovrebbe portare a smaniosi festeggiamenti nel momento in cui in ballo ci sono comunque cinque vite interrotte. Vite di ricconi, però, vite vissute al massimo. Tanto al massimo da potersi permettere di buttare 250mila dollari per andare a osservare i resti del Titanic nelle profondità degli abissi. Una scelta deplorevole per tanti che, oltre a mostrare la solita fastidiosa tendenza alla paternale, siamo certi avrebbero speso meglio quei soldi. Ad averli. L’unica cosa cristallina è che il rammarico davanti a una tragedia non possa e non debba essere direttamente proporzionale al prezzo del biglietto. I commenti fioriti nelle ultime ore su Twitter sono dalle parti del disumano e di sicuro non rendono “quelli che ben cinguettano” tanto differenti da chi si professa felice alla notizia di un barcone affondato. La morte non è né di destra né di sinistra. Davvero c’è da precisarlo? A quanto pare, purtroppo sì. 

Titan, la morte non è né di destra né di sinistra

Impossibile non notare la sequela di meme divertenti, alcuni coinvolgono anche le hit della cantante Annalisa, dedicati a alla tragedia del Titan. Apprezzatissimi sui social, nessuno si sarebbe mai permesso di pubblicarne, giustamente, se gli sciagurati passeggeri fossero stati poveri in canna. Il punto è che, e fa strano doverlo dire nell’epoca del tanto ostentato politicamente corretto, ci vorrebbe del rispetto. Almeno di fronte alla morte. Non è successo per quella di Silvio Berlusconi, con avvoltoi pronti a celebrarne il decesso già quando era stato ricoverato al San Raffaele nel maggio scorso. Non succede nemmeno ora, di fronte a questi milionari sconosciuti che sono passati a miglior vita (?) per aver fatto una gita. Nessuno merita di morire, nessuno merita di morire in quel modo. E se si sente l’esigenza di lottare contro un “nemico”, che sia Berlusconi o il capitalismo tutto, bisognerebbe cercare di combatterlo quando è in vita. Senza, come la sinistra fa oramai da tempo per non rischiare mai di poter risultare influente, appropriarsi di sciagure e tragedie e dar loro un colore politico. È ciò di cui la destra viene, giustamente, accusata da sempre. E fa orrore anche solo ricordare, per esempio, il video dello stupro postato sui social di Giorgia Meloni solo perché l’aggressore, in quello specifico caso, non era di nazionalità italiana. Commentare o deridere i cinque morti del Titan non fa di voi persone migliori del social media manager che ha pensato a quelle immagini come una buona promo per l’immagine della futura Premier. Azzeccandoci, tra l’altro. “Titanic: 2 – Rich People: 0”, recita il meme virale. Chi lo posta, non è nemmeno classificabile.