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Draghi cambia la legge Melandri e allunga una mano alla serie A alla canna del gas

Draghi cambia la legge Melandri e allunga una mano alla serie A alla canna del gas

Dopo tanti temporali, alla fine anche tra il Governo Draghi e il calcio di vertice italiano è scoppiato il sereno. Merito della conversione in legge del decreto sulle misure urgenti per l’attuazione del PNRR che contiene al suo interno alcune modifiche sostanziali alla Legge Melandri, il testo che dal 2008 regola la vita dei club italiani perché disciplina la commercializzazione dei diritti tv. Era il passaggio atteso dai presidenti e una delle ragioni per le quali in Lega è stato insediato un uomo come Lorenzo Casini, proveniente da Roma e con agganci nei ministeri che contano: serviva una sponda politica per evitare di restare all’angolo e così è stato.

Il nuovo testo elimina alcune restrizioni nella vendita delle immagini della Serie A

Il nuovo testo elimina alcune restrizioni nella vendita delle immagini della Serie A all’estero a partire da quella considerata più penalizzante in una competizione in cui altri campionati potevano muoversi liberamente al contrario del nostro: caduto il limite della pianificazione triennale, ora i manager della Lega Serie A potranno proporre accordi e pacchetti a lungo termine, incassando di più e più in fretta e girando così il denaro a società che sono allo stremo e che hanno sempre maggiore urgenza di attivare linee di ricavo. Anche a costo di impegnare il proprio prodotto per anni senza averne, poi, la disponibilità in futuro.

La svolta è stata salutata con favore nei palazzi del calcio

La svolta è stata salutata con favore nei palazzi del calcio e ha segnato una sorta di armistizio tra pallone e politica. Il tempo delle recriminazioni per la mancata concessione di ristori (al calcio no, ai cinema sì senza comprenderne a fondo la ragione) è alle spalle: ora via Rosellini, la Figc e Palazzo Chigi viaggiano di comune accordo e la conversione in legge che ha superato parti della Melandri non è stato l’unico assist fornito da Roma alla Serie A. In arrivo c’è anche il differimento dei versamenti di tasse dal 31 luglio al 31 dicembre 2022, una partita da poco meno di un miliardo di euro per il pallone che rimane un grande contributore del fisco. E poi c’è il ritocco dello sconto fiscale del 50% sugli stipendi degli stranieri (misura che la Figc vorrebbe cancellata del tutto, senza però riuscire nell’intento) con l’abbassamento del limite a 500mila euro di stipendio invece di un milione, così da renderlo usufruibile anche per i club medio piccoli.

Denaro a fondo perduto che esce ogni anno delle casse dei presunti ricchi per alimentare la filiera

E’ tutto contenuto nel DL Aiuti e darà ossigeno a un settore che ha mille colpe per come (non) è stato capace di gestirsi negli ultimi trent’anni, ma ha anche dato molto in termini economici al sistema complessivo. Non è un caso che il presidente di Lega, Lorenzo Casini, abbia voluto inserire nel messaggio di ringraziamento per le nuove misure un riferimento diretto alla mutualità con cui la Serie A tiene in piedi tutto il resto del movimento. Denaro a fondo perduto che esce ogni anno delle casse dei presunti ricchi per alimentare la filiera, senza che nessuno se ne ricordi quando apre il processo sul dissesto del nostro pallone e sulla sua lontananza rispetto a modelli più virtuosi in giro per l’Europa.