Home Primo Piano La Chiesa riduce la portata di Fiducia Supplicans: che cosa succederà?

La Chiesa riduce la portata di Fiducia Supplicans: che cosa succederà?

La Chiesa riduce la portata di Fiducia Supplicans: che cosa succederà?

Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Con la dichiarazione Fiducia Supplicans, il Vaticano dà il via libera alle benedizioni delle coppie queer. Il comunicato stampa del Dicastero per la Dottrina della Fede e il discorso in occasione del nuovo anno di papa Francesco sembrano ridurne la portata.

Fiducia Supplicans ha cambiato la posizione della Chiesa cattolica nei confronti delle coppie considerate “irregolari”, cioè queer e/o in cui almeno un membro ha precedentemente vissuto una separazione o un divorzio. Se il Responsum del 2021 aveva dichiarato l’impossibilità di benedirle e aveva cercato di mettere una pietra sopra la questione, la dichiarazione pubblicata a dicembre 2023 dà un chiaro via libera.

Il Comunicato stampa del Dicastero per la Dottrina della Fede circa la ricezione di Fiducia supplicans, però, sembra fare alcuni passi indietro. Si specifica che quelle approvate sono “benedizioni di pochi secondi, senza Rituale e senza Benedizionale”. Si tratta di una “forma di benedizione non ritualizzata, con la semplicità e la brevità della sua forma, non pretende di giustificare qualcosa che non sia moralmente accettabile. Ovviamente non è un matrimonio, ma non è neanche ‘un’approvazione’ né la ratifica di qualcosa. È unicamente la risposta di un pastore a due persone che chiedono l’aiuto di Dio”.

Poco più avanti nel testo si dà un riferimento sulla durata (10 o 15 secondi) e si aggiunge un esempio: “Immaginiamo che in mezzo ad un grande pellegrinaggio una coppia di divorziati in una nuova unione dicano al sacerdote: ‘Per favore ci dia una benedizione, non riusciamo a trovare lavoro, lui è molto malato, non abbiamo una casa, la vita sta diventando molto pesante: che Dio ci aiuti!'”.

In aggiunta, oltre a ricordare – come si legge già nella dichiarazione – che la benedizione “mai verrà svolta contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in relazione a essi. Neanche con degli abiti, gesti o parole propri di un matrimonio“, si aggiunge che “non deve avvenire in un posto importante dell’edificio sacro o di fronte all’altare, perché anche questo creerebbe confusione”.

Il comunicato stampa è stato scritto in risposta ai dubbi sollevati da alcune conferenze episcopali, che sono contrarie o per lo meno perplesse alla benedizione delle coppie “irregolari”. A pochi giorni di distanza si aggiunge il discorso che papa Francesco ha pronunciato davanti ai membri del corpo diplomatico per la presentazione degli auguri per il nuovo anno.

Richiamando la “teoria gender” e mettendo in discussione le lotte per i diritti, il pontefice ha dichiarato: “i tentativi compiuti negli ultimi decenni di introdurre nuovi diritti, non pienamente consistenti rispetto a quelli originalmente definiti e non sempre accettabili, hanno dato adito a colonizzazioni ideologiche, tra le quali ha un ruolo centrale la teoria del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali. Tali colonizzazioni ideologiche provocano ferite e divisioni tra gli Stati, anziché favorire l’edificazione della pace”.

Il comunicato stampa del Dicastero per la Dottrina della Fede e il discorso in occasione del nuovo anno di papa Francesco sembrano ridurne la portata. Cosa ne pensano le persone LGBTQ+ cattoliche?

Una Chiesa che resta immobile

Fabrizio Natali del gruppo milanese Giovani del Guado spiega: “Ritengo che le ultime dichiarazioni ribadiscano semplicemente quanto era già chiaro anche in Fiducia Supplicans. Leggendo la dichiarazione, infatti, mi pare che l’atteggiamento della chiesa gerarchica verso le coppie queer si inserisca nell’atteggiamento generale che essa sta tentando di avere verso quelli che considera “peccatori“. Se prima la chiesa gerarchica condannava ed escludeva i “peccatori”, ora sta cercando di assumere atteggiamenti di accoglienza, carità e accompagnamento (come fa Gesù). Ma quelli che la chiesa gerarchica considera peccatori rimangono peccatori. Personalmente non considero “apertura” questo cambio di atteggiamento, che però lascia inalterata la sostanza della questione: due persone queer che si amano, convivono e vivono il loro amore anche attraverso la sessualità sono peccatrici agli occhi della chiesa.

Il fatto che tale cambio di atteggiamento non modifichi nulla della sostanza è confermato dall’addendum a Fiducia Supplicans e dalle parole del Papa sulla teoria Gender e sulla GPA. La Chiesa non sta facendo neanche un accenno di passo avanti in tema di morale sessuale: ciò che era considerato peccato è considerato peccato anche ora. Più che passi avanti o passi indietro rispetto alle persone queer, secondo me, la chiesa sta facendo grandi giravolte per rimanere sempre nello stesso punto.

Una novità forse c’è: sta emergendo sempre più chiaramente la realtà della Chiesa gerarchica. Sono ormai palesi le forti divisioni interne relativamente alle questioni morali. Emerge anche uno scollamento molto forte tra la Chiesa gerarchica e la Chiesa della base, dove personalmente trovo ci siano tanti esempi di vera e piena accoglienza delle persone queer, senza se e senza ma. Che sia forse questo il vero, unico passo? Il venire alla luce del male (ossia la divisione) è presupposto per una rinascita. In questo personalmente vedo l’azione dello Spirito che fa verità”.

Una visione stereotipata

Paolo Spina, membro della Tenda di Gionata commenta: “Io faccio parte degli entusiasti di Fiducia Supplicans. Soprattutto perché significa che la posizione inizia molto timidamente ad aprirsi. Non sono così soddisfatto del pronunciamento in sé quanto del fatto che da un muro totalmente invalicabile ci sia una piccola breccia che fa intravedere luce. E so che una volta che il muro inizia a creparsi, la sua caduta è inevitabile.

Certamente la precisazione che è stata fatta dopo che alcuni episcopati mondiali hanno sollevato le loro perplessità mi è sembrata un rattoppo peggiore di un eventuale strappo. Perché negli esempi e nelle note esplicative si parla di benedizione che durano alcuni secondi, riguardanti soltanto un momento privato e personale della coppia quindi non in pubblico non contestuale all’unione civile. Si fa riferimento addirittura a due persone che si si vogliono bene ma che magari hanno alcuni problemi: hanno perso il lavoro, non hanno una casa, etc. Quasi come se dovessimo essere le macchiette delle persone sofferenti.

Perché invece non sottolineare che, oltre a essere un bene in sé la relazione – di qualunque orientamento essa sia – nella più parte delle volte ha come attori due uomini o due donne totalmente come tutti gli altri. Cioè con le loro gioie e le loro sofferenze, con i loro problemi ma anche con una vita realizzata, piena, bella anche dal punto di vista della fede. Uomini e donne felici e anche felici di essere credenti. Per questo la precisazione è sembrata ridicola e anche a tratti offensiva.

Ancora una volta anche il Papa si è espresso sulla teoria gender in maniera erronea innanzitutto. Innanzitutto perché la teoria gender non esiste. Esistono dei gender studies, degli studi di genere che valorizzano l’identità personale di ognuno senza fermarsi al sesso biologicamente determinato. Questo è un aspetto che la gerarchia spesso o non capisce o non vuole capire ed è un grande stacco che esiste tra la realtà e l’antropologia teologica cristiano cattolica.

Quando gli studi e la visione antropologicamente fondata di un certo cristianesimo accetterà di fare questo grande passo e finalmente di abbracciare la realtà, solo allora faremo passi avanti e non un passo avanti e due indietro.

Io voglio comunque essere speranzoso e augurarmi, nonostante pronunciamenti infelici, che timide aperture favoriscano sia l’ambito pastorale, che ormai è già molto avanti come si vede nelle nostre associazioni, sia ricerche teologiche che abbraccino sempre più la realtà e che soprattutto vengano finalmente avallate dal magistero”.

Un percorso lento

Luigi e Valeria, genitori di una persona LGBT+ e soci della Tenda di Gionata, raccontano: “Come spesso accade, la situazione è complessa e ogni semplificazione rischia di perdere parte della ricchezza della realtà. La nostra sensazione complessiva è comunque positiva: credo ci troviamo di fronte a un passo avanti importante. La ‘benedizione’ viene infatti presentata come il ‘bene-dire’, cioè trovare e valorizzare il bene che c’è in ogni persona, come figlia di Dio. Significa passare da un atteggiamento giudicante e moralistico a un atteggiamento che riconosce la presenza di Dio in ogni realtà, in ogni persona, e la rispetta come qualcosa di sacro e unico. Certamente, ci sono molti passi da fare, soprattutto nel superare un atteggiamento culturale ancora chiuso (vedi i riferimenti alla ‘teoria gender’) e probabilmente ci vorrà ancora tempo. Ma la strada è segnata”.

Il gruppo abruzzese Betania aggiunge: “Questi ultimi fatti ci fanno parlare di un ulteriore passo in avanti per l’inclusione delle persone LGBT all’interno della Chiesa. Al di là delle etichette che spesso vengono attribuite ci piace parlare di ‘persone’. Ognuno di noi ha un percorso di fede alle spalle e questo documento segna uno spartiacque rispetto al passato. Ora possiamo dire di essere riconosciuti dalla Chiesa. Indubbiamente ci sono dei passaggi che mediaticamente meritano attenzione come la questione dei secondi per la benedizione: riteniamo sia un passaggio ulteriormente da chiarire che comunque non snatura la portata rivoluzionaria di questo documento.

Sulla questione del ‘gender’ riteniamo che il Papa sia come noi in cammino in questi anni sinodali e debba avere bisogno di tempo per cogliere ulteriori sfumature; colpisce che il Papa abbia parlato recentemente di ‘persone LGBT’, perché è la prima volta che il Vicario di Cristo in terra affronta con coraggio questo scottante passaggio: con una formazione capillare su questi temi potranno ulteriormente cadere muri. La strada è lunga ma ci piace pensarci come quel piccolo seme del Vangelo che porterà frutto. Continuiamo a evangelizzare nel nostro territorio uscendo dalle ‘catacombe’ con l’aiuto prezioso degli operatori pastorali che sono al nostro fianco mostrando a chi bussa alle nostre porte che il Vangelo dell’amore è alla portata di tutti. O meglio di ‘Todos, todos, todos’ come grida Papa Francesco”.