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Open to Meraviglia fa schifo ma funziona alla grande: indignati? Siete stati trollati

Open to Meraviglia

Open to Meraviglia è la nuova campagna promossa dal Ministero del Turismo per celebrare le bellezze artistiche e culturali del nostro Paese. E fa schifo. La Venere di Botticelli photoshoppata con la cazzuola viene brutalizzata in travel blogger mentre si autoproclama nostra “influencer preferita”. Un’impresa horror venuta a costare, si dice, nove milioni di euro. I social sono fortemente scossi da tale nefandezza “creativa” e intanto, oltre alle ferali critiche, fioccano i meme. Impossibile, in queste ore, aprire Twitter senza venire aggrediti alle cornee dalla bionda Venere, sbertucciata (giustamente) dai più. Pare che Daniela Santanché, lei la mandante dell’operazione in quanto a capo del Ministero del Turismo, non si sia premurata nemmeno di acquistare il dominio “Openo to Meraviglia”, comprato allora per ben un centesimo da un utente spiritoso: lo destinerà a contenuti rainbow spinti, proclama via Facebook con tracotanza. Insomma, non funziona niente. Ma siamo qui a sostenere che questo pugno a entrambi gli occhi sia, in fin dei conti, la miglior peggior cosa che potesse capitare al nostro Bel Paese. Tanto per cominciare: chi avrebbe mai twittato così tanto dopo aver visto un bello spot sull’Italia? Sanremo insegna…

Open to Meraviglia e “La Mia Liguria”: Sanremo (e la Canalis) insegnano

Open to Meraviglia è un disastro. Migliaia di indignati riempiono di improperi la sciagurata campagna per la promozione del Turismo in Italia. Ed è proprio questa la forza, il valore aggiunto di tale orrore. Pensiamoci: fosse stato scelto Alberto Angela come testimonial e ora lo vedessimo, istituzionale, in foto e clip a illustrare le italiche meraviglie… ne avremmo parlato in tre. Emoji applauso, qualche ormone social perturbato e finiva lì. Open to Meraviglia assorbe la lectio magistralis (in comunicazione) offerta dagli spot pro loco della Regione Liguria durante il Festival di Sanremo. Sempre percepiti come una tassa da pagare tra una canzone e l’altra, abbiamo cominciato ad apprezzarli in un momento ben preciso.Ossia con l’avvento di Elisabetta Canalis, sarda di nascita, a dire una singola frase: “La Mia Liguria”. Direttamente dall’opulenza della sua mansion losangelina. Era tutto sbagliato? Certo che sì. Ma sarà dura trovare un cristiano che non abbia in mente quello slogan forse anche più della mitologica ricetta del pollo alla piastra, sempre gentilmente offerta, anni orsono, dalla ex velina. Insomma, non è facile fare tutto giusto ma anche a sbagliare ogni cosa ci vuole talento e rapidità chirurgica nell’esecuzione. Non è colpa di Santanché, insomma, se a noi, a noi tutti, l’horror piace. 

Open to Meraviglia: l’indignazione fa engagement

“Comunque il mio falegname con 30mila lire la faceva meglio”. Concordiamo. Qualsivoglia cinquenne sarebbe stato in grado di cavarsela più dignitosamente con Photoshop e compagnia. Perfino al Ministero del Turismo, però, hanno gli occhi. Ed escludere questo fatto dalla valutazione dell’orrore è grossolano vizio di forma. Open to Meraviglia è brutta in modo criminale perché tale voleva essere. Le brutte intenzioni, la maleducazione di castoldiana memoria sono alla base dello scempio. E lo scempio lo abbiamo voluto, ce lo siamo meritati. Ce lo siamo meritati perché abbiamo dimostrato, negli anni, di amare l’horror, di restargli sempre fedeli, soprattutto sui social, a livello comunicativo. Più in generale, se qualcosa, qualunque cosa, è al “Sapore di Male” cattura la nostra attenzione e diviene, in men che non si dica, dibattito, polemica. In una parola: trend. Ogni campagna pubblicitaria, da quelle su scala nazionale ai post dell’ortolano dietro l’angolo ambisce ad arrivare tra i topic social più discussi. E Open to Meraviglia, trollandoci in ogni modo possibile, ce l’ha fatta. Sì, ma la figuraccia davanti agli occhi del mondo? Il mondo ad ammirare l’Italia già ci viene. Non sarà certo uno spot a fermare i tedeschi coi sandali dall’invasione del Lago di Garda, perfino. L’indignazione, intanto, fa engagement. E i risultati, in cifre, che gli sciagurati social media manager potranno inserire nel report da fornire al cliente, il Ministero del Turismo, su come sia andata questa campagna di comunicazione saranno stupefacenti. Grazie a tutti.