Home Politics Pride month, i patrocini della discordia dividono le associazioni

Pride month, i patrocini della discordia dividono le associazioni

Pride Milano mani legate davanti alla tutela delle persone LGBTQ+

Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Giugno è alle porte e con esso il mese del Pride. Anche quest’anno sono numerose le manifestazioni organizzate in tutta Italia: al momento se ne contano una 50ina. Con l’organizzazione dei Pride, scatta anche la ricerca dei patrocini e, in alcuni casi, il loro rifiuto. Regione Lombardia ha infatti negato il proprio patrocinio al Milano Pride, una delle manifestazioni più grandi e storiche d’Italia. Bergamo Pride, invece, ha rifiutato il patrocinio del Tavolo contro l’omolesbobitransfobia del comune di Bergamo dopo uno scontro con Arcilesbica. Ne abbiamo parlato con i due comitati e con l’assessora Marzia Marchesi.

Onda Pride, la piattaforma che si occupa di tenere traccia delle manifestazioni a sostegno della comunità LGBTQ+ in Italia, ha contato per il momento cinquanta Pride disseminati per tutta la penisola. Oltre ai permessi necessari per il passaggio del corteo, i comitati richiedono anche il patrocinio delle realtà locali. Comuni, regioni e associazioni prendono posizione ed esprimono il loro supporto o la loro opposizione. Nonostante il Milano Pride sia tra le manifestazioni più grandi e storiche d’Italia, la Regione Lombardia ha scelto di non concedere il proprio patrocinio, dichiarando così di non sostenere il corteo. D’altro canto il Tavolo contro l’omolesbobitransfobia del comune di Bergamo l’aveva concesso al Bergamo Pride, che ha però deciso di rifiutarlo perché in disaccordo con le posizioni di Arcilesbica, membro del Tavolo stesso.

Regione Lombardia non sostiene Milano Pride

Alice Redaelli, ufficio stampa del Milano Pride, spiega l’importanza di questo evento per la società. “I Pride sono una manifestazione pubblica che parla a tutta la cittadinanza, che sottolinea la necessità di lottare ancora contro le discriminazioni, in un’ottica ampia e intersezionale, parlando non solo di comunità LGBTQ+ ma anche di migranti, persone con disabilità e in generale di ogni forma di minoranza discriminata. Chiedere il patrocinio delle istituzioni del territorio ha quindi un enorme valore simbolico e politico: iniziative come i Pride vanno valorizzate, diffuse, appoggiate in un’ottica di alleanza con i loro temi e le loro rivendicazioni”.

Il rifiuto del patrocinio – che non avrebbe comportato un finanziamento – è chiaramente una presa di posizione. Commenta Redaelli: “La negazione del patrocinio da parte di Regione Lombardia non è arrivata in maniera inaspettata, ma non smetteremo di sottolineare come dovrebbe essere compito della Regione valorizzare le migliaia e migliaia di cittadine e cittadini che si riconoscono nei valori del Pride. Esattamente come stanno facendo invece i Comuni del territorio milanese, che con slancio ed entusiasmo aderiscono come ogni anno a quella che è una manifestazione di libertà”.

Bergamo Pride prende posizione

Diversa è invece la storia di Bergamo Pride. Ce la spiega il presidente dell’associazione organizzatrice Luca Rota. “Lo scorso anno abbiamo avuto problemi con il patrocinio di Regione Lombardia: dopo aver fatto richiesta, non ci è mai stata data risposta, ma non siamo rimasti stupiti. Noi siamo soliti chiedere il patrocinio a tutti i comuni della provincia. Spesso non ci rispondono o comunicano una risposta negativa, per quanto riguarda i comuni di destra. Esistono però anche alcuni comuni con una giunta di destra e in particolare con Fratelli d’Italia e Forza Italia che ci sostengono. Le amministrazioni di sinistra spesso non hanno problemi a patrocinare il Pride o, in alternativa, non si vogliono schierare su questo evento.

Per quanto riguarda il patrocinio del Tavolo contro l’omolesbobitransfobia – nato nel 2011 e con all’interno tutte le associazioni LGBT di Bergamo, i rappresentanti del Comune e l’assessora alle Pari opportunità Marzia Marchesi – già alcuni mesi fa abbiamo scritto una lettera mettendo in luce che fosse ossimorica la presenza al Tavolo di Arcilesbica, ormai nota per le sue posizioni transfobiche. Si chiedeva quindi la sua rimozione.

Poche settimane fa c’è stato un ulteriore momento di ritrovo e, insieme a Non una di meno Bergamo, abbiamo scritto un’altra letta indirizzata ad Arci. In occasione della Giornata contro l’omolesbobitransfobia (IDAHOBIT), infatti, Arci ha organizzato un evento in cui era invitata anche Arcilesbica. Dopo questo fatto, si è pensato di non accettare la richiesta di patrocinio del Tavolo. Arcilesbica di per sé non sostiene Bergamo Pride perché abbiamo rivendicazioni diverse in merito ai diritti delle persone trans, quindi abbiamo pensato che non avesse senso accettare il patrocinio di un Tavolo al cui interno c’è chi non ha i nostri stessi valori di base”.

L’associazione Bergamo Pride è sostenuto economicamente soprattutto da realtà locali, che supportano la comunità LGBTQ+ tutto l’anno. “Il comune di Bergamo, invece, non finanzia il Bergamo Pride e non l’ha mai fatto” spiega Rota. “Non abbiamo mai ricevuto un euro da fondi di pubbliche amministrazioni, nonostante sia stato richiesto. I fondi vengono dalla vendita di gadget, locali partner, donazioni, etc. Forse dare il patrocinio senza dare un finanziamento è farlo perché si deve, senza esporsi”.

L’assessora Marzia Marchesi: “È una presa di posizione dei membri del Pride”

“Il Bergamo Pride ha comunque il patrocinio del comune di Bergamo” sottolinea innanzitutto l’assessora Marzia Marchesi, anche presidente del Tavolo contro l’omolesbobitransfobia. “Rifiutare quello del Tavolo è una presa di posizione dei membri del Pride che capisco. Deriva dal fatto che al Tavolo siede Arcilesbica che – a detta dei membri del Pride ma non solo – ha comportamenti transfobici e quindi visti come contrari ai principi stessi del Tavolo.

Questo problema si era già posto tempo fa, durante l’organizzazione di un evento. Dopo la presa di posizione di Bergamo Pride, io ho ricordato che attorno al Tavolo possono esserci tutti, anche con idee in contrasto tra loro. Non mi sento di mettere alla porta nessuno. Dispiace che sia stata presa questa decisione anche perché quest’anno con il Tavolo stiamo lavorando tanto e in sintonia. Continueremo comunque a farlo. Capisco le loro ragioni, ma il Tavolo ha anche un ruolo istituzionale che non può essere dimenticato”.