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La cronaca nera ha scoperto i casi vintage ed evergreen

La cronaca nera ha scoperto i casi vintage ed evergreen

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Emanuela Orlandi, strage di Erba, Denise Pipitone: quando la cronaca nera non offre nuovi spunti, si riesumano casi vintage ed evergreen, anche quando non ci sarebbe nulla da aggiungere a quello che già si conosce.

Ci sono casi di cronaca nera italiani che non passano mai di moda. Magari la giustizia ha completato il suo corso, con gli imputati dichiarati definitivamente innocenti come nel caso di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio Kercher a Perugia. Oppure con sospettati che i tre gradi di giudizio, con la parola definitiva della Cassazione, dichiarati colpevoli, come nel caso della strage di Erba.

La strage di Erba

E proprio il caso di Erba, con i protagonisti Olindo Romano e Rosa Bazzi, i cui legali hanno chiesto per l’ennesima volta la riapertura del processo presentando istanza per l’ammissione di nuove prove, che dimostra l’assunto dal quale siamo partiti: in Italia possono uccidere centinaia di donne (come purtroppo avviene), ma la cronaca nera terrà i riflettori sempre puntati su quei quattro o cinque casi rispetto ai quali non ci sarebbe nulla da aggiungere. Rispolverandoli e dotandoli di “nuove scottanti rivelazioni” soprattutto quando la realtà non offre altri spunti.

Il caso Orlandi

E’ pacifico che tutti desidereremmo conoscere la verità su Emanuela Orlandi, su chi l’ha rapita e perché, se è ancora viva o meno. E riteniamo più che legittima la battaglia della famiglia, soprattutto del fratello Pietro, per sapere quello che è successo. Ma non si può periodicamente tirare fuori il caso Orlandi quando vere novità investigative non ci sono o dedicargli uno spazio che non è dato, per esempio, a Mirella Gregori, altra ragazza romana scomparsa nello stesso periodo e mai ritrovata.

La sparizione di Roberta Ragusa

Siamo in un paese dove il marito di una donna scomparsa, Roberta Ragusa, il cui corpo non è mai stato ritrovato, è in carcere per l’omicidio della moglie e la distruzione del cadavere della stessa. Antonio Logli non ha mai confessato, sta scontando una pena a venti anni di carcere, ma nelle pagine di cronaca dei quotidiani e nei giornali specializzati in cronaca nera, il caso continua a tenere banco.

Denise Pipitone, la bambina scomparsa

Per la scomparsa della piccola Denise Pipitone, svanita nel nulla a Mazara del Vallo il primo settembre 2004 e mai ritrovata, la battaglia della mamma Piera Maggio prosegue senza sosta (giustamente). Che la signora dica che Matteo Messina Denaro, il super boss di Cosa Nostra, non poteva non sapere è comprensibile: fa parte del dolore mai sopito di una madre per la figlia scomparsa che spera un giorno di poter riabbracciare. Quello che di preoccupante c’è è che molti giornali hanno rilanciato la cosa senza spiegare che il controllo che Cosa Nostra ha sul territorio è di tipo militare solo per i traffici che gli interessano, non per altri avvenimenti. Spiega Angelo Barraco, giornalista dell’agenzia Italpress. marsalese e gran conoscitore di cronaca nera: “I boss hanno il controllo del territorio ma nel momento in cui qualcosa avviene per loro decisione”.

Yara, rapita e uccisa

L’altro caso evergreen è quello della povera Yara Gambirasio. Anche qui l’uomo ritenuto colpevole del suo rapimento e della sua uccisione, Massimo Bossetti, è stato condannato in via definitiva e dal carcere continua nonostante tutto a dirsi innocente. Il che lo rende automaticamente una buona riserva quando la cronaca nera langue. Viene ripescato qualche particolare, meglio ancora se riguarda la moglie che è anche una signora piacente, per continuare a parlare di un caso del quale proprio i genitori della piccola Yara avrebbero piacere non sentire più parlare.

Cesare Pavese, il famoso scrittore morto suicida, nelle poche righe che vergò prima della tragica fine scrisse: “Non fate troppi pettegolezzi”. Tacere, a volte, sarebbe la scelta migliore, anche per giornali e giornalisti.