Home Politics Tra Xi e Biden: il bivio geopolitico ed economico di Meloni dopo Bali

Tra Xi e Biden: il bivio geopolitico ed economico di Meloni dopo Bali

Tra Xi e Biden: il bivio geopolitico ed economico di Meloni dopo Bali

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Per Giorgia Meloni il G20 di Bali ha rappresentato un bivio. In politica estera l’Italia dovrà scoprire le sue carte e confermare (o smentire) le posizioni espresse dalla premier negli ultimi mesi. Ci sono due scenari possibili dai quali dipenderà il futuro di Roma. Il primo, nonché il più probabile: stringere ulteriormente l’alleanza con gli Stati Uniti, abbandonando così ogni altro esperimento geopolitico. Il secondo: dare una nuova chance alla Via della Seta cinese, mantenendosi al contempo al centro dell’Alleanza Atlantica. In mezzo spunta l’ipotesi di un complicato equilibrio.

Petrolio e gas americani in cambio del definitivo abbandono della Via della Seta cinese. Sembrerebbe essere questa la posizione sposata da Giorgia Meloni nel G20 di Bali. Detto in estrema sintesi, l’Italia deve scegliere: Usa o Cina. Tertium non datur.  La premier italiana sembrerebbe aver fatto la sua scelta, sposando la linea di Joe Biden. Il colloquio tra Meloni e il presidente statunitense è durato quasi un’ora. Sessanta minuti soddisfacenti per Washington. Che ha concesso a Roma, in una sorta di accordo di massima, maggiori importazioni di gas liquido dagli Stati Uniti e da alcuni Paesi alleati a prezzi più convenienti. Di conseguenza, il governo italiano dovrà salutare ogni velleità cinese e salutare la stagione della Belt and Road Initiative. La riprova dell’avvenuta intesa emergerà nelle prossime settimane. Quando capiremo quale porta avrà deciso di varcare Meloni.

La linea americana di Meloni

Se dovesse concretizzarsi l’opzione Stati Uniti, l’Italia è chiamata ad aderire incondizionatamente alla linea atlantica sulla guerra in Ucraina – come del resto Meloni ha fatto fin dal suo insediamento a Palazzo Chigi. Quindi a non dar seguito alla Via della Seta Cinese. Roma riceverà in cambio più esportazioni americane di gas, incrementate in seguito al diktat di Biden rivolto alle aziende private Usa del settore. E potrà pure godere del gas proveniente da alcuni partner degli Stati Uniti, come il Giappone, chiamati a riorientare i loro surplus energetici verso l’Europa.

Insomma, Washington vuole che l’Italia sposti il proprio sguardo commerciale dall’Oriente all’Occidente. Anche perché, agli occhi di Biden, la posizione italiana è fondamentale nello scontro a distanza tra Stati Uniti e Cina. Meloni si trova quindi di fronte ad un bivio cruciale. La premier sa bene che il suo governo necessita di tutto il sostegno americano possibile. Se non altro per compensare gli scetticismi europei nei confronti della “destra” italiana.

Gli interessi economici dell’Italia tra Cina e Usa

Allo stesso tempo Meloni non può ignorare il peso economico della Cina, soprattutto nell’ottica dei canali commerciali sino-italiani. Il centrodestra potrebbe quindi congelare la Via della Seta, almeno per lanciare un messaggio chiaro a Biden; ma impegnarsi comunque ad oliare le relazioni economiche con il Dragone. Come fanno del resto tanti altri Paesi europei, Germania e Francia in testa.

Basta dare un’occhiata ai numeri per capire l’importanza della decisione che prenderà Meloni. L’Italia esporta ogni anno decine di miliardi di prodotti oltre la Muraglia. In primis nei settori della manifattura e della meccanica. Secondo i dati raccolti dall’Oec, nel 2020 l’export italiano in Cina ha raggiunto quota 14,9 miliardi di dollari. I principali prodotti che l’ Italia ha esportato in Cina sono medicamenti confezionati (985 milioni di dollari), valvole (518 milioni) e bauli e custodie (507 milioni). Negli ultimi 25 anni le esportazioni dell’Italia verso la Cina sono aumentate a un tasso annualizzato del 6,82%; passando da 2,86 miliardi di dollari nel 1995 a 14,9 miliardi di dollari nel 2020.

Nello stesso anno l’ Italia ha esportato 47,9 miliardi di dollari in America. I principali prodotti? Farmaci confezionati (4,02 miliardi di dollari), automobili (3,23 miliardi) e navi passeggeri e merci (2,38 miliardi). Negli ultimi 25 anni le esportazioni dell’Italia verso gli Usa sono aumentate a un tasso annualizzato del 4,27%, da 16,8 miliardi di dollari nel 1995 a 47,9 miliardi di dollari nel 2020.

Meloni tra Washington e Pechino

Cifre diverse ma che, in ogni caso, evidenziano come l’Italia dovrebbe trovare il modo di continuare a fare affari sia con gli Stati Uniti che con la Cina. E questo al di là dalle valutazioni di natura geopolitica, evidentemente già chiarite dal governo Meloni. Questa soluzione potrebbe tra l’altro accontentare anche Pechino. Che, è vero, si troverebbe costretto a fare a meno dell’Italia dal progetto della Via della Seta. Ma potrebbe continuare ad avere un certa presa sul mercato europeo. In attesa, magari, di tempi migliori.

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