Home Politics Schlein tra i bizantinismi dem, i rumors sulla partita dei capigruppo

Schlein tra i bizantinismi dem, i rumors sulla partita dei capigruppo

Schlein tra i bizantinismi dem, i rumors sulla partita dei capigruppo

Perché potrebbe interessarti questo articolo? Elly Schlein ha messo in campo alcune promesse eppure la partita dei capigruppo del Pd alla Camera e al Senato è ancora aperta. Il problema è, paradossalmente, la difficoltà della minoranza interna che complica la trattativa. E riporta il partito ai vecchi riti: «Siamo passati dalla spartizione dei ruoli di governo a quelli della segreteria», dice una fonte interna.

La neo segretaria Elly Schlein sta toccando con mano cosa significhi guidare una macchina complessa come il Partito democratico. Nonostante le ambizioni di rinnovamento, legittimate dall’esito delle primarie, le ultime ore stanno riportando il Pd a scene già viste: trattative sui posti, per la verità pochi visto che si trova all’opposizione, e veti incrociati. “Siamo passati dalla spartizione dei ruoli di governo a quelli della segreteria“, ironizza una fonte interna, sottolineando che “un incarico in segreteria ha il peso che ha”. Poco o nulla, al momento. Anche se Schlein è intenzionata a ridare valore agli organismi collegiali interni proprio per evitare trappoloni.

Le proposte di Schlein per i capigruppo di Camera e Senato

La leader dem deve comunque sciogliere il nodo dei capigruppo, dando per scontata la mancata conferma di Debora Serracchiani alla Camera e Simona Malpezzi al Senato. “Bisogna segnare la discontinuità, su questo non c’è dubbio”, ribadiscono dall’area che ha sostenuto la deputata al congresso. E del resto nessuno pensa a proporre la conferma delle attuali capigruppo. Il problema è capire su chi puntare: Schlein ha in realtà scelto, proponendo Chiara Braga a Montecitorio e Francesco Boccia al Senato. Tra i suoi fedelissimi nessuno ha avuto da ridire.

Anzi, in questi giorni è stata respinta la tesi di dissidi interni. Al netto di ricostruzioni circolate, infatti, Chiara Gribaudo ha accettato il ruolo di vice presidente del partito senza alcuna polemica né pubblica né privata. A conferma della solidità del rapporto, ha raccontato in un’intervista di condividere casa con la segretaria, che è tuttora in cerca di un alloggio a Roma. Intorno a Schlein c’è compattezza, se si parla dei fedelissimi.

Pd: il nodo di Bonaccini sui capigruppo

Il problema della leader arriva, paradossalmente, dalla minoranza, che si sta spacchettando in varie articolazioni. La giornata di ieri, in Transatlantico, è stata effervescente, con nutriti capannelli dem o incontri “bilaterali”, con deputati che appartavano alla ricerca di posti lontani da orecchie indiscrete. Un elemento si va consolidando: la corrente Base riformista, quella degli ex renziani guidata dall’ex ministro Lorenzo Guerini, è uscita malconcia dal congresso.

Il presidente del Pd, Stefano Bonaccini, “sta formando una corrente, prendendo esponenti qua e là, ma pescando soprattutto da Base riformista”, spiega a True-news.it un esponente della minoranza interna che segue da vicino la dinamica. Il governatore dell’Emilia-Romagna non vuole fare il federatore delle tribù della minoranza, ma “mettersi in proprio, scompaginando l’attuale situazione”.

Anche perché all’orizzonte ci sono le Europee del 2024, per cui si vocifera di una candidatura dello stesso Bonaccini “che non vorrebbe certo arrivarci da avversario interno della segretaria, ma in una sorta di tandem”. Insomma, bizantinismi tipici del Pd, spesso incomprensibili all’esterno, ma che sono un elemento di quel partito e che si riversano sulle decisioni della leader.

Capigruppo Pd: l’appello “fare in fretta”

Un certo nervosismo c’è, comunque, tra i sostenitori della segretaria. “I capigruppo? La soluzione si troverà nella modalità e nei tempi congrui”, taglia corto, non senza fastidio, un deputato dem, area Schlein, interpellato sulla vicenda. Una certezza ha preso consistenza: “Bisogna accelerare sull’assegnazione degli incarichi, altrimenti si rischia l’effetto pantano“.

Così per sbloccare la partita-capigruppo, si pensa a una proposta di apertura: la concessione di una casella tra la presidenza del gruppo alla Camera, per cui il punto di caduta sarebbe Simona Bonafè, o un posto da vicesegretario unico, per cui è data in corsa Pina Picierno. La segretaria non vuole forzature, insomma. Solo che non vuole attendere tempi infiniti.