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Scarsa affluenza: firme digitali e voto ai fuori sede, la doppia mobilitazione

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Perché può interessarti questo articolo? Per favorire l’affluenza alle urne è scattata una mobilitazione con apposite leggi. A cominciare dalla partenza effettiva della piattaforma pubblica per la raccolta firme necessarie ai referendum. E continuando con la richiesta di una legge che possa garantire il voto ai fuori sede.

L’affluenza alle elezioni diminuisce, come emerso dalle ultime Regionali. E per questo, ancora con più vigore, scatta una mobilitazione per promuovere gli strumenti di partecipazione. Dal web alle normative per facilitare il voto per chi lavora lontano dal Comune di residenza, si percorrono varie rotte. In pochi giorni, infatti, c’è stata una doppia iniziativa su ambiti diversi, che pure va nella stessa direzione. La prima vicenda riguarda la piattaforma pubblica per la raccolta delle firme necessarie alla presentazione di referendum o di proposte di legge di iniziativa popolare.

Che fine ha fatto la piattaforma per la raccolta di firme digitali?

L’associazione Luca Coscioni ha lanciato un appello al governo Meloni, affinché sblocchi lo stallo, avviando contestualmente una petizione online che ha superato il tetto delle 50mila sottoscrizioni in pochi giorni. Certo, il caso è iniziato con l’esecutivo Draghi. Il ministro dell’Innovazione, Vittorio Colao, raccolse la sfida di premere uno strumento pubblico per capitalizzare il desiderio di partecipazione degli elettori. Che si manifestò con la raccolta firme digitali, attraverso lo Spid, su eutanasia e cannabis. I due quesiti furono poi respinti dalla Corte costituzionale per errori giuridici nella formulazione dei testi, ma hanno rappresentato un momento unico di mobilitazione online.

Colao aveva promesso tempi rapidi, tanto che la piattaforma era attesa già a gennaio 2022. Dopo una serie di slittamenti è stato emanato, nello scorso autunno, il decreto per regolare lo strumento ed è stato pubblicato il sito. Al sottosegretario, Alessio Butti, una macchina chiavi in mano. Almeno così sembrava. Da novembre, invece, il portale risulta in fase di test. E, come recita la scritta sull’homepage, “l’accesso al sistema è non consentito”.

Affluenza, la richiesta di maggiore democrazia sul web

Insomma, c’è ma non si può utilizzare. Per questa è stata lanciata la manifestazione con l’intento di chiedere uno sblocco. “La piattaforma è tecnicamente pronta: ora serve la volontà politica”, commenta Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che sta portando avanti la battaglia.  “Ogni seria attività umana si svolge sempre di più anche in Rete, oltre che di persona”, ricorda Lorenzo Mineo, il coordinatore di questa campagna. Secondo cui si sta “negando la possibilità di esercitare i diritti di partecipazione anche attraverso gli strumenti digitali“.

Così “si finisce per marginalizzare la democrazia stessa”. Il co-presidente dell’associazione Luca Coscioni, Marco Gentili, chiama direttamente in causa il sottosegretario: “Butti si assuma la responsabilità di lanciare una volta per tutte le sottoscrizioni digitali. L’entrata in funzione della piattaforma pubblica e gratuita di raccolta firme online garantirebbe il diritto alla piena partecipazione civica di  chi, come me, vive una condizione di disabilità grave”.

Affluenza, proteste a Roma per il voto ai fuori sede

Ma c’è un altro fronte aperto per quanto riguarda la partecipazione alla vita politica: l’approvazione di una legge che garantisce il voto ai fuori sede, che secondo i dati Istat sono 5 milioni di italiani. Non proprio cifre ridotte considerando le dimensioni dell’astensionismo delle ultime tornate elettorali. Giovedì prossimo sbarcherà a Roma, dopo aver toccato altre città, il tour ribattezzato “Il Voto non è scontato”, organizzato da The Good Lobby, Will Media, University Network e dalla Rete Voto Sano da Lontano.

Durante l’evento saranno  mostrate le schede elettorali fac-simile, su cui sono stati raccolti i messaggi e le richieste degli studenti e dei lavoratori fuori sede. In molti hanno denunciato le difficoltà economiche e logistiche che devono affrontare per esercitare il proprio diritto di voto. “Viaggi lunghi e costosi, impegni di lavoro o di studio da conciliare, locatari che non permettono di prendere la residenza presso il proprio domicilio”, spiegano i promotori nel documento congiunto che hanno predisposto. L’obiettivo è di arrivare a una norma per favorire il voto alle Europee del 2024.

Già sei partiti, Pd, Lega, Movimento 5 Stelle, Coraggio Italia, Alleanza Verdi-Sinistra e Possibile hanno firmato l’impegno di far varare la riforma non oltre 6 mesi dopo le Politiche di ottobre. Il tempo inizia a stringere. Così i diretti interessati fanno sentire la propria voce in piazza. Non potendolo spesso fare nelle urne.