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Palermo, i profili social degli stupratori sono fake

Palermo, i profili social degli stupratori sono fake

Palermo, lo stupro a opera del branco di sette (circa) ventenni agghiaccia ancora l’Italia intera. Le principali testate online riportano ogni dettaglio dello scempio, come anche le terrificanti chat che i responsabili si sono scambiati dopo il reato, nonché i loro nomi e cognomi, insieme a foto e dettagli personali. Tutto è di pubblico dominio. Molti utenti si sono dunque precipitati sui profili social dei colpevoli per vedere che tipo di contenuti postassero, ma soprattutto per recapitargli commenti di biasimo, indignazione e rabbia. Un “sentiment” che, astraendoci per un attimo dalla questione in sé, farebbe gola a qualunque social media manager. E, infatti, c’è chi ha “approfittato” dell’occasione per creare su Instagram e TikTok account fake dei sette di Palermo. Che, però, sembrano orribilmente reali(stici). Nella giornata di ieri, 21 agosto 2023, via Twitter (pardon, X!), alcuni dei post partoriti da tali profili-sciacalli sono diventati viralissimi. Prima che ci si rendesse conto della bufala. I contenuti hanno avuto tanta “fortuna” perché, manco a dirlo, contengono frasi raggelanti. Come mai sta succedendo? Solo una tristissima faccenda di “engagement”. Andiamo ad analizzare la situazione in tutta la sua cinica brutalità. 

Palermo, profili falsi degli stupratori: #iononhofattonulladimale

Palermo, come se la rabbia per i sette stupratori non fosse già a livelli da esecuzione in pubblica piazza, alcuni utenti hanno pensato di cavalcarla per alzare due follower. No, non non ci riferiamo solo a Matteo Salvini che da giorni inneggia alla castrazione chimica manco avesse trovato il nuovo “uomo nero” contro cui aizzare la pancia del Paese tutta per vampirizzare consensi. Alcuni sciacalli, prendendo online le identità dei responsabili, hanno creato profili Instagram e TikTok fake dai contenuti raggelanti: a ognuno dei colpevoli, vengono messe in bocca frasi che, quantomeno via social, non hanno mai detto davvero. Teorie auto-difensive al limite del grottesco, quando non veri e propri sfottò, con in sottofondo le loro facce sorridenti. Esempio: “Questo è un messaggio per tutte le persone che mi insultano sull’altro profilo e molto probabilmente anche qua. Non ero in me quando questo è successo ed è brutto sentirsi dire certe cose (fa molto male). In tutto ciò spero davvero che le persone la smettano con queste stupidaggini perché non ero in me e sono stato trascinato dai miei amici, ciao #Nonhofattonulladi male”. Oppure: “Voi criticate mentre io mi faccio i soldi” ‘scrive’ un secondo. Mentre un terzo domanda sornione: “C’è qualche ragazza che stasera vuole uscire con noi?”. Insieme a svariati appelli in cui si richiede di farla finita con gli insulti. Gli autori di tali castronerie non sono i reali responsabili dello stupro di Palermo. Ma la domanda resta: come mai stanno fioccando così tanti profili fake dei sette?

Palermo, profili falsi degli stupratori: è l’engagement, bellezza

I sette stupratori di Palermo si stanno moltiplicando sui social, soprattutto via Instagram e TikTok. Da quando i loro nomi e cognomi sono stati resi pubblici online, in molti hanno pensato di creare profili social alternativi per questi ragazzi. Realizzando contenuti in cui gli mettono in bocca frasi oltre i limiti dell’offensivo, sfottò e varie cialtronate. Cialtronate che hanno fatto indignare, se possibile ancora di più, tutti gli altri utenti. Che li hanno ripostati esprimendo enorme biasimo e inneggiando, di nuovo alla castrazione chimica, quando non alla pena di morte per i colpevoli. Ebbene, in realtà si tratta di account creati da sciacalli che ne hanno clonato l’identità. Perché farlo? I sette di Palermo sono ricercatissimi sui social in questi giorni, la terribile notizia dello stupro avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 luglio è il “trend” più caldo del momento. Allora, ecco arrivare queste brillanti menti del web che hanno aperto tali profili fake per cavalcare l’indignazione di noi tutti e alzare due follower. Due follower (in realtà, verosimilmente molti di più) che, appena il polverone sul caso andrà scemando, si ritroveranno di fronte a un repentino cambiamento: le pagine cambieranno nome. E diventeranno account che smarchettano tisane detox, fanpage di personaggi del Grande Fratello o chissà cos’altro. In questi giorni, stanno semplicemente raccogliendo seguito, surfando l’onda lunga dell’orrore nazionale, per poi partire a promuovere questo o quel brand partendo a fronte di numeri già importanti. È l’engagement, bellezza. Intanto, questo purtroppo è vero, ben 16mila persone si sono accalcate gruppi Telegram, fortunatamente già chiusi, che promettevano di mostrare il video integrale dello stupro di Palermo…