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Wimbledon, la rivoluzione “rosa” dice addio alle mutande bianche

Wimbledon, la rivoluzione "rosa" dice addio alle mutande bianche

Perché leggere questo articolo? Rivoluzione colorata a Wimbledon. Il torneo più prestigioso del mondo del tennis ha concesso alle giocatrici di indossare intimo colorato. La rottura col dress code total-white cerca di contrastare l’ansia dovuta al periodo mestruale delle tenniste. 

Dopo 139 anni irrompe una rivoluzione colorata su Wimbledon. Il torneo più prestigioso del circuito tennistico ha deciso di adottare una svolta al dress code. Dietro la rottura col total-white c’è una ragione di inclusione. Alla giocatrici sarà infatti permesso di indossare biancheria intima non bianca in modo da contrastare un’asia piuttosto diffusa tra le atlete. Nel corso degli anni sono state numerose le testimonianze di disagio delle tenniste per il timore che macchie di sangue mestruale potessero essere messe in risalto dal bianco della divisa.

“Adress the dress code” vince a Wimbledon

Il codice d’abbigliamento a Wimbledon è nei secoli sempre stato rigoroso. La regola del dress code completamente bianco risale all’Ottocento. Venne introdotto per fare in modo che le chiazze di sudore si vedessero il meno possibile. L’All England Club, ente che organizza il torneo ha deciso di accogliere le istanze di cambiamento, per non mettere in risalto un’altra chiazza.

La biancheria intima è stata inclusa nelle lista dei capi che dovevano essere bianchi solo nel 2014. A dieci anni di distanza, Wimbledon ha deciso si dare ascolto alle voci femminili e alle proteste di tifosi e giocatrici della Women’s Tennis Association (WTA). Durante la scorsa edizione del torneo erano state inscenate propoteste con lo slogan “Address the Dress Code“.  Alcune manifestanti con maglie bianche e pantaloncini rossi avevano protestato fuori dal Club per chiedere un reindirizzamento del codice d’abbigliamento del torneo.

Cade una regola ferrea di Wimbledon che fa discutere

Decade una regola ferrea, che nel corso degli anni aveva colpito magliette, pantaloncini e persino scarpe di tennisti blasonati, come Roger Feder. L’amministratrice delegata dell’All England Club, Sally Bolton, ha dichiarato che la svolta serve a “dare priorità alla salute delle donne e sostenere le giocatrici in base alle loro esigenze individuali. Stiamo discutendo con la WTA, con i produttori e con i team medici sui modi in cui possiamo farlo”.

Gran parte delle tenniste si sono dette sollevata dalla decisione presa da Wimbeldon. C’è chi, come Coco Gauff, si è detta sollevata “per una cosa che sostengo da molto tempo. Avevo il ciclo l’anno scorso durante Wimbledon, ed è stato molto stressante. A volte andavo in bagno solo per controllare e assicurarmi che non si vedesse niente. Sicuramente per me e per le altre ragazze è positivo”. Un articolo di The Athletic ha raccontato che alcune tenniste avevano concordato un segnale con alcune persone fidate che dagli spalti erano incaricate di controllare che non si vedessero macchie di sangue, eventualmente facendoglielo sapere.

Non tutte d’accordo, non solo a Wimbledon

La decisione del circolo non è la prima di questo tipo nella storia recente dello sport. Di recente la squadra femminile del Manchester City ha cambiato il colore dei propri pantaloncini da bianco a nero per lo stesso motivo. Eppure la possibilità di utilizzare biancheria intima non bianca non ha trovato il favore di tutte le atlete. Alcune tenniste ritengono la decisione di Wimbledon addirittura discriminante. Ons Jabeur, prima giocatrice africana e araba a conquistare un titolo nel circuito femminile ha detto che “E’ meglio non essere paranoici, perchè così tutti sapranno che hai il ciclo. Quindi davvero non so fino a che punto questa è una cosa buona e per questo ho sentimenti contrastanti“.