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Salvini propone Rasia Dal Polo a Berlusconi e Meloni

Salvini propone Rasia Dal Polo a Berlusconi e Meloni

Bocche cucite, per adesso. L’interlocuzione è ai massimi livelli: Salvini, Berlusconi, Meloni. Altri non sono della partita. E dunque oggi, verso le 11, il leader leghista annuncia tramite l’AdnKronos di aver dato un nome a Fratelli d’Italia e Forza Italia. Secondo quanto può riferire True-News da fonti accreditate tuttavia il Cavaliere non ne avrebbe fatto cenno con i suoi nei quotidiani aggiornamenti con Arcore. Segno che ancora questo nome non è stato valutato attentamente. E c’è chi dice che Silvio non sia ancora affatto convinto. Ma tutto dipende anche da Roma (dove Arcore vuole Bertolaso e Fdi no) e dalla Calabria. Insomma se lo schema è che a Roma prevale Fdi e in Calabria Forza Italia, può essere che Milano sia della Lega con il famoso Mr. X, svelato da Affaritaliani.it Milano in anteprima.

E dunque, il nome che Salvini ha fatto ai suoi soci di minoranza è Roberto Rasia Dal Polo, che adesso ha la strada in discesa. Certo qualche altro pretendente c’è, come Simone Crolla sponsorizzato da Giorgetti (5 anni fa ci provò con Letta). E soprattutto per i forzisti l’avvocato Santamaria. Ma per ora Rasia è in pole. Il Foglio ne ha fatto questo ritratto: Roberto Rasia Dal Polo “è in pole position per provarci per conto del centrodestra, una “missione impossibile” l’ha già vinta, nella sua carriera professionale. Era il 1997 e lui aveva 23 anni. Ligure, vince il concorso (appunto) “missione impossibile” per la Radio Babboleo, e viene assunto come autore e conduttore del mattino. Ma chi è questo Mr. X che per lunghissimo tempo è stato il nome segreto del commissario milanese della Lega Stefano Bolognini e dal segretario federale Matteo Salvini? Di lui si sa qualcosa, ma pochino. Ecco dunque un ritratto nel quale i dettagli sono assolutamente importanti (e inediti).
Genovese, ma di origini lombarde e venete, non è affatto nobile. Quel “Rasia Dal Polo” tutto insieme è il suo cognome, e non ci sono quarti di nobiltà, anche se a dare lustro c’è un garibaldino tra i mille che fecero l’Italia. Padre medico professionista, e nonno medico condotto, avrebbe dovuto studiare medicina. Tanto che senza neanche consultarlo il papà l’aveva iscritto al primo anno di università. Peccato che il giovane Rasia (classe 1974) ha altre ambizioni, ed ecco quindi che dopo l’esame (difficile, difficilissimo, ma passato) di odontoiatria se ne va all’accademia teatrale. E là cambia tutto, perché deve trovarsi la strada lontano da casa. Vince il concorso “missione impossibile” e comincia a condurre “on air”, e va avanti con i suoi studi di dizione e lingua teatrale. Poi nel dicembre del 1999 arriva la svolta: Radio24. Arriva a Milano, e fa di tutto, dalla gavetta in su. Nel regno radiofonico di Confindustria rimane per 10 anni, due da dipendente. Nel 2001 è a Mediolanum, dove incrocia Ennio Doris. E’ caporedattore, e ha sotto di sè cinque persone e conduce. Altri due anni, e va via da Mediolanum per approdare a Luxe TV, una delle prime tv ad avere l’HD. Infine Sky, dove prova ad affermarsi come conduttore di buona parlantina, elegante ma non ricercato. Intanto fa tutto il resto, che è un po’ il paradigma del milanese tipo: fa volontariato. Del resto nella sua infanzia ci sono i padri barnabiti prima del liceo classico. E così entra nel Rotary Club Milano Sud Ovest, ed è ancor oggi nel consiglio direttivo dell’associazione Grande Milano di Daniela Mainini e Roberto Poli. Ancora modello Milano: lavora con le aziende. Da Bmw, di cui è responsabile mondo per l’evento delle auto storiche di Como, ad Asus, a Cartemani (dove entra nel 2012). Ancora modello Milano: si fa l’aziendina, di cui è founder e managing director. Dal 2009 al 2018 bilanci sempre in ordine, e anzi in utile del 21 per cento. Niente di colossale, ma buona gestione. Ora è il direttore della comunicazione e formazione di un colosso del food italiano e internazionale. Quando torna a casa Roberto Rasia ci trova una figlia di tre anni e una moglie conosciuta sei anni fa che con la politica non c’entra nulla.
Come lui, almeno a livello elettivo. Mai una tessera, del resto non si addice ai giornalisti, anche se tutti giurano che ha fondati valori di centrodestra, cristiani e cattolici (del resto memento: studi dai barnabiti)”.