Home Politics Sardegna, il sondaggista: “Elezione aperta tra spaccature e indecisioni”

Sardegna, il sondaggista: “Elezione aperta tra spaccature e indecisioni”

Sardegna, schiaffo di Meloni a Salvini. Chiude a Solinas per conquistare l'isola

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Le elezioni in Sardegna rappresentano da sempre un banco di prova importante e tutti vogliono vincere. A sinistra però l’ex presidente Renato Soru ha sparigliato le carte, rompendo con il Pd e lanciando una propria candidatura. Una disputa tutta interna sta coinvolgendo anche il centrodestra: secondo il sondaggista Roberto Weber, sentito da TrueNews, l’uscente Solinas è nei guai e Giorgia Meloni vorrebbe un candidato diverso. 

Prima ancora delle europee e in una fase non così lontana dalla fine della delicata sessione di bilancio, la Sardegna andrà al voto per eleggere presidente e assemblea regionale. Il 24 febbraio le urne si apriranno in tutta l’isola e la sfida, forse soprattutto per via della data, appare di importante rilievo anche sul piano nazionale. Il centrodestra, al governo a Cagliari con l’autonomista Solinas, vorrebbe riconfermarsi prima forza. Ma il centrosinistra fiuta aria di sorpasso, circostanza che costituirebbe la prima spallata ufficiale al governo Meloni. E il tutto a poche settimane dalle europee. Entrambe le coalizioni hanno però dei problemi: a sinistra il tanto atteso “campo largo” appare un’utopia, a destra Fratelli d’Italia non vede di buon occhio il presidente uscente.

Perché il voto in Sardegna sarà importante a livello nazionale

“Vedrà che il vero campo di prova per il governo non sarà rappresentato dal bilancio, ma dalle sfide dei primi mesi del nuovo anno”: a dirlo su TrueNews è il sondaggista Roberto Weber, con un chiaro riferimento anche alle elezioni in Sardegna. Mentre i vari partiti al momento sono impegnati con la sessione di bilancio, dove la maggioranza sembra fare quadrato attorno le misure in fase di approvazione, lo sguardo di politologi e addetti ai lavori è già proiettato alle regionali.

Il voto sardo è una sfida importante perché, nella storia recente, ha sempre permesso di capire lo stato di salute della coalizione al governo a Roma. Il successo nel 2009 di Cappellacci ad esempio, ha dato ulteriore slancio al governo Berlusconi IV in carica da quasi un anno. Anche perché quel voto si è svolto a poco più di un mese dal congresso fondativo del Popolo delle Libertà. Cinque anni più tardi, la vittoria del centrosinistra con Francesco Pigliaru è arrivata esattamente una settimana prima della nascita del governo Renzi. Ancora oggi al Nazareno in molti sono convinti che l’esito del voto sardo abbia dato la spinta decisiva all’ex sindaco di Firenze per arrivare a Palazzo Chigi. Infine, nel 2019 la vittoria dell’autonomista e leader del Partito d’Azione, l’uscente presidente Christian Solinas, è stata salutata positivamente dalla Lega all’epoca impegnata nell’esperienza del governo gialloverde con il Movimento Cinque Stelle.

“Le circostanze parlano chiaro – ha spiegato Weber – la Sardegna spesso è un indicatore politico i cui esiti possono avere ripercussioni in ambito nazionale. Il voto nell’isola sarà importante soprattutto per il centrodestra, al governo sia a Roma che a Cagliari”. L’attuale maggioranza, in poche parole, dopo aver attraversato senza scossoni il primo anno di governo è chiamata a fare risultato in Sardegna. Specialmente perché subito dopo si aprirà la campagna elettorale per le europee.

La discesa in campo di Soru rimescola le carte

Tutti quindi, oggi più che mai, hanno interesse a vincere. Il centrosinistra spera nel sorpasso nei confronti della coalizione uscente. Solinas, secondo i rilevamenti di Swg, risulta ultimo tra i governatori delle venti regioni italiane nella speciale classifica relativa all’indice di gradimento. Solo il 20% dei sardi approverebbe il suo operato: “Solinas non è in difficoltà, è proprio nei guai”, ha confermato su TrueNews il sondaggista Roberto Weber. Da qui le riflessioni in corso all’interno del centrodestra. Come riportato su IlMessaggero, Giorgia Meloni vorrebbe la candidatura di esponenti di Fratelli d’Italia in almeno tre regioni, tra queste la Sardegna. Ma lo stesso Solinas non sembrerebbe intenzionato a fare un passo indietro e la Lega insiste per proseguire con il governatore uscente.

Ai dati poco incoraggianti per Solinas, si sono contrapposti quelli invece positivi per Alessandra Tedda che, secondo un sondaggio curato da Piepoli, partirebbe in vantaggio. Tedda, tra i vice di Giuseppe Conte alla guida del Movimento Cinque Stelle e deputata tra le fila dei grillini, sembrava il nome scelto dal centrosinistra nell’ambito del cosiddetto “campo largo”. Grillini e Pd infatti avevano trovato l’accordo per una coalizione in grado di mettere assieme l’intero centrosinistra e sopravanzare i rivali uscenti.

Il Campo Largo in Sardegna è una pia illusione

Ma non tutti hanno mostrato entusiasmo per il matrimonio in chiave sarda di pentastellati e dem. Carlo Calenda, leader di Azione, si è tirato fuori: per lui il Cinque Stelle non ha mai dato prova di affidabilità al governo e dunque ha già detto di non voler convergere sulla candidatura di Tedda. Il vero scossone al campo largo è però stato dato da un nome molto pesante a Cagliari, quello di Renato Soru. Fondatori di Tiscali, primo presidente eletto della Sardegna con la vittoria elettorale del 2004, Soru è inoltre uno dei 40 fondatori del Partito Democratico.

La scelta dem di puntare su Tedda non l’ha presa molto bene. Sabato a Cagliari ha presentato programmi e idee di un nuovo soggetto politico, da lui chiamato “La Rivoluzione Gentile”. Davanti a una platea di 600 persone, ha annunciato l’addio al Pd e la sua corsa alla presidenza della Regione. Dalla sua parte sarebbero +Europa, Progressisti e la lista locale Liberu. Lo spettro di una spaccatura del campo largo è quindi molto più che reale.

Questo potrebbe costare caro, specialmente perché anche in Sardegna c’è il turno unico e vince chi prende più voti nell’unica domenica i seggi restano aperti. Forse per questo è stato lo stesso Soru, nelle ultime ore, a mostrarsi più possibilista in un accordo: “Facciamo le primarie – ha dichiarato ai media locali – e vediamo chi vince. Se prevale Alessandra Tedda la sosterrò”.

Un quadro molto frammentato

Ma non va meglio a destra. Come detto, Meloni non vede di buon occhio la ricandidatura di Solinas. Vorrebbe per sé il candidato per la regione Sardegna, alla Lega però un simile progetto non piace. Il presidente uscente è rappresentante di un partito autonomista, il Carroccio quindi giudicherebbe un’uscita di scena di Solinas come un ridimensionamento del proprio peso all’interno della coalizione.

Fratelli d’Italia potrebbe mettere sul piatto il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu. La formazione del presidente del consiglio starebbe cercando di far avanzare questa candidatura, ma una forzatura rischierebbe di portare alla definitiva rottura con la Lega. La soluzione di compromesso potrebbe essere rappresentata dalla forzista Alessandra Zedda, almeno secondo CastedduOnline, testata ben informata sui movimenti dei partiti politici locali.

Senza una quadratura del cerchio, entrambe le coalizioni potrebbero presentarsi spaccate. E l’esigenza di vincere, piuttosto che a unire, sembra stia contribuendo a formare una frammentazione tanto inedita quanto pericolosa.