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Decreto Cutro, l’Ue per andare contro l’Italia fa come l’Italia

Decreto Cutro, l'Ue per andare contro l'Italia fa come l'Italia

Perché leggere questo articolo? Il decreto Cutro non è urgente per l’Unione europea. La decisione “italianissima” è uno schiaffo alle politiche del governo, e agli italiani che hanno votato Meloni anche per le sue politiche sull’immigrazione. Così facendo, però, l’Ue non aiuta a risolvere il problema italiano.

Per battere il tuo nemico, pensa come il tuo nemico. Così l’Unione europea, per contrastare le politiche migratorie del governo italiano, utilizza la più “italica” delle tattiche: mettere il problema a bagnomaria. La Corte di giustizia europea, su parare dell’avvocato generale, non ha accolto la domanda pregiudiziale d’urgenza avanzata dalla Corte di Cassazione sull’applicazione del decreto Cutro. Dalla Corte di Giustizia Europea arriva “pan per focaccia” al governo Meloni che subisce una doccia fredda.

La “non decisione” dell’Ue sul Decreto Cutro

La frenata sul decreto Cutro sicuramente crea malumori al Viminale. Ma anche a Palazzo Chigi, che punta molto sul “giro di vite” per le politiche migratorie. Per i giudici di Lussemburgo non ci sono i presupposti d’urgenza per intervenire sui trattenimenti di migranti nel Cpr di Pozzallo. E lasciano così in sospeso la decisione, che era stata presa più di due settimane fa. Ma lo scopriamo solo ora.

La decisione, infatti, è del 26 febbraio scorso. Ma è stata resa nota soltanto ora dall’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, legale di migranti trattenuti a Pozzallo, su cui è incentrato il ricorso trattato anche dal giudice di Catania, Iolanda Apostolico. Il caso davanti alla Corte europea sarà trattato con la procedura ordinaria: “Adesso – spiega l’avvocata – ho due mesi di tempo per presentare una memoria e poi i giudici fisseranno la data dell’udienza“. 

Decreto Cutro, un mare di ritardi mentre i migranti muoiono in mare

E’ passato un anno esatto da quando lo scorso 10 marzo il governo Meloni convertiva in legge il cosiddetto “decreto Cutro”, approvato dal governo di Giorgia Meloni a seguito del grave naufragio di migranti avvenuto al largo delle coste di Steccato di Cutro, in Calabria, a febbraio, in cui morirono 94 persone che cercavano di raggiungere le coste italiane. Il decreto, tanto pubblicizzato dal governo quanto criticato dalle opposizioni, prevedeva soprattutto una riduzione delle misure di accoglienza per le persone che cercano di arrivare in Italia irregolarmente via mare, nel tentativo di scoraggiare nuove partenze.

Uno dei punti principali del decreto era la creazione di appositi centri che avrebbero dovuto permettere un esame “accelerato” delle domande di asilo delle persone migranti provenienti da paesi considerati “sicuri”. Non solo però questa misura non è stata ancora applicata, ma non è stato nemmeno stato ufficialmente individuato il luogo in cui creare questi centri.

L’Italia ha le sue colpe, ma l’Ue…

L’Italia, dunque, ha le sue colpe sul decreto Cutro, come sulla gestione dei migranti negli anni. Quella che da almeno trent’anni è considerata “un’emergenza”, tale non può essere. E’ una questione strutturale, in cui l’Unione europea ha le sue responsabilità. La decisione “italianissima” di lasciare il decreto a bagnomaria è un danno alle politiche italiane. E uno schiaffo alla legittima volontà popolare degli italiani. Chi ha scelto Meloni alle Politiche del 2022 lo ha fatto anche per le sue politiche sull’immigrazione. Possono piacere o no. Ma il tatticismo di Bruxelles, che congela il decreto non sapendo che decisione prendere, non aiuta a cambiare.