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Tutte le altre amministrazioni di destra e il patrocinio al Pride

Milano Pride 2022

Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Dopo la Regione Lombardia che si rifiuta di dare il patrocinio al Milano Pride, è ora la volta della Regione Lazio. Quali sono le amministrazioni di destra che continuano o si rifiutano di patrocinare i Pride? Vediamolo.

Onda Pride, la piattaforma che si occupa di tenere traccia delle manifestazioni a sostegno della comunità LGBTQ+ in Italia, ha contato per il momento cinquanta Pride disseminati per tutta la penisola. Oltre ai permessi necessari per il passaggio del corteo, i comitati richiedono anche il patrocinio delle realtà locali. Comuni, regioni e associazioni prendono posizione ed esprimono il loro supporto o la loro opposizione. Nonostante il Milano Pride sia tra le manifestazioni più grandi e storiche d’Italia, la Regione Lombardia ha scelto di non concedere il proprio patrocinio, dichiarando così di non sostenere il corteo.

Pochi giorni dopo è stato il turno della Regione Lazio, che ha ritirato il patrocinio già concesso al Roma Pride perché “La firma istituzionale non può, né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto“.

Il patrocinio delle pubbliche amministrazioni non comporta quasi mai un sostegno economico. Di conseguenza si tratta di un simbolo, ma di un simbolo importante che segna il riconoscimento da parte della politica delle istanze delle persone LGBTQ+ e della necessità di estenderne i diritti.

Regione vs comuni per il Pride: Abruzzo, Molise e Calabria

L’Abruzzo Pride quest’anno sarà a Chieti. L’edizione 2022, tenutasi a Teramo, aveva visto delle schermaglie con la politica locale. L’evento 2023, invece, non ottiene il patrocinio della Regione, guidata da un’amministrazione di destra con a capo Marco Marsilio, ma quello del comune di Chieti, in cui si svolgerà la parata il 24 giugno.

Anche in Molise c’è una spaccatura tra regione e comuni. L’amministrazione di Campobasso, in cui si tiene l’edizione 2023 del Molise Pride, ha concesso il patrocinio. È guidata dal sindaco pentastellato Roberto Gravina. La Regione, che aveva negato il sostegno alla manifestazione LGBTQ+ già nel 2018, resta in silenzio.

La Calabria è guidata da Antonio Spirlì della Lega. Il sostegno al Pride viene quindi concesso dal comune di Reggio Calabria, la città in cui si terrà la manifestazione il 22 luglio e guidata da Giuseppe Falcomatà del PD.

Le regioni silenti: Basilicata, Marche

Tace la regione Basilicata, che ha come presidente Vito Bardi, e non esprime ostilità né supporto al Matera Pride, che avrà luogo il 22 luglio.

Nelle Marche quest’anno il Pride sarà a Civitanova. Il patrocinio è stato richiesto al sindaco di destra Fabrizio Ciarapica che però tace sulla questione. L’edizione 2022 si era svolta a Pesaro e senza il sostegno delle amministrazioni.

Patrocini negati al Pride: Friuli Venezia Giulia, Liguria

In Friuli la decisione di negare il patrocinio negato al FVG Pride da parte dei Comuni di Pordenone e Gorizia e delle Università di Udine e Trieste ha trovato sostegno nell’amministrazione Regionale. Roberto Novelli, consigliere regionale di Forza Italia, ha infatti dichiarato a proposito: “Essere liberi e difendere i diritti per loro significa assecondare i piani che cercano, in modo surrettizio, di sviluppare e chi si pone in una posizione terza – non ostile, semplicemente chiede di restare al di fuori del dibattito – diventa un nemico da combattere e, possibilmente, abbattere”.

In Liguria è il comune di Genova a negare il patrocinio al Genova Pride del 10 giugno. Il sindaco di centro destra Marco Bucci aveva già definito il Pride “divisivo” in passato. Anche per l’edizione 2023 resta fermo sulle sue posizioni e nega il sostegno all’evento cittadino.

Piemonte. “Non abbiamo richiesto patrocinio”

Diversa è la situazione in Piemonte, regione guidata da Alberto Cirio. Il Torino Pride, infatti, ha dichiarato: “Noi abbiamo scelto di non chiedere il patrocinio perché non ci sentiamo rappresentati“.